Il Viaggio di Fanny |
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Un film di Lola Doillon.
Con Léonie Souchaud, Fantine Harduin, Juliane Lepoureau, Ryan Brodie.
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Titolo originale Le voyage de Fanny.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 94 min.
- Francia 2016.
- Lucky Red
uscita giovedì 26 gennaio 2017.
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lunedì 30 gennaio 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“Il viaggio di Fanny” (Le voyage de Fanny, 2016) è il terzo lungometraggio della regista e fotografa francese Lola Doillon. Film uscito nelle sale in occasione della ‘Giornata della Memoria’. Si racconta la storia (vera) di Fanny Ben-Ami (da una sua autobiografia) che oggi vive a Tel Aviv e viene ripresa brevemente prima dei titoli di coda della pellicola. Nel 1943 Fanny e le sue piccole sorelle sono rifugiati in un piccolo comune (Creuse) della Francia. Con altri bambini ebrei sono isolati dalle loro famiglie di provenienza; Fanny si ritrova in un gruppo di nove sempre e continuamente in fuga (ora su un treno passeggeri, ora in una cascina, ora in un treno merci, ora in un refettorio, ora in mezzo ai boschi e ora tra le vie di centri sconosciuti) per arrivare al confine con la Svizzera. Tutto questo tra gendarmi francesi e, soprattutto, tedeschi che sono costantemente un ostacolo. La regista Lola Doillon riesce a darci una pellicola senza eccessi e con giusta cadenza narrativa dove i volti e gli occhi dei bambini riescono nell’intento di porre lo spettatore coinvolto nel racconto. Tutto con cautela e senza fronzoli della macchina da presa. Certo alcune inquadrature sono oramai cliché visti e rivisti (l’arrivo delle camionette, il passo militare, la postura e i peluche) ma il film resta una piccola lezione di cinema ad altezza ‘bambino/a’, quella giusta per un toccante ricordo di fatti e di situazioni; una finzione graduale ed efficace, non leziosa e di corretto livello senza alzare mai il tiro. Una pellicola che entra dentro con grazia e leggerezza, senza suoni forti ma in modo sincero. Fresco, fonetico, faticoso e fosco; film che riesce ad ammirarci e a farci riflettere mantenendo un basso profilo. Amichevole, attorniato, ascendente e amorevole; film che riesce a essere solidale con bambini e, soprattutto, bambini soli. Nascosto, nebuloso, neutrale e nostro; film che riesce a toglierci qualche ombra e a guardare dentro. Nullo, nefasto, nero e nemici (ovunque); film che riesce a svegliarci e a ricordare per essere presenti. Ypslon come viaggio in incognito, come corsa contro il tempo, come fuga da tutto e come paura da lasciare oltre il confine. Il cast dei piccoli ha una buona riuscita: Leonie Souchaud (Fanny), Fantine Harduin (Erika), Juliane Lepoureau (Georgette), Igor Van Dessel (Maurice), Ryan Brodie (Victor) e, tra gli altri,Cécile De France (Madame Forman) sono in parte per raccontarci una triste (piccola) storia che riesce ad andare oltre lo schermo. Un film che vuole farci riflettere, pensare a ieri e all'oggi dove in ogni latitudine ci sono ancora segni di incomprensioni, ostacoli, razzismi e violazioni ai diritti della convivenza umana. La regia è soffusa-mente delicata quanto forte e incisiva nel farci entrare ad altezza e animo di bambino. Angosce, paure, difficoltà, isolamenti e abbandoni: problemi di sempre dentro la guerra come in molti ambiti famigliari e non. Voto: 7+/10.
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