Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie |
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Un film di Matt Reeves.
Con Andy Serkis, Jason Clarke, Gary Oldman, Keri Russell, Toby Kebbell.
continua»
Titolo originale Dawn of the Planet of the Apes.
Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 130 min.
- USA 2014.
- 20th Century Fox Italia
uscita mercoledì 30 luglio 2014.
MYMONETRO
Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie
valutazione media:
3,22
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Spettacolaredi Ilaria PasquaFeedback: 3637 | altri commenti e recensioni di Ilaria Pasqua |
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mercoledì 6 agosto 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Comincio col dire che sono rimasta estasiata da questo film. Sin dalle prime battute mi ha del tutto avvinta, non riuscivo a staccare gli occhi dallo schermo. Il merito sicuramente va alla decisione di darci sin da subito il punto di vista delle scimmie. Ci inoltriamo nel villaggio, conosciamo meglio quel Cesare saggio e il mondo che ha costruito intorno a sé. Poi vediamo gli esseri umani, poveri e disperati, e nonostante tutto si parteggia per le scimmie, per un'unione pacifica. Il protagonista cerca sin da subito un contatto e riuscirà a ottenerlo, ma non tutti gli uomini sono come lui.
Reso magnificamente è il rapporto conflittuale, difficile, che Cesare ha con gli umani e con i suoi simili, e anche la relazione che stringe con il protagonista umano, Malcolm, che è intensa e coinvolgente.
Ciò che ho davvero apprezzato è stata la scelta del regista-sceneggiatore di trattare le scimmie con la stessa attenzione dovuta agli esseri umani, e ci è riuscito perfettamente: anche le scimmie sono esseri complessi con degli ideali e dei desideri. Così il film gioca su due poli: abbiamo il gruppo di scimmie diviso in due fazioni (buoni e cattivi), e il gruppo di esseri umani, bilanciato alla stessa maniera. Vengono sfumati i confini tanto che le scimmie e gli esseri umani finiscono quasi per confondersi. È sicuramente questo l’intento finale, visto che l’evoluzione delle scimmie non è ancora arrivata al picco assoluto, alla totale umanizzazione, cosa che di certo avverrà nel terzo film che attendo ora con trepidazione, come non è accaduto forse alla fine del primo.
Questo secondo capitolo è infatti in tutto e per tutto superiore al precedente L'alba del pianeta delle scimmie, e basti questo a spingere a una visione. La tensione cresce lentamente fino ad esplodere nel bellissimo conflitto finale, ma il susseguirsi delle vicende, anche se è chiaro sin dall'inizio, cerca di seguire binari il meno banali possibile, riuscendoci spesso, prendendo in controtempo lo spettatore, cercando di sorprenderlo quando è possibile farlo. Le visioni diverse e ugali delle scimmie e degli esseri umani si intrecciano, si confondono, a volte sfiorandosi appena, si scambiano, convergono, esplodono nel conflitto.
È evidente il parallelo tra uomini e scimmie: Cesare come Malcolm vuole la pace, Koba come il personaggio interpretato da Gary Oldman sceglie invece la guerra, a ogni costo, secondo loro l' unica strada per sopravvivere. Parallelo che, come ho già accennato, resta vivo anche sul piano della complessità, infatti le scimmie sono proprio come gli esseri umani: fallibili e pieni di contraddizioni.
E gli effetti speciali? Sono ai limiti della perfezione. A prestare il corpo a Cesare è il solito Andy Serkis (già Gollum) pratico ormai ai sensori del motion capture. C’è chi è rimasto “disturbato” da come le scimmie sono state rese, ma queste non sono semplici scimmie, sono un’evoluzione, una specie che ha molto di scimmia ma anche molto di umano, in particolare Cesare, capace di comprendere, di parlare il linguaggio degli uomini, capace di un’empatia profonda. E secondo me non era facile rendere credibili questi animali inesistenti, fare in modo che mantenessero la radice bestiale e alla stessa maniera rendere veri i loro comportamenti evoluti (ad esempio durante il film le scimmie imparano l'uso delle armi). Anche per questo si sceglie la strada più difficile.
Un elogio anche per le scene di battaglia, credibili, grazie forse soprattutto all'utilizzo di ampie panoramiche della foresta e della città che ha il respiro di un mondo post-apocalittico.
Nonostante gli schieramenti siano due, è Cesare il totale protagonista. Nel film si torna sempre a lui, si scruta nei suoi occhi sempre più umani, che non a caso aprono e chiudono questo imperdibile film.
Recensione pubblicata originariamente su: www.ilariapasqua.net
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