darkglobe
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martedì 19 agosto 2014
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fine millennio di una generazione persa
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Film del regista taiwanese Hou Hsiao-Hsien, è quasi una non-storia di degrado esistenziale, che ha come attrice protagonista la bellissima Shu Qi, che interpreta Viky, una ragazza domiciliata a Taipei, in una disperata Taiwan di fine millennio. Viky vive senza particolari ambizioni, votata per certi versi alla propria dissoluzione, divertendosi ed ubriacandosi con gli amici in locali notturni sonorizzati a ritmo di musica techno (il film è stato premiato a Cannes nel 2001 per la colonna sonora).
Una voce narrante, che anticipa freddamente i momenti topici dell'esistenza di Viky, la descrive psicologicamente legata ad Hao-hao, suo coetaneo manesco e indolente, privo di qualsiasi ambizione che non vada oltre la droga e i rapporti intimi con la stessa ragazza, che controlla gelosamente ed in maniera asfissiante fin da quando le ha impedito di conseguire la maturità scolastica, evento che avrebbe rimarcato la sua inferiorità culturale e sociale verso di lei.
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Film del regista taiwanese Hou Hsiao-Hsien, è quasi una non-storia di degrado esistenziale, che ha come attrice protagonista la bellissima Shu Qi, che interpreta Viky, una ragazza domiciliata a Taipei, in una disperata Taiwan di fine millennio. Viky vive senza particolari ambizioni, votata per certi versi alla propria dissoluzione, divertendosi ed ubriacandosi con gli amici in locali notturni sonorizzati a ritmo di musica techno (il film è stato premiato a Cannes nel 2001 per la colonna sonora).
Una voce narrante, che anticipa freddamente i momenti topici dell'esistenza di Viky, la descrive psicologicamente legata ad Hao-hao, suo coetaneo manesco e indolente, privo di qualsiasi ambizione che non vada oltre la droga e i rapporti intimi con la stessa ragazza, che controlla gelosamente ed in maniera asfissiante fin da quando le ha impedito di conseguire la maturità scolastica, evento che avrebbe rimarcato la sua inferiorità culturale e sociale verso di lei. Per mantenerlo economicamente, Viky si degrada fino a fare da spogliarellista presso il locale di Jack, maturo e generoso uomo d'affari che le fa da fratello maggiore e con il quale ha un forte e duraturo legame che oscilla tra l'amicizia e l'intimo.
Alla fine si ritroverà sola, senza entrambi, ma forse con la possibilità di costruirsi una vita.
La rappresentazione dei personaggi pare asettica, ma la scelta delle situazioni rappresentate e la stessa strutturazione estetica delle riprese (perché questo film è più immagini che storia) lasciano trapelare un profondo e severo sguardo morale su una gioventù anestetizzata ed annichilita dalla perdita di qualsiasi speranza o aspettativa che non sia il lasciarsi vivere in un susseguirsi di autolimitanti inazioni.
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gianleo67
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mercoledì 23 maggio 2012
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solitudini taiwanesi di fine millennio
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In una Taiwan di fine millennio la bella Vicky si divide tra l'irrisolta e conflittuale relazione con Hao-hao, giovane e inconcludente, e la sincera e fraterna amicizia con il maturo e ricco Jack, brillante affarista. Soltanto a distanza di tempo e lontano da Taiwan troverà un suo equilibrio interiore. Opera minimalista dalle suggestioni ovattate e di indolente nichilismo che codifica un linguaggio cinematografico raffinato e personale. L'autore fotografa con ritmo lento e sonorità ora techno ora new age, le ansie e le solitudini giovanili di una Taiwan di fine millennio. Lo fa attingendo ad un repertorio autoriale efficace e innovativo, senza tuttavia ostentare il facile manierismo di un protervio esibizionismo.
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In una Taiwan di fine millennio la bella Vicky si divide tra l'irrisolta e conflittuale relazione con Hao-hao, giovane e inconcludente, e la sincera e fraterna amicizia con il maturo e ricco Jack, brillante affarista. Soltanto a distanza di tempo e lontano da Taiwan troverà un suo equilibrio interiore. Opera minimalista dalle suggestioni ovattate e di indolente nichilismo che codifica un linguaggio cinematografico raffinato e personale. L'autore fotografa con ritmo lento e sonorità ora techno ora new age, le ansie e le solitudini giovanili di una Taiwan di fine millennio. Lo fa attingendo ad un repertorio autoriale efficace e innovativo, senza tuttavia ostentare il facile manierismo di un protervio esibizionismo. Lo spaesamento,l'alienazione, lincomunicabilità sono trasmessi e rappresentati da una messa in scena che pone il soggetto sempre ai margini del campo di ripresa, talora in un primo piano non a fuoco, più spesso di quinta in un contesto di geometrie policrome o virate al blu elettrico dei locali notturni, che mirano all'astrattismo od alla spersonalizzazione degli ambienti.
I dialoghi sovente scorrono in parallelo, senza un confronto diretto tra i personaggi che talvolta si sfiorano in strani e impacciati approcci fisici; più spesso gli amplessi e le effusioni sono filmati sul vitreo riflesso delle superfici o colti, senza falsi pudori, con una lucida attenzione al disagio emotivo. Interessante la 'partitura' filmica che si fonda su una ricercata asincronia tra la voce fuori campo (fuori tempo) della protagonista-narrante e l'indolente sequenza di vita vissuta che essa evoca, curioso straniamento dei sensi a sottolineare una realtà che sembra sfuggire ad ogni possibilità di controllo e di percezione. Questo senso di intangibilità del presente è marginalmente suggerito anche dall'adesione ad una moda esterofila di cui sembra ignorarsi però il significato dei suoi valori simbolici (le felpe indossate dai ragazzi riportano spesso le scritte "Army" o "Us Navy Seals" ove essi dichiaratamente sembrano ignorare la lingua inglese). Il finale che ellitticamente si svolge nell'isola di Hokkaido (che omaggia lo 'Yubari International Fantastic Film Festival ') sembra riconciliare queste coscienze scisse e restituire, nelle ovattate e raggelate atmosfere di un Giappone invernale e magico, quella consapevolezza di sè e dell'altro che sembrava inesorabilmente smarrita.Poetico.
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mario_platonov
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domenica 14 novembre 2010
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nebbie di inizio millennio
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Raccontare la trama di Millenium Mambo vorrebbe dire dare una visione molto parziale di un film il cui contenuto – vale sempre ma in questo caso ancor di più – non può essere separato dalla resa formale.
La storia vede al centro il ritratto di una tipica gioventù “sbandata” in una Taiwan da sempre porta del mondo orientale sui costumi (nel bene e nel male) dell’Occidente. Fumo, alcol, droghe, accompagnano le vicende della bellissima Vicky che, pur presentando una buona parte di questi vizi, riesce – grazie all’occhio del regista – a muoversi leggera e soave anche nello squallore più acuto, quasi a voler rappresentare una voglia di altrove ben simboleggiata dalle poche scene nel candore di Hokkaido innevata.
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Raccontare la trama di Millenium Mambo vorrebbe dire dare una visione molto parziale di un film il cui contenuto – vale sempre ma in questo caso ancor di più – non può essere separato dalla resa formale.
La storia vede al centro il ritratto di una tipica gioventù “sbandata” in una Taiwan da sempre porta del mondo orientale sui costumi (nel bene e nel male) dell’Occidente. Fumo, alcol, droghe, accompagnano le vicende della bellissima Vicky che, pur presentando una buona parte di questi vizi, riesce – grazie all’occhio del regista – a muoversi leggera e soave anche nello squallore più acuto, quasi a voler rappresentare una voglia di altrove ben simboleggiata dalle poche scene nel candore di Hokkaido innevata.
Ed è proprio la regia il valore aggiunto di un film che non propone personaggi o episodi memorabili: la camera di Hsiao-Hsien è più claustrofobica che mai, costringendo i protagonisti e lo spettatore in ambienti chiusi, innaturali, fumosi, dove il disordine e il degrado non sono un’opzione ma l’unica via possibile. Non è un caso che le pochissime scene all’aria aperta e con la luce naturale sembrino una vera e propria liberazione.
Pur nella sua estetica eccessiva e con una lentezza di narrazione non giustificata dall’esilità della storia, rimane un film affascinante e morboso. Da vedere.
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gavroche
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mercoledì 14 novembre 2007
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la forza delle immagini
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Visto per caso su Fuori orario è stata un ' autentica sorpresa. bel film dove le immagini parlano da sole. I dialoghi sono un qualcosa in più ma tutto viene spiegato dai primi piani e dai piani sequenza....un quadro veritiero che cerca di spiegare la nostra solitudine e cinismo non tralasciando di infondere alla fine un barlume di speranza.
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