samanta
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mercoledì 5 dicembre 2018
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il ritorno del guerrire
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E' un film che se ci fossero altri criteri di valutazione inserirei tra le 4 e le 5 stelle. Nel suo genere è un capolavoro, l'ho rivisto al DVD e non me le ricordavo bene dato che l'avevo visto anni fa in TV. Un film del 1946 che ebbe un gran successo sia commerciale che di critica: 8 nomination e 7 premi Oscar, affrontava un problema in allora grave, l'inserimento nella società dei milioni di reduci dalla guerra combattuta in Europa e in Asia.
il film si sofferma su 3 reduci che casualmente ritornano insieme a casa nella stessa città e fanno amicizia sono: Al (Frederic March che ebbe l'Oscar come migliore attore p. e che era già stato Oscar nel 1932 per il dottor Jekyll), sergente maggiore della fanteria e che da borghese era un bancario con una buona posizione, Fred (Dana Andrews ottimo professionista: La Battaglia dei giganti, Il caro estinto) capitano di aviazione pluridecorato che da borghese era commesso in una gelateria e il marinaio Homer che ha perso entrambe le mani interpretato da Harold Russel un vero invalido di guerra e che ebbe l'Oscar come migliore attore n.
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E' un film che se ci fossero altri criteri di valutazione inserirei tra le 4 e le 5 stelle. Nel suo genere è un capolavoro, l'ho rivisto al DVD e non me le ricordavo bene dato che l'avevo visto anni fa in TV. Un film del 1946 che ebbe un gran successo sia commerciale che di critica: 8 nomination e 7 premi Oscar, affrontava un problema in allora grave, l'inserimento nella società dei milioni di reduci dalla guerra combattuta in Europa e in Asia.
il film si sofferma su 3 reduci che casualmente ritornano insieme a casa nella stessa città e fanno amicizia sono: Al (Frederic March che ebbe l'Oscar come migliore attore p. e che era già stato Oscar nel 1932 per il dottor Jekyll), sergente maggiore della fanteria e che da borghese era un bancario con una buona posizione, Fred (Dana Andrews ottimo professionista: La Battaglia dei giganti, Il caro estinto) capitano di aviazione pluridecorato che da borghese era commesso in una gelateria e il marinaio Homer che ha perso entrambe le mani interpretato da Harold Russel un vero invalido di guerra e che ebbe l'Oscar come migliore attore n.p.
L'inserimento nella vita normale pone problemi più o meno gravi, Al ritorna al lavoro di bancario dove viene promosso anche se con alcune incomprensioni con il capo, rimane l'affetto per la moglie Milly (Mirna Loy l'indimenticabile protagonista dei film de L'uomo ombra). cerca di ricucire i rapporti con i figli Peggy (Teresa Wright che nei suoi primi 3 film ebbe tre nomination e un Oscar)) una giovane ragazza e Rob un adolescente. Homer ritrova l'amore della fidanzata Wilma (Cathy O'Donnel) ma si ritrae temendo che lei e tutti i suoi parenti abbiano solo pietà di lui. Fred ritrova la moglie (Virginia Mayo) che per vivere faceva la ballerina nei Night Club e gli piace una vita dispendiosa e le facili avventure, ma non trova un lavoro ed è costretto a ritornare a fare il commesso. Fred s'innamora di Peggy ma per la contrarietà di Al la lascia, ma la sua vita cambia: trova un lavoro e poi la moglie che lo tradiva lo lascia per divorziare. Al matrimonio di Homer ritroverà Peggy e riprenderannno la relazione.
E' un film complesso, lungo, ma accattivante con dialoghi semplici e non pesanti, con situazioni che ancora adesso fanno riflettere: nel campo familiare come le persone cambino con gli anni e bisogna avere il coraggio di riconoscere questa realtà, nel lavoro come è difficile adattarsi alle nuove situazioni mantenendo inalterati i propri principi. E' una commedia drammatica, ma non ci sono fronzoli o piagnistei ad effetto, rispecchia fedelmente i sentimenti del ritorno dopo anni di assenza, la gioia di ritrovarsi nella famiglia specie l'abbraccio tra Al e Milly è una scena particolamente bella, ovvero avvertire che con i cari si è scavato un solco difficile da colmare. Wyler che era uno dei migliori registi di Hollywood lo ha diretto con maestria, ottima la fotografia in bianconero, ma soprattutto ottima la direzione di un eccellente complesso di attori. Bravi non solo March, Dana Andrews e Mirna Loy sperimentati attori, ma brave anche la giovane Teresa Wright e Virginia Mayo alla sua prima performance drammatica che ebbe ottimi riscontri critici, brava anche la dolce Cathy O'Donnel al suo esordio cinematografico e che morirà prematuramente. Era la forza di Hollywood contare su attori professionisti di gran livello e solidi e bravi caratteristi, la loro presenza dava sicurezza ad ogni film. I migliori anni della nostra vita è un film non solo godibile ma da vedere se c'é l'occasione in TV o se si vuole comprare il DVD.
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stefanocapasso
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domenica 15 aprile 2018
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affontare i dolori delle ferite per guarirle
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Tre reduci dalla seconda Guerra mondiale ritornano nella loro piccola città degli Stati Uniti. Ognuno porta con se un vissuto, ricordi, ferite. Hanno gradi diversi e appartengono alle diverse forze armate.
Il rientro è difficile, la necessità di doversi riadattare ad un mondo che nel frattempo è continuato a vivere senza di loro, mette in crisi i rapporti che ritrovano dopo anni.
Una grande classico di William Wyler, girato nel 1946, con il chiaro intento di ridare fiducia ad una parte di popolo che ha perso le proprie certezze. Wyler si sofferma sul racconto delle vite sentimentali dei protagonisti, tutta con la necessità di integrare nel rapporto qualcosa di nuovo, qualcosa che prima di partire non avevano: una menomazione fisica, o un atteggiamento diverso verso la vita.
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Tre reduci dalla seconda Guerra mondiale ritornano nella loro piccola città degli Stati Uniti. Ognuno porta con se un vissuto, ricordi, ferite. Hanno gradi diversi e appartengono alle diverse forze armate.
Il rientro è difficile, la necessità di doversi riadattare ad un mondo che nel frattempo è continuato a vivere senza di loro, mette in crisi i rapporti che ritrovano dopo anni.
Una grande classico di William Wyler, girato nel 1946, con il chiaro intento di ridare fiducia ad una parte di popolo che ha perso le proprie certezze. Wyler si sofferma sul racconto delle vite sentimentali dei protagonisti, tutta con la necessità di integrare nel rapporto qualcosa di nuovo, qualcosa che prima di partire non avevano: una menomazione fisica, o un atteggiamento diverso verso la vita. È necessario per tutti affrontare questo conflitto che portano dentro, esplicitarlo con le persone vicino, per poter dare inizio ad una nuova fase della vita
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great steven
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sabato 16 gennaio 2016
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tre reduci più che mai impegnati a riambientarsi.
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I MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA (USA, 1946) diretto da WILLIAM WYLER. Interpretato da FREDRIC MARCH, MYRNA LOY, DANA ANDREWS, TERESA WRIGHT, VIRGINIA MAYO, HAROLD RUSSELL, GLADYS GEORGE, STEVE COCHRAN
Un capitano paracadutista, un sergente e un marinaio, tutti statunitensi, ritornano in patria al termine della Seconda Guerra Mondiale. Per nessuno dei tre sarà facile riprendere la vita che facevano prima di essere spediti al fronte a combattere contro tedeschi e giapponesi. Il marinaio Homer Parrish, mutilato delle mani per via di un incidente nel corso di un’operazione militari e dotato di un paio di uncini come surrogati, dovrà cercare di mantenere vivo il suo rapporto amoroso con la fidanzata Wilma e convincerla ad accettare la sua attuale condizione di disabile.
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I MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA (USA, 1946) diretto da WILLIAM WYLER. Interpretato da FREDRIC MARCH, MYRNA LOY, DANA ANDREWS, TERESA WRIGHT, VIRGINIA MAYO, HAROLD RUSSELL, GLADYS GEORGE, STEVE COCHRAN
Un capitano paracadutista, un sergente e un marinaio, tutti statunitensi, ritornano in patria al termine della Seconda Guerra Mondiale. Per nessuno dei tre sarà facile riprendere la vita che facevano prima di essere spediti al fronte a combattere contro tedeschi e giapponesi. Il marinaio Homer Parrish, mutilato delle mani per via di un incidente nel corso di un’operazione militari e dotato di un paio di uncini come surrogati, dovrà cercare di mantenere vivo il suo rapporto amoroso con la fidanzata Wilma e convincerla ad accettare la sua attuale condizione di disabile. Il sergente Al Stevenson vive ancora nel ricordo funesto e tenebroso delle esplosioni belliche e, nonostante riprenda all’apparenza felicemente il suo vecchio mestiere di bancario, anche sul posto di lavoro è costretto a sperimentare dissapori, mentre dal lato famigliare non gli è facile creare un connubio fra le attenzioni per la figlia e quelle per la moglie. Il capitano Fred Derry tenta di rinfocolare l’amore con una moglie capricciosa che ama più la sua divisa che lui, e anche a causa delle incomprensioni coniugali, finisce per innamorarsi di Peggy, l’attraente e simpatica figlia di Al, benché suo padre non ne sia affatto contento. Un film scritto e interpretato a caldo, proprio perché realizzato appena un anno dopo i fatti luttuosi e mostruosi del peggior conflitto armato di tutti i tempi che, sebbene venga soltanto nominato, è comunque protagonista assoluto, per quanto indiretto, di una vicenda che appunto su di esso elabora i suoi confini, i suoi limiti, le sue ambizioni, ma anche la potenza della sua gittata: l’efficacia della rimembranza e la rievocazione di vecchi stilemi appaiono comunque vivacissimi e di un’intensità straordinaria sui volti degli attori e nelle parole che pronunciano, specialmente per quel che concerne i tre ex soldati che devono riabituarsi ad un tran-tran quotidiano che non è mai sembrato loro così distante e inafferrabile nel momento stesso in cui erano sotto le armi e probabilmente altro non sognavano che riabbracciare i propri cari, dormire in un letto e consumare un pasto caldo in compagnia. W. Wyler ha decisamente fatto un colpaccio esilarante mettendo in piedi l’opera più riuscita della sua carriera, giocandosi il tutto per tutto in una lettura dell’immediato secondo dopoguerra che privilegia gli aspetti più dolorosi e inquietanti di un’esperienza così forte e trascendente come la guerra e che conta non tanto quando è in atto, ma piuttosto dopo che si è conclusa, come dimostra il trio delle storie di riadattamento e intima sopravvivenza sociale e civile che i personaggi principali affrontano a muso duro e naturalmente senza riuscire a trionfare al primo tentativo. Interpretazioni tutte di primissimo ordine, con un cast stellare che riunì sotto la stessa stella hollywoodiana, che in poche altre occasioni fu così luminosa (e così poco autoreferenziale e melensa) come nel caso di The Best Years of Our Lives, il fior fiore dei più preparati e accorati artisti statunitensi del periodo. F. March e H. Russell vinsero un Oscar ciascuno, rispettivamente come attore protagonista e attore non protagonista, ma anche M. Loy, D. Andrews, T. Wright e V. Mayo costituiscono un preziosissimo e godibilissimo quartetto che non va assolutamente sottovalutato: in definitiva, un cast artistico davvero coi fiocchi, che non perde un colpo e sa infondere nella recitazione quel sapore, ormai d’antico e praticamente irrecuperabile, di profondità e autenticità che manca in moltissime pellicole dei giorni nostri, non soltanto di stampo hollywoodiano. Il filone narrativo procede molto bene, grazie al fatto di non mettere troppa carne al fuoco e non certo secondariamente all’idea geniale di tenere le storie perlopiù separate e di farle intervenire a fuoco incrociato in quei momenti dove l’interazione fra i caratteri si rende necessaria per accumulare la tensione drammatica e inscenare duetti talvolta esuberanti e talvolta, invece, più introspettivi, ma tutti azzeccati sotto ogni prospettiva. Un bianco e nero favoloso, adorato dalla cinepresa e dal direttore della fotografia Gregg Toland, che assurge decisamente a miglior contributo tecnico di questo capolavoro che riuscì nell’impresa di conquistare 7 Oscar (film, regia, March, Russell, montaggio, colonna sonora, sceneggiatura originale). Russell, paracadutista che in guerra aveva realmente perduto le mani nel corso di un attacco, ricevette una seconda statuetta speciale. Esiste anche in versione colorizzata. Restaurato e ridoppiato nel 1973 per la trasmissione sul piccolo schermo.
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luca scialò
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martedì 14 giugno 2011
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primo film sui reduci di guerra
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Finita la Seconda Guerra Mondiale, per i soldati è tempo di tornare a casa, riprendere la propria vecchia vita da civili. Il che in in molti casi significava saper ripartire da zero. Tra questi, troviamo tre graduati, rispettivamente della marina, dell'aviazione e della forza di terra: Al Stephenson, Fred Derry e Homer Parrish. Il primo, padre di famiglia, deve riabituarsi al rapporto con la moglie e ad allevare i figli ormai cresciuti; il secondo trova una moglie dedita alla bella vita dei night club, che non lo rispetta più nei panni di civile; Homer ha perso le mani e deve fare i conti con persone che attorno a sé lo compiacciono.
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Finita la Seconda Guerra Mondiale, per i soldati è tempo di tornare a casa, riprendere la propria vecchia vita da civili. Il che in in molti casi significava saper ripartire da zero. Tra questi, troviamo tre graduati, rispettivamente della marina, dell'aviazione e della forza di terra: Al Stephenson, Fred Derry e Homer Parrish. Il primo, padre di famiglia, deve riabituarsi al rapporto con la moglie e ad allevare i figli ormai cresciuti; il secondo trova una moglie dedita alla bella vita dei night club, che non lo rispetta più nei panni di civile; Homer ha perso le mani e deve fare i conti con persone che attorno a sé lo compiacciono. I tre dovranno dunque dimenticare i migliori anni della loro vita, per affrontarne di più difficili.
Primo e tra i migliori film che parla dei reduci di guerra; delle loro difficoltà di tornare ad una vita normale. Wyler, maestro delle trasposizione di romanzi, dirige la sceneggiatura di Robert Sherwood, tratta dal romanzo Glory for me, di MacKinley Kantor. Sette i premi Oscar: film, regia, sceneggiatura, March, Russell, musica e montaggio. Il canadese Russell (1914-2002), realmente sergente paracadutista che aveva perso entrambe le mani durante la guerra, ebbe un 2° Oscar speciale.
Film emozionante, con diverse scene significative, mai patetiche, e che lasciano il segno. La cura dei dialoghi lo rendono forse troppo lungo (la durata va oltre le due ore e mezza). Ma con un pò di pazienza, lo spettatore vedrà un capolavoro del cinema.
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mario sconamila
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giovedì 8 febbraio 2007
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un film riuscito per la bravura del cast.
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Questo è uno di quei classici film che si ricorda soprattutto per la caratterizzazione che gli attori seppero dare ai loro personaggi.
Wylliam Wyler non era certo un pivellino e penso li avesse scelti con molto acume e tatto.Per l'America del dopoguerra era necessaria una boccata di ottimismo e indubbiamente questa pellicola contribuì in modo salutare allo scopo.
Impeccabili i personaggi:il navigato(fin troppo)March,forte soprattutto della sua raggiunta maturità;l'irrequieto e fatalista Andrews,richiamato alle armi in un periodo in cui cercava un'identità precisa e Russell che incarnava alla perfezione il giovane cui la guerra aveva lasciato irrimediabili danni fisici.
In questi casi si pone un problema molto semplice e contemporaneamente assai complesso:quali doveri ha una società nei riguardi dei milioni di giovani che hanno combattuto per la sopravvivenza della società stessa?
E ancora:i reduci di guerra devono accampare delle pretese a volte difficilmente ottenibili?Fino a che punto le loro pretese devono/possono essere soddisfatte?
Ma a questo dilemma se ne aggiunge un altro:da chi deve essere gestita l'inevitabile controversia che sorge fra i reduci e quelli che viceversa non hanno combattuto la guerra per un qualsivoglia motivo?
Il vero nodo da sciogliere è proprio questo.
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Questo è uno di quei classici film che si ricorda soprattutto per la caratterizzazione che gli attori seppero dare ai loro personaggi.
Wylliam Wyler non era certo un pivellino e penso li avesse scelti con molto acume e tatto.Per l'America del dopoguerra era necessaria una boccata di ottimismo e indubbiamente questa pellicola contribuì in modo salutare allo scopo.
Impeccabili i personaggi:il navigato(fin troppo)March,forte soprattutto della sua raggiunta maturità;l'irrequieto e fatalista Andrews,richiamato alle armi in un periodo in cui cercava un'identità precisa e Russell che incarnava alla perfezione il giovane cui la guerra aveva lasciato irrimediabili danni fisici.
In questi casi si pone un problema molto semplice e contemporaneamente assai complesso:quali doveri ha una società nei riguardi dei milioni di giovani che hanno combattuto per la sopravvivenza della società stessa?
E ancora:i reduci di guerra devono accampare delle pretese a volte difficilmente ottenibili?Fino a che punto le loro pretese devono/possono essere soddisfatte?
Ma a questo dilemma se ne aggiunge un altro:da chi deve essere gestita l'inevitabile controversia che sorge fra i reduci e quelli che viceversa non hanno combattuto la guerra per un qualsivoglia motivo?
Il vero nodo da sciogliere è proprio questo.E tale nodo non viene assolutamente sciolto dal film.Tutt'altro.
D'altra parte sarebbe stata pura follia chiedere troppo alla pellicola.La quale ci offre un finale convenzionale,che conforta gli amanti del lieto fine e che lascia inalterati i quesiti posti.
Un'ultima annotazione:osservando gli attori principali,viene la malinconia.La maestria di quegli interpreti è andata perduta in quelli delle nuove generazioni.Quelli tenevano la scena im modo impeccabile e maestoso(pensiamo a March,Loy e Wright).Erano degli attori e contemporaneamente dei signori.
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sponge
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lunedì 3 luglio 2006
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coraggioso e attuale
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appena finita la guerra questo film apre immediatamente gli occhi ai diversi problemi portati dai"reduci".cast perfetto.
film importante e ....bello
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rambo
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venerdì 1 giugno 2001
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classico intramontabile
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Di ritorno dalla 2a geurra mondiale, tre reduci (March, Andrews e Russell) devono far fronte ai problemi del duro reinserimento.
Nobile, commovente, sempre potente incoraggiamento a coloro che avevano combattuto nella seconda guerra mondiale in un classico del cinema americano, attento ai personaggi minori e esemplare nell’ armonioso intreccio delle tre storie principali : dal più fortunato March che ritrova la dolce moglie Loy ad attenderlo, al volenteroso Andrews incapace di tenersi un lavoro, perseguitato da terribili allucinazioni, tradito dalla viziata Mayo ma amorevolmente aiutato dalla sempre graziosa Wright, fino al mutilato Russell (realmente reduce e privo delle mani) che si sente di troppo peso e mette a dura prova la tenera innamorata O’ Donnell.
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Di ritorno dalla 2a geurra mondiale, tre reduci (March, Andrews e Russell) devono far fronte ai problemi del duro reinserimento.
Nobile, commovente, sempre potente incoraggiamento a coloro che avevano combattuto nella seconda guerra mondiale in un classico del cinema americano, attento ai personaggi minori e esemplare nell’ armonioso intreccio delle tre storie principali : dal più fortunato March che ritrova la dolce moglie Loy ad attenderlo, al volenteroso Andrews incapace di tenersi un lavoro, perseguitato da terribili allucinazioni, tradito dalla viziata Mayo ma amorevolmente aiutato dalla sempre graziosa Wright, fino al mutilato Russell (realmente reduce e privo delle mani) che si sente di troppo peso e mette a dura prova la tenera innamorata O’ Donnell. Tra i primi e più importanti esempi di realismo Americano.
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