ghisi
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domenica 27 dicembre 2020
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essere femmine in turchia
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In questi giorni festivi, con la chiusura delle sale cinematografiche - dove tradizionalmente passavo i giorni natalizi - ho ripescato un film su Sky Cinema del 2015 e che avevo perso. Mustang” rappresenta una chiara denuncia della condizione femminile a tutt’oggi in vigore in Turchia. È un film di Denize Gamze Ergüven, una regista di Ankara naturalizzata francese, al suo esordio ela Francia l’aveva addirittura selezionato per essere rappresentata agli Oscar 2016 come miglior film straniero.
A 600 km a Nord di Istanbul, in un piccolo paesino costiero che sembra essersi fermato nel tempo, le tradizioni e il destino delle donne sono segnate da un doloroso anacronismo.
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In questi giorni festivi, con la chiusura delle sale cinematografiche - dove tradizionalmente passavo i giorni natalizi - ho ripescato un film su Sky Cinema del 2015 e che avevo perso. Mustang” rappresenta una chiara denuncia della condizione femminile a tutt’oggi in vigore in Turchia. È un film di Denize Gamze Ergüven, una regista di Ankara naturalizzata francese, al suo esordio ela Francia l’aveva addirittura selezionato per essere rappresentata agli Oscar 2016 come miglior film straniero.
A 600 km a Nord di Istanbul, in un piccolo paesino costiero che sembra essersi fermato nel tempo, le tradizioni e il destino delle donne sono segnate da un doloroso anacronismo. Ci si prepara al matrimonio fin da piccole, si smette di andare a scuola per apprendere l’economia domestica: cucire, cucinare, ricamare sono le uniche cose che le ragazze devono imparare a fare.
La vicenda si svolge durante il periodo estivo di vacanze scolastiche. In questo villaggio cinque giovani sorelle (altro che le Macaluso!!!) rimaste orfane vivono da una decina di anni con la nonna e con il collerico zio Erol. Sonay, Selma, Ece, Nur e Lale - in ordine di età - non possono più uscire di casa perché messe in punizione. Infatti, l’ultimo giorno di scuola, dopo aver salutato la professoressa che non troveranno più l’anno seguente perché trasferita a Istanbul, sono state in spiaggia a giocare con gli schizzi d’acqua assieme ai compagni (maschi) nel Mar Nero e questa promiscuità è considerata un comportamento indecente.
Vengono sequestrati, in tal modo, tutti gli oggetti che possano sottolineare la libertà e la vanità femminile: computer e telefoni, strumenti per il trucco, collanine e braccialetti. Le ragazze sono praticamente prigioniere in casa e gli “adulti” cominciano a combinare matrimoni per sistemarle e organizzare così il loro futuro.«Neanch’io conoscevo tuo nonno quando mi sono sposata, ma poi ho imparato a volergli bene. Vedrai sarà così anche per te.» dice la nonna alle proteste della nipote Nur.
Mustang è il cavallo selvatico con manto pezzato e folta criniera, diffuso in Messico e in USA, traduzione della parola spagnola mesteño, ovvero “non domato” che evoca lo spirito selvaggio dei cavalli. Così è Lale, la più piccola delle sorelle che si ribella alle assurde imposizioni. Così le ragazze, non si accontenteranno di fantasticare chiuse nelle loro stanze ma, spinte da Lale, si spingeranno fino a organizzare fughe notturne da casa.
Ognuna delle sorelle incontrerà una sorte diversa che viene narrata nel film.
Le cinque attrici adolescenti non sono note a livello internazionale, sono deliziosamente sensuali ed esprimono molto bene l’universo femminile. Splendido è il personaggio femminile più piccolo, interpretato magistralmente da Günes Sensoy, che pur rimanendo in campo realistico, diventa simbolico nella ricerca della libertà. Terribile ma vera, purtroppo, è la figura dello zio, tanto rigido e severo di giorno, ma che poi di notte approfitta sessualmente della nipote.
Denize Gamze Ergüven conduce una regia composta principalmente di movimenti di macchina a mano e in un’intervista dichiara di essersi ispirata a pellicole del neo-realismo italiano, come “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti e “Le 120 giornate di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini, ma anche a film americani come “Fuga Da Alcatraz” di Don Siegel. “Mustang” secondo alcuni critici riecheggia il modello del cinema francese per il tocco lieve e la naturalezza delle vitali trepidazioni adolescenziali delle protagoniste. Il film è stato presentato con successo alla Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes 2015 e vincitore del premio Label Europa Cinemas.
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alis
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giovedì 19 ottobre 2017
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un capolavoro
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Mi sono innamorata di questo film già nei primi minuti. Nulla da dire un film molto profondo che inquadra molto bene l'arretratezza in alcune parti della Turchia e alcuni argomenti tabù per le ragazzine.
L'ho già visto un paio di volte, ma non mi stancherò mai di riguardarlo. Il mio film preferito in assoluto!
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rampante
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sabato 17 dicembre 2016
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cinque sorelle
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un nucleo familiare in un villaggio costiero e cinque sorelle orfane
La regista rappresenta la società turca più arretrata
L'anno scolastico è finito e le ragazze festeggiano giocando e scherzando in acqua con un gruppo di studenti maschi. Il loro comportamento scatena uno scandalo e viene subito comunicato alla nonna che le punisce ma, la punizione più dura arriverà dallo zio che trasforma la casa in una prigione e da il via alla ricerca per sposarle.
Lale, la più piccola vede nelle sorelle il suo futuro in anticipo e decide di non volervi sottostare, scappa con una sorella dallo zio-padrone e raggiunge ad Istambul la sua insegnante.
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un nucleo familiare in un villaggio costiero e cinque sorelle orfane
La regista rappresenta la società turca più arretrata
L'anno scolastico è finito e le ragazze festeggiano giocando e scherzando in acqua con un gruppo di studenti maschi. Il loro comportamento scatena uno scandalo e viene subito comunicato alla nonna che le punisce ma, la punizione più dura arriverà dallo zio che trasforma la casa in una prigione e da il via alla ricerca per sposarle.
Lale, la più piccola vede nelle sorelle il suo futuro in anticipo e decide di non volervi sottostare, scappa con una sorella dallo zio-padrone e raggiunge ad Istambul la sua insegnante.
Le cinque sorelle volevano solo un futuro, quel futuro già presente nelle grandi città ma a loro negato.
L'abbraccio di Lale all'insegnante ci ricorda quanta importanza ha il ruolo di una docente nella formazione di un carattere.
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francesco2
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venerdì 22 luglio 2016
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senza mettere i puntini sulle "i"
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C'è un elemento, in questo filmetto -"filmetto" non è necessariamente un insulto- che,
se da un lato ne accentua la simpatia e la freschezza, contribuisce a suscitarmi perplessità:
l'assenza -non dico totale, ma sostanziale- di tensioni all'interno del mondo
femminile.
Fateci caso: le giovanissime protagoniste, con alcune eccezioni, formano sempre un gruppo
compatto. In parte è probabilmente plausibile, poiché condividono quel senso
di ribellione rispetto al mondo degli adulti ed alle coercizioni, ma nel loro rapporto le
tensioni adolescenziali sono appena accennate. C'è di più: la zia, personaggio
oltretutto simpatico, si erge sostanzialmente a loro difensore, con alcuni spunti
come la scena della "televisione tagliata" , secondo me la più simpatica in assoluto.
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C'è un elemento, in questo filmetto -"filmetto" non è necessariamente un insulto- che,
se da un lato ne accentua la simpatia e la freschezza, contribuisce a suscitarmi perplessità:
l'assenza -non dico totale, ma sostanziale- di tensioni all'interno del mondo
femminile.
Fateci caso: le giovanissime protagoniste, con alcune eccezioni, formano sempre un gruppo
compatto. In parte è probabilmente plausibile, poiché condividono quel senso
di ribellione rispetto al mondo degli adulti ed alle coercizioni, ma nel loro rapporto le
tensioni adolescenziali sono appena accennate. C'è di più: la zia, personaggio
oltretutto simpatico, si erge sostanzialmente a loro difensore, con alcuni spunti
come la scena della "televisione tagliata" , secondo me la più simpatica in assoluto.
Tuttavia, a parte la "proposta di matrimonio" che accenna nella seconda parte, il
sentimento -senza dubbio sincero- che la lega alle nipoti contribuisce ad accentuare quel
senso un tantino schematico che rischia di permeare il film.
Che si apre, senza svelare troppo la trama, con un "distacco femminile", e con un
"ricongiungimento femminile" si chiuderà, scritto senza alcuna ironia. Scrivere queste
cose è molto facile, specie quando -come chi scrive- sei un uomo, decisamente lontano
da realtà simili. Ma a questo schema "femminista " si oppone quello attinente gli uomini,
mondo appena accennato con l'eccezione dell'"autista", (almeno co)artefice nel momento
più importante del racconto.
In occasione del film "Racconti di Stoccolma"avevo già letto valutazioni a tratti entusiastiche,
nonostante somigliasse spesso ad un mediocre telefilm, con un poco di "denunzia sociale"
femminista ed una situazione letteralmente scioccante. "Mustang" è un poco superiore, ma
per quanto sia fondamentale conoscere certe tematiche dobbiamo elogiare tanto un
tentativo appena simpatico di illuminarci su queste realtà?
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no_data
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venerdì 10 giugno 2016
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capelli lunghi come criniere
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Cinque sorelle, ma in realtà cinque facce della Donna per antonomasia, che è istruita, che si diverte, che fantastica, che pianifica, che si ribella, che si riscatta.
La Donna indomita, un Mustang, appunto.
Impossibile reprimere il fiume in piena della femminilità nel suo schiudersi, se la femminilità è consapevole.
Mustang è un film-manifesto contro la repressione delle periferie remote, non solo ideologiche, ma umane in generale.
Lo dimostra la fuga salvifica verso Istanbul, città islamica dello stesso Paese.
Confinata solo nel suo contesto storico e religioso, la vicenda rischia di approfondire la frattura fra il mondo occidentale e quello musulmano. Ma letta nella sua dimensione assoluta, la storia assurge a simbolo di rivendicazione della Femminilità piena e consapevole in ogni tempo e in ogni luogo, comprese le pareti domestiche di una famiglia occidentale-tipo.
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Cinque sorelle, ma in realtà cinque facce della Donna per antonomasia, che è istruita, che si diverte, che fantastica, che pianifica, che si ribella, che si riscatta.
La Donna indomita, un Mustang, appunto.
Impossibile reprimere il fiume in piena della femminilità nel suo schiudersi, se la femminilità è consapevole.
Mustang è un film-manifesto contro la repressione delle periferie remote, non solo ideologiche, ma umane in generale.
Lo dimostra la fuga salvifica verso Istanbul, città islamica dello stesso Paese.
Confinata solo nel suo contesto storico e religioso, la vicenda rischia di approfondire la frattura fra il mondo occidentale e quello musulmano. Ma letta nella sua dimensione assoluta, la storia assurge a simbolo di rivendicazione della Femminilità piena e consapevole in ogni tempo e in ogni luogo, comprese le pareti domestiche di una famiglia occidentale-tipo.
Pur assistendo dall'esterno agli eventi che scandiscono la reclusione delle cinque sorelle, si consolida via via nello spettatore l'assunzione di un punto di vista specifico, quello dell'ultima, la più piccola.
La sua mente elabora senza posa e i suoi occhi vedono lontano, verso la libertà: un vero mustang.
Non a caso il film si apre con l'abbraccio tenero e si chiude con l'abbraccio tenace della ragazzina alla sua professoressa.
La cultura salva,infrange le barriere, rivendica i diritti, denuncia le violenze, abbatte l'oppressione!
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liuk!
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mercoledì 20 aprile 2016
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docu-film
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Pellicola che denuncia l'arretratezza cultura della Turchia, soprattutto nei piccoli paesi a matrice islamica. La donna vista come oggetto da sposare secondo la rigida disciplina religiosa.
Era necessario un intero film a riguardo o bastava un documentario? Personalmente propendo più per la seconda risposta.
Mustang risulta ridondante con una trama veramente esile: le ragazze si ribellano e la nonna le punisce. L'estrema sintesi si riassume in una riga. Complessivamente mi sono veramente annoiato e non mi sento di consigliarne la visione.
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robroma66
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domenica 14 febbraio 2016
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film libero e meraviglioso
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Società patriarcale; maschilismo brutale e retrivo; libertà di autodeterminazione delle donne: questi i temi del film.
Cinque sorelle adolescenti, orfane dei genitori, vivono con la nonna e con uno zio in una remota campagna turca. Pagheranno caro un gioco innocente dell'ultimo giorno di scuola, un bagno al mare con alcuni amici maschi: lo zio-padrone le costringerà a stare in casa, con l'intento di trasformarle in brave casalinghe e di cercar loro marito. Non senza abusare di alcune di loro.
La salvezza -la fuga verso Istanbul- arriverà per iniziativa della più piccola delle sorelle, Lale.
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Società patriarcale; maschilismo brutale e retrivo; libertà di autodeterminazione delle donne: questi i temi del film.
Cinque sorelle adolescenti, orfane dei genitori, vivono con la nonna e con uno zio in una remota campagna turca. Pagheranno caro un gioco innocente dell'ultimo giorno di scuola, un bagno al mare con alcuni amici maschi: lo zio-padrone le costringerà a stare in casa, con l'intento di trasformarle in brave casalinghe e di cercar loro marito. Non senza abusare di alcune di loro.
La salvezza -la fuga verso Istanbul- arriverà per iniziativa della più piccola delle sorelle, Lale. Ma alcuni drammi si saranno nel frattempo consumati.
Opera prima della regista Deniz Gamze Erguven, è un film intenso, bello e libero. Va assolutamente visto.
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filippo catani
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domenica 24 gennaio 2016
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cinque sorelle
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Nella provincia turca vivono cinque sorelle che vedono le loro vite sconvolte dopo un innocuo gioco in acqua fatto con alcuni compagni di classe maschi.
Osannato dalla critica e a caccia di numerosi premi, questo film è valido ma non ha i crismi del capolavoro o quantomeno non introduce nulla di sorprendente nei dibattiti in corso. Certamente è struggente la storia di queste sorelle che vedono per sempre cambiate le loro vite per un semplice gioco. Questo porterà cambiamenti radicali e anche tragici come i matrimoni combinati o il desiderio di evasione anche solo per vedere una partita di calcio. Il film ci restituisce l'idea di una Turchia il cui tessuto sociale vive profonde contraddizioni.
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Nella provincia turca vivono cinque sorelle che vedono le loro vite sconvolte dopo un innocuo gioco in acqua fatto con alcuni compagni di classe maschi.
Osannato dalla critica e a caccia di numerosi premi, questo film è valido ma non ha i crismi del capolavoro o quantomeno non introduce nulla di sorprendente nei dibattiti in corso. Certamente è struggente la storia di queste sorelle che vedono per sempre cambiate le loro vite per un semplice gioco. Questo porterà cambiamenti radicali e anche tragici come i matrimoni combinati o il desiderio di evasione anche solo per vedere una partita di calcio. Il film ci restituisce l'idea di una Turchia il cui tessuto sociale vive profonde contraddizioni. Il fatto è che tutto questo è ampiamente risaputo ed è stato ampiamente esaminato dalla letteratura e dal cinema. Resta comunque una buona storia e ben interpretata che però, anche nei momenti più drammatici, non riesce a smuoverti completamente.
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astromelia
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mercoledì 20 gennaio 2016
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unica nota
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se proprio dobbiamo trovare un cavillo a questa storia c'è da chiedersi come si sosteneva economicamente quella famiglia dato che nessuno lavorava tranne forse lo zio che non si capisce cosa fa,una storia per essere credibile deve corrispondere alla realtà.....
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sergio dal maso
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sabato 9 gennaio 2016
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piccole (grandi) donne
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“I mustang sono cavalli selvaggi che simboleggiano perfettamente le mie cinque eroine, il loro temperamento indomabile, focoso. Perfino visivamente le loro capigliature ricordano delle criniere, il loro scorrazzare nel villaggio ricorda quello di un branco di mustang... E la storia procede velocemente, qualche volta a tamburo battente. Per me il centro del film è proprio questa energia,
che somiglia a quella dei mustang del titolo.”
Deniz Gamze Ergüven
Sonay, Selma, Ece, Nur e Lale.
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“I mustang sono cavalli selvaggi che simboleggiano perfettamente le mie cinque eroine, il loro temperamento indomabile, focoso. Perfino visivamente le loro capigliature ricordano delle criniere, il loro scorrazzare nel villaggio ricorda quello di un branco di mustang... E la storia procede velocemente, qualche volta a tamburo battente. Per me il centro del film è proprio questa energia,
che somiglia a quella dei mustang del titolo.”
Deniz Gamze Ergüven
Sonay, Selma, Ece, Nur e Lale.
Cinque sorelle turche, dai 12 ai 18 anni. Sono orfane, vivono con la nonna e uno zio burbero in un villaggio lontano da Istanbul, sulla costa del Mar Nero.
Cinque splendide ragazze, cinque piccole donne, mustang fieri e vitali. Scalciano con l’energia straripante dell’adolescenza, assetate di conoscenza e di vita, emozionate dai primi innamoramenti.
E’ l’ultimo giorno di scuola. Dopo l’addio all’amata professoressa, trasferita a Istanbul, ragazzi e ragazze corrono alla spiaggia per un tuffo in mare con ancora addosso la divisa scolastica. Giocano tra le onde, con le ragazze a cavalcioni sulle spalle dei ragazzi. Giochi innocenti, senza malizia.
Non per le comari del villaggio che, si sa, non brillano certo d’iniziativa e corrono a riferire alla nonna dell’oltraggioso scandalo. Gli schiaffi della nonna saranno l’inizio di una via crucis di privazioni e vessazioni che le porteranno a una progressiva reclusione nella grande casa, trasformata in una prigione con tanto di sbarre e inferriate invalicabili.
L’unica via d’uscita che la retrograda e misogina tradizione patriarcale turca concederà alle ragazze sarà il matrimonio, naturalmente combinato tra famiglie “perbene” secondo regole e usanze secolari. Non sarà facile domare lo spirito libero e fiero delle protagoniste.
Le cinque sorelle, fortemente unite dall’ affetto e dalla complicità, non si arrenderanno facilmente e non mancheranno di tentare spericolate e rocambolesche fughe, azioni che finiranno però con l’inasprire l’ira dello zio/orco contro le nipoti/principesse e innalzare ancora di più le mura della prigione/castello.
La grande forza di Mustang è quella di non (voler) essere un film drammatico di denuncia secondo i canoni classici di quel tipo di cinema ma una favola nera, ricchissima di simbologie e di metafore. La grazia e la sensibilità con cui trasmette allo spettatore le emozioni e gli stati d’animo delle protagoniste, la loro caparbietà e l’ironia corrosiva, specialmente della più piccola, rivestono lo splendido esordio della giovane regista turca Deniz Gamze Ergüven di una freschezza e una vitalità contagiose.
L’enorme bravura della regista è quella di mantenere un grande equilibrio nel descrivere le contraddizioni della società turca, senza cadere in semplificazioni e banalizzazioni. Al contrasto tra il maschilismo bigotto dei costumi tradizionali e la gioiosa femminilità del mondo moderno si aggiunge quello tra la mancanza di prospettive della provincia remota e il sogno di libertà della grande città.
Ma non ci sono facili stereotipi: le figure femminili, per esempio, sono intense e complesse, in particolare la nonna delle ragazze, combattuta tra la comprensione dei bisogni delle nipoti e i rigidi principi cui è stata educata.
Mustang mette al centro soprattutto il desiderio e il corpo. Il desiderio represso degli adulti è opposto all’esuberanza e alla scoperta della sessualità delle ragazze, con i loro splendidi corpi acerbi e le loro chiome al vento.
Corpi solidali, spesso abbracciati e intrecciati, che verranno divisi, lunghi capelli simbolo di libertà che verranno tagliati. Quello che non sarà possibile sopprimere e soffocare è la speranza, il sogno di un futuro migliore in cui poter realizzare le proprie aspettative e realizzarsi come donne.
L’esordio della regista Deniz Gamze Ergüven è senza dubbio straordinario, importante per i temi trattati, un film destinato a essere ricordato. Non a caso la Francia lo ha candidato all’Oscar pur essendo girato in Turchia e parlato in turco (possibile per il fatto che la produzione è in parte francese).
Le cinque interpreti sono formidabili, unite e solidali come vere sorelle, tra l’altro solo una aveva avuto esperienze di recitazione. Eccellenti sono anche la fotografia, solare e luminosa negli spazi aperti e claustrofobica nella casa-prigione, il montaggio serrato, a tratti palpitante, oltre alle splendide musiche dell’australiano Warren Ellis, stretto collaboratore di Nick Cave.
Anche se la Turchia sta vivendo un momento storico difficile e complicato la Ergüven è ottimista, non le interessano le vicende politiche ma i cambiamenti culturali. “Malgrado tutto i tempi stanno cambiando in meglio” ha dichiarato,“oggi la società turca inizia ad interrogarsi sulla difesa dei diritti delle donne, come l’educazione delle ragazze. E’ una strada lunga, ma bisogna aver fiducia nel domani.”
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