Senza Lasciare Traccia

   
   
   

Una metafora sulla conquista dell'indipendenza Valutazione 3 stelle su cinque

di Nuttyn


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mercoledì 17 aprile 2019

 Will (Ben Foster) e la figlia quindicenne Tom (Thomasin Mc Kenzie) vivono isolati e  illegalmente in un lussureggiante parco pubblico di Portland. Will soffre di Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD) - in seguito al servizio militare prestato in Iraq - e nella vita isolata immersa nella natura sembra aver trovato un sollievo alla sofferenza. Quando uno jogger si accorge della loro presenza nel parco, Will e Tom sono obbligati dalle autorità a stabilirsi in città, in un’abitazione messa a disposizione dai servizi sociali; Will non riesce, però, ad ambientarsi e si avventura nuovamente nei boschi, portando con sé la figlia, che lo segue a malincuore. Dopo varie e spiacevoli vicissitudini, i due s’imbattono in una comunità che li accoglie benevolmente e mette a loro disposizione un alloggio. Tom inizia a integrarsi con gioia nel nuovo ambiente ed è attratta dall’opportunità di dare un diverso significato alla sua esistenza. Will però, sempre più irrequieto, dopo qualche giorno, tenta ancora una volta di convincere la figlia che l’unica possibilità per stare bene è di vivere con lui nella natura, lontano dal mondo civile, e la costringe a seguirlo nel sentiero del bosco. Tom però non vuole lasciare la comunità, e, dopo aver abbracciato il padre in lacrime, lo abbandona al suo destino, volgendogli le spalle per tornare fra la gente e iniziare il suo viaggio verso il futuro e l’indipendenza.
Liberamente tratto dal romanzo “My Abandonment” di Peter Rock, Senza lasciare traccia collega fra loro diversi filoni tematici cari alla regista Debra Granik. Come nel ruvido e toccante Un gelido Inverno (2010) le avventate e irresponsabili azioni di un padre ricadono sulla giovane figlia, che, da sola, riesce a trovare la forza interiore necessaria per reagire a una situazione sempre più pericolosa, superando faticosi ostacoli.  In Stray Dog (2014) il protagonista, questa volta un reduce del Vietnam, vive una condizione interiore di estremo disagio che lo tormenterà per il resto della sua esistenza, ma che però, al contrario di Will, trova proprio nel rapporto con gli altri un modo per stare meglio con se stesso.
Storie di emarginati, dunque, mossi da volontà di riscatto, desiderio d’indipendenza e alla ricerca di un significato che dia valore alla loro esistenza; storie narrate con intelligenza e sensibilità, per far riflettere e dimostrare che tovare vie di uscita da situazioni anche molto difficili non è impossibile, se riusciamo a capire cosa è meglio per noi e se abbiamo la determinazione, la motivazione e il coraggio per fare le giuste scelte.

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