misha
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lunedì 30 maggio 2005
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c'è qualcosa di buono...
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Se vi aspettate un capolavoro, non è questo il caso. Con tutte le migliori intenzioni, il regista si compiace di portare sullo schermo alcune fra le più esauste banalità riguardanti il sesso a pagamento, nessuna esclusa. Eppure, l'intreccio messo in piedi ha la forza necessaria per camminare comunque e trovare i suoi angolini poetici; la tenerezza, come una pianticella selvatica, riesce a spuntare anche negli anfratti dell'immoralità e della marginalità, ed è questo probabilmente il maggior merito di questo film: dare una dimensione domestica e familiare a "quelli che stanno dall'altra parte", irraggiungibili e incomprensibili. Un ultimo appunto: troppa carne al fuoco, troppe le strade possibili da percorrere, troppi gli sviluppi lasciati a metà strada.
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Se vi aspettate un capolavoro, non è questo il caso. Con tutte le migliori intenzioni, il regista si compiace di portare sullo schermo alcune fra le più esauste banalità riguardanti il sesso a pagamento, nessuna esclusa. Eppure, l'intreccio messo in piedi ha la forza necessaria per camminare comunque e trovare i suoi angolini poetici; la tenerezza, come una pianticella selvatica, riesce a spuntare anche negli anfratti dell'immoralità e della marginalità, ed è questo probabilmente il maggior merito di questo film: dare una dimensione domestica e familiare a "quelli che stanno dall'altra parte", irraggiungibili e incomprensibili. Un ultimo appunto: troppa carne al fuoco, troppe le strade possibili da percorrere, troppi gli sviluppi lasciati a metà strada...quando il film finisce rimane la sensazione di non aver conosciuto abbastanza i protagonisti della storia, che avrebbero ancora potuto raccontarci molto.
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anonimo
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martedì 25 gennaio 2005
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imperdibile!
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Film profondo, poetico, avvolgente. Non perdetevelo se amate il cinema
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philippe
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martedì 21 dicembre 2004
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cicatrici interiori
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Squarci di un passato dolcemente, violentemente estraneo. La necessità dei sentimenti filmata con rigore straziante, implacabile. Corpi nomadi che lottano per un riconoscimento reciproco. Sguardi colmi di vulnerata tenerezza. Dialoghi di un'elementarità che ferisce, silenzi rotti da singhiozzi telefonici. Lifshitz depura la materia fino all'assolutezza stilistica: un'altezza in cui i gesti sconfinano nel linguaggio e la disperazione nell'amore. Capolavoro.
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