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Film horror comico-demenziale,dalle immagini granguignolesche alla Mario Bava, con il sangue al posto delle torte, che gli attori si spiaccicano in faccia a vicenda, dall’inizio fino al finale pirotecnico e ovviamente scoppiettante di sangue.
Versione al femminile di Get Out, meno, molto meno riuscita, se l’intento era di spaventare inquietando, mostrando o meglio svelando a poco a poco il lato oscuro delle cose, la pericolosità letale che può nascondersi dietro l’apparente normalità di una famiglia dell’alta borghesia.
Non mancano i risvolti moraleggianti basati sull’equivalenza tra danaro e sterco del diavolo e lo svolgimento del tema con dimostrazione pratica del teorema balzachiano che dietro ogni grande fortuna c’è un crimine.
Qui la situazione è palese sin dalle prime scene e non c’è un crescendo di tensione, che si mantiene, invece, costantemente bassa. Artificiosamente ricercata risulta l’ironia della battuta macabra che non sempre va a segno. L’unico veramente divertente è Kristian Bruun nel ruolo del malcapitato che cerca di arrabbattarsi per non essere da meno alla follia generale, tipico esempio di comicità che nasce dal connubio cinismo-opportunismo, caratteristico dei personaggi di Sordi.
Interessante il piano sequenza iniziale con la fuga dei bambini nel lungo corridoio semibuio. Tutto il resto, nonostante vi sia un buon ritmo nell’azione, è prevedibilmente noioso. Si salva la recitazione, in particolare grazie ad Andie MacDowell, malefica madre-strega dello sposo, e a Samara Weaving, la sposa che, tramutandosi in eroina da Kill Bill, sconfiggerà il male, addirittura il Male assoluto in persona.
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