pupone
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lunedì 9 aprile 2018
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non tutte le bergman riescono col buco...
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A mio modesto avviso non proprio uno dei piú grandi capolavori del leggendario Rossellini; su questo credo siamo un po' tutti d'accordo. Come sostiene giustamente Luca Scialò, sono presenti evidenti crepe ed approssimazioni nella sceneggiatura. L'unica cosa che non condivido a pieno è che tali problemi nella sceneggiatura siano colmati dalla Bergman. Trovo che la recitazione della grandissima Ingrid sia piuttosto altilenante ed a tratti poco credibile. Osservando con attenzione alcune scene del film mi meraviglia il fatto che lo stesso Rossellini le abbia passate come buone quando sono sicuro che l'attrice avrebbe potuto dare molto di piú. Ovviamente parliamo del 1952 dove la recitazione melodrammatica era, come dire, "alla moda" ma la troppa enfasi della Bergman in alcune scene la rende, come accennavo prima, poco credibile.
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A mio modesto avviso non proprio uno dei piú grandi capolavori del leggendario Rossellini; su questo credo siamo un po' tutti d'accordo. Come sostiene giustamente Luca Scialò, sono presenti evidenti crepe ed approssimazioni nella sceneggiatura. L'unica cosa che non condivido a pieno è che tali problemi nella sceneggiatura siano colmati dalla Bergman. Trovo che la recitazione della grandissima Ingrid sia piuttosto altilenante ed a tratti poco credibile. Osservando con attenzione alcune scene del film mi meraviglia il fatto che lo stesso Rossellini le abbia passate come buone quando sono sicuro che l'attrice avrebbe potuto dare molto di piú. Ovviamente parliamo del 1952 dove la recitazione melodrammatica era, come dire, "alla moda" ma la troppa enfasi della Bergman in alcune scene la rende, come accennavo prima, poco credibile. I troppi primi piani, la recitazione (volutamente?) fortemente enfatizzata, la sceneggiatura e, paradossalmente, la troppa "forza" e carisma la colloca esageratamente troppo in primo piano, mettendo fuori fuoco tutto il resto. Insomma una Bergman troppo sopra le righe e mal controllata dal regista (ci saranno stati forse altri motivi??? :))) ). Anche la stessa sceneggiatura fa apparire tutta la sua famiglia come un gruppo di ottusi e cinici, che banalizzano in quattro e quattro otto le motivazioni ed i sentimenti (tra l'altro non troppo chiari) della sventurata Irene, quando invece le suddette motivazioni avrebbero sicuramente un maggior approdondimento. Credo che la mediocre sceneggiatura e che una certa mancanza di controllo da parte di Rossellini verso la Bergan abbiano influito negativamente sulla riuscita finale della pellicola. Una occasione mancata per descrivere al meglio un tema sicuramente interessante ed affascinante, soprattutto perchè trattato in quegli anni. In ogni caso il film scorre bene e riesce a catturare l'attenzione grazie comunque allo splendore fisico ed al carisma della leggendaria Ingrid Bergman.
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mirror
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sabato 19 maggio 2012
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magistrale
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guardare questo film e non accorgersi della sua grandezza vuol dire avere una visione talmente piccola e borghese della cinematografia che non è il caso discuterne... Rossellini era un maestro indiscusso e il neorealismo di cui lui è il padre ha cambiato al storia del cinema; in questo percorso Europa 51 è un faro, una gemma in cui tutto brilla, dalle interpretazioni alla sceneggiatura al ritmo (che ritmo! visto a distanza di più di 50 anni non sembra risentire dell'età in alcun modo), la fotografia e ovviamente la regia. Imperdibile per chiunque ami il cinema come arte, tutto il resto è vanvera...
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dounia
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martedì 11 ottobre 2011
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visione utopistica del mondo
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La storia del film presenta le vicende di Irene, un'americana di origine inglese e sposata con George, venuta in Italia da quattro anni nel periodo del maccartismo, anticomunismo che caratterizza gli USA dal 1950 al 1953, per opera del senatore J.R.McCarthy. Insieme al marito vive una vita sociale molto intensa e trascura il figlio che, dopo aver chiesto un dialogo con lei e non averlo avuto, si ammala, viene ricoverato in ospedale e poi muore. La donna, quando vede che è troppo tardi per aiutarlo e capirlo, si sente in colpa per la sua sparizione. Sta male per parecchi giorni, non parla con il marito e la madre, venuta dagli USA e si isola in se stessa. Solo un medico, che lei conosceva da tempo, la può fare uscire di casa.
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La storia del film presenta le vicende di Irene, un'americana di origine inglese e sposata con George, venuta in Italia da quattro anni nel periodo del maccartismo, anticomunismo che caratterizza gli USA dal 1950 al 1953, per opera del senatore J.R.McCarthy. Insieme al marito vive una vita sociale molto intensa e trascura il figlio che, dopo aver chiesto un dialogo con lei e non averlo avuto, si ammala, viene ricoverato in ospedale e poi muore. La donna, quando vede che è troppo tardi per aiutarlo e capirlo, si sente in colpa per la sua sparizione. Sta male per parecchi giorni, non parla con il marito e la madre, venuta dagli USA e si isola in se stessa. Solo un medico, che lei conosceva da tempo, la può fare uscire di casa. Irene viene a contatto con delle operaie e altre donne, con un mondo diverso dell'alta borghesia in cui vive. Cerca di aiutare queste donne, così sta fuori e rientra tardi. Il marito l'aspetta con ansia le prime volte e la rimprovera, ma Irene, dopo un po', sparisce. Il marito e la madre, oltre a non capirla, non riescono a rintracciarla. Un giorno, dopo aver letto una notizia apparsa sul giornale, riescono a trovarla e farla ricoverare in una clinica psichiatrica. Irene, rappresentata molto bene da Ingrid Bergman, si costruisce un nuovo modo di vedere la vita che la appaga della scomparsa del figlio di cui sente sempre più la mancanza. Il suo bel modo di fare nei confronti delle persone che conosce è dolce, le tratta come se fosse per loro un'amica o una madre. La sua necessità primaria si trasforma in "voler bene" a quella fascia della società diversa dalla sua e sente il bisogno d'intervenire dove vede tante difficoltà e ingiustizie. Il regista vuole dire che è giusto vedere nella società più equilibrio tra il popolo, ma la differenza tra ricchi e poveri non è mai scomparsa. La società di oggi, nonostante siano passati tanti anni e sia progredita, è ancora così. E' presente il terzo mondo che ha bisogno di aiuto e di sostegno economico. Cambierà la diversità tra i popoli?!
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luca scialò
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lunedì 26 settembre 2011
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critica ideologica alla società della guerra fredd
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Irene Girand è un'americana di origini inglesi che vive a Roma da quattro anni, sposata con George. Appartengono all'alta borghesia e la loro vita carica di mondanità li porta a trascurare il figlio dodicenne, che di fatti finisce per togliersi la vita. Uno shock per i due che finisce per allontanarli gradualmente, con Irene che per farsi perdonare quell'atroce mancanza e per colmare quel profondo vuoto, si dedica ai più bisognosi. Un amore immenso e generoso verso il prossimo che la società non comprende, al punto da ritenerla pazza.
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Irene Girand è un'americana di origini inglesi che vive a Roma da quattro anni, sposata con George. Appartengono all'alta borghesia e la loro vita carica di mondanità li porta a trascurare il figlio dodicenne, che di fatti finisce per togliersi la vita. Uno shock per i due che finisce per allontanarli gradualmente, con Irene che per farsi perdonare quell'atroce mancanza e per colmare quel profondo vuoto, si dedica ai più bisognosi. Un amore immenso e generoso verso il prossimo che la società non comprende, al punto da ritenerla pazza.
Attraverso l'ostinata voglia di redimersi mediante opere di bene nei confronti dei più deboli da parte di Irene, Rossellini esalta in modo sottile l'utopia marxista, criticando aspramento l'egoismo della società. Al punto che quest'ultima, attraverso le sue rigide istituzioni affannate a etichettare e catalogarizzare tutti in ideologie e schemi politici, finisce per rinchiudere Irene in un manicomio. Non comprendendo il suo semplice amore per il prossimo, volendola a tutti i costi bollarla come comunista o suora arrogante.
Qualche crepa e approssimazione nella sceneggiatura sono colmati da una sempre splendida Ingrid Bergman. Il film fu premiato con il Premio internazionale della Giuria a Venezia nel 1952.
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francesco2
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venerdì 2 settembre 2011
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un cuore sacro ante-litteram
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"Europa '51", oltre a riferirsi all'anno precedente rispetto alla realizzazione del film, è un titolo che ci richiama ad alcuni suoi elementi costitutivi: l'Europa è "riassunta" nei protagonisti, che hanno nomi non italiani (Il figlio della protagonista), o le cui origini stesse non sono italiane (La protagonista stessa). Fin dall'inizio, inoltre, il disagio del ragazzino appare specchio del travaglio di una realtà non ancora guarita, rispetto ai tragici traumi di un conflitto che fino a qualche anno prima aveva investito il mondo: la madre stessa riconoscerà che la realtà che lo circondava era l'autentica responsabile del suo malessere.
L'ambizione del regista, dunque, appare fin da subito fare dei drammi del singolo, cittadino sconosciuto e dimenticato dala società, uno specchio di una realtù più grande di lui.
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"Europa '51", oltre a riferirsi all'anno precedente rispetto alla realizzazione del film, è un titolo che ci richiama ad alcuni suoi elementi costitutivi: l'Europa è "riassunta" nei protagonisti, che hanno nomi non italiani (Il figlio della protagonista), o le cui origini stesse non sono italiane (La protagonista stessa). Fin dall'inizio, inoltre, il disagio del ragazzino appare specchio del travaglio di una realtà non ancora guarita, rispetto ai tragici traumi di un conflitto che fino a qualche anno prima aveva investito il mondo: la madre stessa riconoscerà che la realtà che lo circondava era l'autentica responsabile del suo malessere.
L'ambizione del regista, dunque, appare fin da subito fare dei drammi del singolo, cittadino sconosciuto e dimenticato dala società, uno specchio di una realtù più grande di lui. Ma putroppo non è cosa così semplice,
anzi. Più banalmente, intanto, affinché il dramma non diventi melodramma occorre tratteggiarne i suoi risvolti meno esteriori, e prestare attenzione con sguardo davvero dolente alle conseguenze che certi avvenimenti generano nelle nostre vite. Al contrario la ripetitività insistita, ed il circondare la Bergman di figure che sembrano poco più che macchiette, appare funzionale alle esigenze di certo cinema definito "modello Matarazzo".
Ciò non toglie che "Europa '51" cerchi, per altri versi, di sviluppare quele tematiche accennate all'inizio. Nel film, ad esempio, coesistono due matrici culturali, una più esplicitamente laica ed un'altra più esplicitamente cristiano/cattolica, o
comunque "trascendente". Già il personaggio iniziale di "Uomo di sinistra" fa pensare a quello di certo cinema con Manfredi, costretto a differenziare il termine "Socialista" da quello "Comunista". Ma più avanti, ci sarà chi distinguerà davanti ad Irene il PARADISO religioso da quello "Terreno", consistente nella realizzazione della giustizia sociale, e nel superamento delle classi, dipinte nel film con accenti ora drammatici ora (Un pò più)"Giocosi", con il personaggio della Masina. Probabilmente, parole simili sono conseguenze della cultura marxista, che come è noto definisce la religione "l'oppio dei popoli".
Quando si parla di trascendenza, associandola alla drammatica realtà sociale di quegli anni, è ove si parla di una "luce" che supera gli esseri umani, consistente in una voglia di aiutare i deboli ed i sofferenti. La reazione di Irene, dunque, non consiste solo nel cercare un nuovo amore -Come penseranno stoltamente colloro che la arresteranno, ed in seguito prenderanno decisioi ancora più drastiche-: no, c'è la tentazione di elogiare il melenso dolore di matrice cattolica, che però viene respinta ove la donna parla di un "Odio" nei confronti di sé stessa, che non era stata capace di impedire la tragedia che l'ha colpita, e che di conseguenza riversa adesso l' amore sugli altri. Anche l'amore di una "Ribelle", che prende decisioni, a volte, non conformi alla legge e forse neppure alla "Logica".
L'odio, appunto: un elemento presente nel film, che in altri personaggi non si risolve nell'intelligenza -Sostanziale- di Irene, ma in una stoltura caratterizzata un pò male, secondo un modello abbastanza feuilletonesco che condiziona troppo spesso l'esito dell'intero film.
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ralphscott
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martedì 25 agosto 2009
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quanta emozione
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Splendido film,un b/n che rapisce ed emoziona. La fortunata coppia Bergman-Rossellini,come in Viaggio in Italia,coinvolge profondamente l'astante e causa gran stillicidio di lacrime (sotto quest'ultimo aspetto,siamo a livelli di Imitation Life,Madame X,Quelle due,per capirci). Non vedo l'ora di metter le mani su Stromboli,e poi ancora...
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