Un ragionevole dubbio |
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Un film di Peter Howitt.
Con Dominic Cooper, Gloria Reuben, Ryan Robbins, Erin Karpluk, Dylan Taylor.
continua»
Titolo originale Reasonable Doubt.
Thriller,
durata 91 min.
- USA 2014.
- Adler Entertainment
uscita giovedì 6 marzo 2014.
MYMONETRO
Un ragionevole dubbio
valutazione media:
1,60
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il dubbio è solo del regista...di ultimoboyscoutFeedback: |
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mercoledì 26 marzo 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La carriera del brillante procuratore distrettuale Mitch Brockden (che ha la faccia non proprio simaptica di Dominic Cooper) sembra sul punto di fermarsi bruscamente quando dopo una serata di bisboccia, sulla strada ghiacciata, travolge un pedone. Il giovane uomo di legge chiama i soccorsi e scappa ma si prende a cuore le sorti dell'accusato al suo posto, visto anche che l'investito muore. Ma forse non tutto è stato così accidentale e l'affare si complica molto più del previsto. Uno spunto del tutto artificioso da il via ad una storia poco originale, dalla struttura del tutto improbabile di un legal thriller banale e ovvio, meno che di routine, con il regista Peter P. Croudins (che poi è Peter Howitt di "Sliding doors", chissà come mai si è accreditato con altro nome...) che infarcisce il film di ogni cliché di genere cercando di sfruttarne maldestramente tutti i trucchetti, ormai stanchi: dilemma morale, suspence di vivere un incubo, furto di file girato con montaggio super adrenalinico, finestra sul retro non chiusa come si dovrebbe. Tutto già visto e rivisto. Pellicola che dovrebbe essere ansiogena ma ci riesce solo poche volte e per pochi attimi, la tensione si avverte a tratti, Samuel L. Jackson, subdolo e rasato, sa fare il cattivo ed è la cosa migliore del film che si basa sull'omertà e sulle sue più che tragiche conseguenze, sulle menzogne e sulle cose non dette senza curarsi del fatto che in gioco c'è la vita (altrui...). Il mondo mesos in scena è quello di un uomo qualsiasi, alto borghese, appagato nel lavoro e nel privato, per poi sconvolgerlo da cima a fondo per colpe proprie, in particolare quella di non sapersi assumere responsabilità. L'incidente stradale è un semplice pretesto, tutto si gioca sul rapporto tra verità e dissimulazione, sul continuo confondersi si bene e male, di vittima e carnefice. Come tono e temi rimanda più che altro a "Nella morsa del ragno", che era comunque migliore di questo.
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