Warm Bodies

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Un film di Jonathan Levine. Con Nicholas Hoult, Teresa Palmer, Analeigh Tipton, Rob Corddry, Dave Franco.
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Horror, durata 97 min. - USA 2013. - Lucky Red uscita giovedì 7 febbraio 2013. MYMONETRO Warm Bodies * * - - - valutazione media: 2,35 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

Gli zombie ad emblema dell'omologazione di massa.. Valutazione 4 stelle su cinque

di Le Gars


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mercoledì 13 febbraio 2013

 “[...]ho sempre simpatizzato per gli zombie, hanno un che di rivoluzionario. Rappresentano il popolo solitamente senza idee autonome che ad un certo punto, stanco dei soprusi, si ribella[...]”(George A. Romero)

Superato qualunque intento rivolto all'ormai inflazionata cantilena sulla dispersione di disparati virus che riducono gli uomini in mere sacche di carne pencolanti, Jonathan Levine da voce agli zombie in prima persona; ad uno in particolare, R, che ci racconta, attraverso una voce fuoricampo, come trascorre ogni singola giornata, chi è il suo miglior amico, quali sono i posti frequentati dai suoi simili e perché. Durante una scorribanda finalizzata alla ricerca di cibo, R si imbatte in July, figlia del generale che guida la resistenza umana, alla ricerca anch'essa di provviste, e si aziona subito qualcosa: una molla parte all'interno del freddo automa che racchiude l'anima del giovane cadavere e questi salva e protegge la ragazza dai suoi stessi simili con perfetto spirito cavalleresco. Tra i due nasce presto una strana empatia, la quale avvia un processo che porterà R a “de-zombificare” la sua condizione.
L'influsso del più politico Romero in questa pellicola si fa sentire: R spiega quanto gli zombie siano indifferenti, insensibili, una massa di malconci robot perfettamente omologati con interessi ed esigenze comuni; ma nel momento in cui il ragazzo tenterà di ribellarsi alla sua natura infonderà quest'impulso anche nei suoi simili che lo seguiranno nel processo di riesumazione corporale; e a quel punto gli “ossuti” (ultima evoluzione della specie, stadio terminale di un processo di dis-umanizzazione che l'uomo ha già da tempo intrapreso) tenteranno di sedare questa stramba quanto pericolosa rivoluzione, capace di destabilizzare equilibri radicati e a loro indispensabili per sopravvivere. E dunque tutto il film si può forse leggere come allegoria comico-parodica dell'attuale condizione di un'umanità schiacciata dal consumo e dal capitale che cerca di venir fuori da meccanismi con in quali è da troppo tempo entrata in inconsapevole simbiosi.
Come già nell'agrodolce 50 e 50, dove il tema della malattia era trattato in modo ironico e leggero, Levine non cade nel nichilismo, viceversa offre una visione, forse quasi utopistica, rosea e possibilista dell'avvenire umano e se Romero nel suo La terra dei morti viventi ipotizzava già una presa di coscienza dello zombie, un evoluzione celebrale mai vista prima, in Warm Bodies si assiste ad un'inedita regressione della condizione di carcassa priva di vita; laddove lo zombie-protagonista della pellicola di Romero guidava una rivoluzione/evoluzione che sfociava nella ricerca di un posto altro dove instaurarsi come comunità separata da quella dei viventi, in Levine i non morti si ibridano con la società umana e vengono presentati semplicemente come ancora poco adattati ma perfettamente funzionali e tutt'altro che recalcitranti un vero e proprio processo di “ri-umanizzazione”.
Un soundtrack di tutto rispetto alterna sapientemente qualche ovvio pezzo commerciale a pezzi di assoluto valore: da Bruce Springsteen ai Guns N'Roses, da Bob Dylan fino ad Antonio Vivaldi; il tutto contribuisce attivamente a rendere la pellicola ancor più di ciò che appare, quasi una discussione esistenziale e socio-antropologica dell'evoluzione umana.
Sotto la veste di horror movie teenageriale e con una produzione dai marcati trascorsi (vampiri sbrilluccicanti ai raggi solari) l'opera del quasi quarantenne regista e sceneggiatore statunitense riesce a colpire e impressionare per la sottile ma tagliente quanto esplicita ironia, per il vigoroso citazionismo - che giunge fino allo Shakesperare di un Romeo e Giulietta (peraltro esplicitamente ripreso in una scena dove July è su una balconata ed R al di sotto) riproposto irreprensibilmente dall'amore impossibile tra R e July, appartenenti a fazioni diverse e in guerra tra loro – e per l'azzardato ma coraggioso carattere visionario: “Zombie è solo uno stupido modo per definire uno stato dell'essere che non conosciamo ancora” pronuncerà ad un certo punto July, e chissà magari l'umanità tutta non si veda presto costretta a fare i conti (se questo non è già oggi avvenuto) con questa ambigua, disgustosa quanto affascinante condizione. 

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