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Ognuno ha le sue zone rurali da cui scappare e a cui tornare. Quelle messe in scena da Tom Berkeley e Ross White sono nell’Irlanda del Nord e vedono l’incontro di due fratelli che si ritrovano, dopo molto tempo che non si vedono, al funerale della madre: Turlough arriva da Londra, dove si è trasferito, con l’intento di vendere la fattoria, Lorcan ha la sindrome di Down e nei piani familiari dovrebbe trasferirsi dalla zia, ma lui in quella fattoria vorrebbe continuare a viverci. Il corto mette in scena il disgelo tra i due grazie alla condivisione di momenti insieme, teoricamente per celebrare il volere materno, in realtà per ritrovare quel rapporto perduto che solo attraverso il contatto diretto è possibile recuperare. L’opera segue un percorso lineare e poco accidentato dove il ruvido trova rapidamente un contraltare morbido in cui specchiarsi. Sono pochi minuti, ma a quei due fratelli con tanti non detti in sospeso finiamo per affezionarci. La forte connotazione geografica è esaltata da sonorità, volti, umorismo e location, che rimandano subito all’Irlanda del nostro immaginario, ma le dinamiche familiari e i valori inclusivi di riferimento aprono il racconto all’universalità.
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