Le nostre Battaglie |
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Un film di Guillaume Senez.
Con Romain Duris, Laure Calamy, Laetitia Dosch, Lucie Debay.
continua»
Titolo originale Nos batailles.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 98 min.
- Belgio, Francia 2018.
- Parthénos
uscita giovedì 7 febbraio 2019.
MYMONETRO
Le nostre Battaglie
valutazione media:
3,66
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il sindacalista Olivier tra lavoro e paternità
di Emiliano Morreale La Repubblica
A volte, in un film dal tema e dall'impostazione apparentemente tradizionale, si vede al lavoro un regista che tratta la materia con tale eleganza e attenzione da trasformarlo in qualcosa di più. È il caso del nuovo film di Guillaume Senez, regista notevolissimo ma non abbastanza noto da noi (anche se aveva vinto il festival di Torino tre anni fa). La storia al centro di Le nostre battaglie è semplice: Olivier, operaio di un grande magazzino di stoccaggio stile Amazon, è un punto di riferimento per i colleghi, che difende con vigore nella sua veste di sindacalista. La situazione lavorativa è sempre incerta, ma lui sembra essere saldo. L'incertezza però entra nelle pieghe delle vite e delle famiglie, e un giorno, senza spiegazioni, la moglie di Olivier sparisce. Esaurita, con il carico dei due figli, probabilmente non ce la fa più. Ora l'uomo deve sobbarcarsi anche loro, e dimostrare di potercela fare. Già dalla prima scena il gioco tra il personaggio e lo sfondo (il grande deposito sfocato alle sue spalle) mette sull'avviso: il film oltrepasserà il semplice realismo mostrando le emozioni di personaggi, le sfumature, in maniera fisica. La forza del regista emerge subito da come gestisce certi passaggi obbligati della sceneggiatura (la memoria del padre vecchio operaio, il rapporto con la madre) evitando il legame meccanico tra crisi pubblica e privata. Non giudica i personaggi, e descrive le relazioni familiari in maniera precisa, vitale (bellissima la figura della sorella minore). Sono tante le spie di uno sguardo vero, senza esibizionismi, che trova i tempi e gli spazi giusti per ogni scena. La figlia di un operaio suicida viene mostrata per qualche secondo da sola durante la veglia, smarrita. Una collega del protagonista, nell'accoglierlo a casa sua, ha un sorriso disarmante, pieno di significati che scopriremo poco dopo. I bambini sono perfetti, mai stucchevoli, e in una scena dalla psicologa c'è un piccolo colpo di scena che poteva essere melodrammatico ma che risulta tanto più emozionante perché il regista lo filma tenendosi un passo indietro, senza calcare la mano. E anche il finale, a ripensarci, è un finale giusto. Come tutto il film.
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