Le notti bianche del postino

   
   
   

Il villaggio dimenticato dal Tempo Valutazione 4 stelle su cinque

di Peer Gynt


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sabato 6 settembre 2014

Ed ecco un'altra Zona! Diversissima da quella tarkovskijana di "Stalker", ma con quel senso di mistero che ha ogni Zona che si rispetti. Siamo in un villaggio rurale che sorge presso il lago Kenozero, nel distretto di Arcangelo (Russia nordoccidentale). Luogo sempre meno abitato, fatto di case abbandonate da tempo, di un grande edificio semidiroccato, che altri non è che la vecchia scuola dove il protagonista ricorda di aver vissuto le ore di lezione della sua infanzia. Il protagonista è Ljokha, il postino del villaggio. Porta la posta, consegna i soldi della pensione agli anziani del paese, conosce tutti e tutti lo conoscono. Fa il simpaticone con l'impiegata dell'ufficio postale, ma ha una predilezione per Irina, sua ex-compagna di classe. E fa quasi da zio a Timkha, il giovane figlio di lei. Tutta la vita del villaggio, i suoi personaggi, i suoi alberi, il lago sembra facciano parte di un altro mondo, lontanissimo dalla vicina città. Un mondo che sta sparendo, che forse è già scomparso. Un mondo visitato da figure da fiaba: un bel gatto Blu di Russia visita Ljokha di notte, lo fissa, lo accompagna quando il postino si sofferma pensieroso all'interno della sua vecchia scuola abbandonata. E poi c'è la strega delle acque, Kikimora. Il piccolo Timkha è sicuro:la strega non esiste, è un'invenzione dei grandi. Ma quando Ljokha porta il piccolo a pesca e si inoltra nelle zone dove il lago entra nel bosco, allora il silenzio si fa pesante, la musica sospende l'aria come in attesa di un'epifania, e nel bambino nasce il senso della paura e del mistero.
Un film magico, suggestivo, silente, dove le notti non sono nere, la natura sembra avvolgere gli uomini e questi aspettano la morte, consci di essere dei sopravvissuti in un mondo del tutto cambiato, dove nessuno spedisce più lettere perché c'è Internet. Un film dove la vita quotidiana si snoda sempre uguale a se stessa, dove se anche sul cielo azzurro compare un razzo che sfreccia verso lo spazio nessuno se ne accorge, dove lo Stato si fa vivo solo per rubare il pesce appena pescato, dove la musica, quando sorge improvvisa dal silenzio, non si sa da dove venga, come rivela la citazione finale, tratta da "La Tempesta" di Shakespeare.
Una sorpresa, comparsa l'ultima giornata della 71. Mostra del cinema di Venezia, che meriterebbe di portarsi a casa un Leone d'oro.

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