Notturno

L'intollerabile correttezza di Rosi. Con l'aggravante di una fotografia stupenda.
Non si può. Di fronte agli immani disastri dell'Umanità occorre prendere partito, mostrare un orientamento ideologico. Non sto esagerando, detto chiaramente, in Notturno non c'è lo straccio di un "pensiero politico".
Tento di alleggerire l'Autore della taccia più corrente, quella di "superficiale". Non sorvola, non travisa, non camuffa, non nasconde.  Drammi e disgrazie, angosce e abiezioni, delitti contro gli innocenti, son tutti là, in bella mostra (non volevo fare lo spiritoso). Perfino sottigliezze come alludere alla considerazione in cui è tenuta la donna allorchè l'unica "attrice" nella recita del nosocomio viene "servita" per ultima con la copia del testo: una sbirciata su un pianeta dove non si ragiona con "prima le signore".
A proposito, quel "teatrino dei matti", temo che gliela faranno pagare. L'epidermico documentarista si è ingolfato in un sermoneggiare attraverso le infantili declamazioni di quei pazienti in ludoterapia, con evidentre sarcasmo. Dimentica Rosi che ci son tipi che non accettano ironie. Il talebano sonnecchia da più parti. A repentaglio la permanenza di Notturno sullo schermo. Non sto esagerando ancora una volta, proprio in questi giorni (settembre 2020) per una casuale e semplice assonanza, si è sacrificato il lavoro di un regista di rinomanza mondiale.
Teheran, Baghdad, Raqqà... tornare lì, Rosi?