Il mio vicino Adolf

Una pellicola amare come un black comedy

In un paese dell'Est, nel 1934. La famiglia ebrea Polsky è in posa per una fotografia. Nel 1960, ci troviamo in un borgo colombiano, un portalettere estroverso sale in bici sulla collina per recapitare un giornale all'unico ospite di una casetta fatiscente cinta da una staccionata che sta sfasciandosi. Il tizio è Polsky, unico sopravvissuto al lager. Sorprendentemente, non si cura della prima pagina che riporta l'arresto in Argentina e la traduzione in Israele del boia Adolf Eichmann, responsabile della deportazione di ebrei e rom nei campi di sterminio. [...]

di Alberto Cattini, articolo completo (2449 caratteri spazi inclusi) su Gazzetta di Mantova 6 novembre 2022