camarillo75
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domenica 8 luglio 2018
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marchal, ancora
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Marchal mostra di essere uno dei più interessanti interpreti del genere; ne conosce perfettamente le regole, ed è ogni volta capace di stravolgerle per consegnare allo spettatore opere spesse e attuali, senza utilizzare le scorciatoie classiche: basti considerare la profonda pietà con cui mette in scena la violenza. Anche La truffa del secolo è una storia di fallimento; rispetto alle opere precedenti, però, il protagonista non soccombe al peso della memoria, o dell'errore, né ad un nichilistico e romantico bisogno di combattere. Il nemico, qui, è incarnato (in senso anche fisico...) dal potere del denaro, che abolisce da subito il confine tra lecito e illecito, oltre che ovviamente quello tra legale e illegale.
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Marchal mostra di essere uno dei più interessanti interpreti del genere; ne conosce perfettamente le regole, ed è ogni volta capace di stravolgerle per consegnare allo spettatore opere spesse e attuali, senza utilizzare le scorciatoie classiche: basti considerare la profonda pietà con cui mette in scena la violenza. Anche La truffa del secolo è una storia di fallimento; rispetto alle opere precedenti, però, il protagonista non soccombe al peso della memoria, o dell'errore, né ad un nichilistico e romantico bisogno di combattere. Il nemico, qui, è incarnato (in senso anche fisico...) dal potere del denaro, che abolisce da subito il confine tra lecito e illecito, oltre che ovviamente quello tra legale e illegale. La sconfitta è proprio nell'impossibilità di mantenersi leali, di restare uomini. E Marchal racconta i suoi personaggi, macinati dalla logica del profitto, con una scelta stilistica rischiosa e felice: fin dall'inizio, infatti, sono evidenti i riferimenti a quel cinema americano che, da Wilder a Scorsese, ha affrontato lo stesso tema. In questo modo, lo spettatore assiste ad un "mondo" americano visto dagli occhi di un europeo, sul duplice livello contenutistico e stilistico. Il risultato è un noir teso e serrato, che mostra uno stile ibrido e personale.
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flyanto
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venerdì 31 agosto 2018
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un rovinoso colpo
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“La Truffa del Secolo”, la nuova opera cinematografica del regista francese Olivier Marchal, è un film noir/poliziesco dove ovviamente predomina la lotta tra il bene e il male e dove ogni personaggio è composto di luci ed ombre insieme, riunendo così un po’ in sè entrambi gli estremi della suddetta dicotomia.
Il protagonista della vicenda (Benoit Magimel) è un uomo che ha ereditato dal padre una fiorente ditta di trasporti che però da tempo sta attraversando un periodo di profonda crisi e, pertanto, sta fallendo e deve essere liquidata. Egli è sposato con una donna, da cui ha avuto un figlio, che è la figlia di un potente e ricco uomo d’affari di origini ebraiche (Gèrard Depardieu), e viene da quest’ultimo ritenuto un vero e proprio inetto e così molteplici volte da questi umiliato e persino minacciato di venire privato del figlio in quanto incapace di allevarlo ed educarlo.
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“La Truffa del Secolo”, la nuova opera cinematografica del regista francese Olivier Marchal, è un film noir/poliziesco dove ovviamente predomina la lotta tra il bene e il male e dove ogni personaggio è composto di luci ed ombre insieme, riunendo così un po’ in sè entrambi gli estremi della suddetta dicotomia.
Il protagonista della vicenda (Benoit Magimel) è un uomo che ha ereditato dal padre una fiorente ditta di trasporti che però da tempo sta attraversando un periodo di profonda crisi e, pertanto, sta fallendo e deve essere liquidata. Egli è sposato con una donna, da cui ha avuto un figlio, che è la figlia di un potente e ricco uomo d’affari di origini ebraiche (Gèrard Depardieu), e viene da quest’ultimo ritenuto un vero e proprio inetto e così molteplici volte da questi umiliato e persino minacciato di venire privato del figlio in quanto incapace di allevarlo ed educarlo. Aggiuntasi, così, anche la pessima situazione familiare, l’uomo decide, con la collaborazione di due piuttosto sbandati suoi amici di lunga data e dalla loro energica e volitiva mamma, di elaborare via internet un sistema che mira a frodare lo Stato ed a crearsi conseguentemente un’ingente patrimonio, risollevandosi economicamente e poter così poi opporsi alla forte e continua ingerenza del suocero. Per iniziare questa ‘scalata’ finanziaria egli ovviamente è costretto a chiedere un’ingente somma di denaro all’unica persona che gliela può concedere e, cioè, un criminale di origini magrebine appena uscito dal carcere, e da questo momento per il protagonista inizierà una serie di seri guai. Infatti, la sua scalata finanziaria susciterà molte invidie a cui seguiranno ricatti ed azioni ‘punitive’ e vendicative che coinvolgeranno addirittura direttamente gli affetti più cari dell’uomo, quali la nuova e bella compagna, sino al tragico epilogo concernente la sua diretta persona.
“La Truffa del Secolo” è una pellicola abbastanza violenta sia per le scene che, soprattutto, per le situazioni presentate, ma la violenza e la spietatezza che compaiono sullo schermo sono quanto mai attinenti e necessarie ai fini dell’intera vicenda che già di per sé è cupa e tremenda. Il protagonista, infatti, si trova in una situazione che è molto critica, senza quasi alcuno sbocco, se non all’elevato prezzo di grosse rinunce, e che peggiora e si complica sempre di più, e tale crescendo di eventi e di tensione viene molto bene rappresentato da Marchal. Il regista, ex poliziotto e dunque gran conoscitore del marcio che risiede nel mondo, è già avvezzo a raccontare storie ben congegnate, violente, ben ritmate e, pertanto, avvincenti nelle sue opere cinematografiche precedenti (si pensi a “36 Quai des Orfèvres”) cosicchè anche in questa occasione egli non si smentisce e riesce nuovamente a confezionare un prodotto di buon livello, efficace ed interessante. Per Marchal non esiste, ripeto, una netta divisione tra bene e male ed il protagonista di questa vicenda lo dimostra chiaramente con il suo modo di essere e con le sue azioni: egli, infatti, si invischia, sia pure quasi ‘costretto’, in una situazione altamente al di sopra di lui e molto pericolosa che lo porterà ad agire di conseguenza, e lo stesso succede anche a tutti gli altri personaggi di contorno che come il poliziotto (per citarne solo uno come esempio) agisce da una parte a favore della legalità, dall’altra contro facendosi corrompere con ingenti somme di denaro. In conclusione, per Marchal tutto ciò rappresenta la propria visione negativa della Società contemporanea che ormai è strutturata in base alla violenza, ai guadagni facili e lontana da ogni principio morale.
Ben diretto, avvincente e, pertanto, del tutto consigliabile.
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wolvie
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sabato 18 aprile 2020
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polar mon amour
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La sceneggiatura di Emmanuel Naccache e Olivier Marchal si basa su fatti di cronaca accaduti nel 2008, risalenti ad una truffa sul mercato delle emissioni di anidride carbonica, ai danni del fisco francese e all' U.E. Antoine Roca è un imprenditore in difficoltà economiche, costretto a dichiarare il fallimento dell' azienda di trasporti ereditata dal padre. Il suocero Aron Goldstein, ricchissimo uomo d affari, lo tiranneggia credendolo un fallito, con il chiaro intento di alienarli la moglie ed il figlio. Per una coincidenza Roca si addentra, coadiuvato dal suo avvocato,nel mondo delle transazioni finanziarie sulle quote di anidride carbonica prodotte dalle aziende e del loro correlato mercato europeo.
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La sceneggiatura di Emmanuel Naccache e Olivier Marchal si basa su fatti di cronaca accaduti nel 2008, risalenti ad una truffa sul mercato delle emissioni di anidride carbonica, ai danni del fisco francese e all' U.E. Antoine Roca è un imprenditore in difficoltà economiche, costretto a dichiarare il fallimento dell' azienda di trasporti ereditata dal padre. Il suocero Aron Goldstein, ricchissimo uomo d affari, lo tiranneggia credendolo un fallito, con il chiaro intento di alienarli la moglie ed il figlio. Per una coincidenza Roca si addentra, coadiuvato dal suo avvocato,nel mondo delle transazioni finanziarie sulle quote di anidride carbonica prodotte dalle aziende e del loro correlato mercato europeo. Per organizzare la frode necessita di un capitale d investimento iniziale di 5 milioni di euro, che gli verrà fornito dal criminale maghrebino Kamel Dafri. Roca e i suoi soci, in 5 mesi scaleranno, tramite una società di trading dal nome rivelatore "Montana Trading " dal Tony "Scarface" di Al Pacino, le vette della società economica parigina, ricoprendosi di denaro, lusso e donne. Non nascondendo il loro successo si troveranno a fare i conti con Dafri che vorrà una fetta sempre più grande della torta, con la polizia e con una serie di vendette trasversali che porteranno solo morte e disperazione. Con un inizio alla "Carlito's Way", il film di Marchal si addentra nel mondo della truffa del "Carbone", lasciando per una volta ai margini le origini poliziesche di Marchal, che pur lavorando su commissione, riesce a realizzare un polar con i fiocchi, immergendosi ancora una volta nel milieu della malavita parigina, anche di piccolo cabotaggio. Immancabile il barcone/casa lungo la Senna come già nella serie tv "Braquo". Forse la realizzazione della truffa ha dell' incredibile nella trasposizione filmica, ma risulta normale che la complessità venga semplificata, per quanto il meccanismo venga correttamente esplicitato. Come sempre oltre alla sceneggiatura e alle tipiche atmosfere "polar", la prova degli attori è strepitosa, da Magimel a Depardieu, fino ai comprimari, su tutti Moussa Maaskri, già visto nell' "Immortale".
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