Tra cinque minuti in scena |
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Un film di Laura Chiossone.
Con Anna Coletti, Gianfelice Imparato, Anna Canzi, Elena Russo Arman.
continua»
Drammatico,
durata 84 min.
- Italia 2012.
- Parthénos
uscita giovedì 27 giugno 2013.
MYMONETRO
Tra cinque minuti in scena ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Splendida Gianna in una trappola di specchi
di SiebenzwergFeedback: |
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martedì 2 luglio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Consiglio senz'altro di vederlo, se non altro per la sua unicità. Un film delicato, pieno di spazi psicologici, nei sentimenti tra madre e figlia soprattutto, e tra colleghi, tra innamorati reticenti o timorosi, giovani e non più giovani, spazi di memoria, spazi urbani di angolature insolite, prospettive di una quotidianità quasi apocalittica che rilanciano e sottolineano un rimando emotivo tra il paesaggio esterno di una Milano non scontata e quello dell'animo dei protagonisti. La storia è quella del rapporto di una figlia (Gianna Coletti) e sua madre novantenne Anna, che si ripropone nella finzione di una commedia di cui Gianna si trova a essere attrice protagonista. Il documentario e la finzione si accavallano e in parte si confondono, con una partecipazione sempre più forte. La realtà della vita di Gianna Coletti attrice del film e di sua madre si fonde con la vita di Gianna protagonista del film, che si rispecchia nella vita di Marina, il personaggio della commedia interpretata da Gianna, e riecheggia negli sguardi sui paesaggi, i caseggiati e i cieli grigi o notturni che costeggiano il corso del film. È un "gioco" di specchi spietato e compassionevole allo stesso tempo, che porta verso un doloroso e dignitoso senso di asfissia, che infine sbocca in quello che sembra l'epilogo del film. Ma con una soluzione un po' ingenua forse, la vita comunque alla fine ha il sopravvento, sia simbolicamente sia concretamente. Gli attori non solo sono bravi, sono affascinanti, soprattutto le attrici. Grazie anche alle inquadrature intelligenti e attente, svelano tratti di un'umanità in difficoltà, ritrosa e ferita ma ancora tenera. La regista chiede molto ai suoi attori, una presenza che va al di là delle parole. In questo Luca di Prospero (nella parte del regista) rivela un po' di imbarazzo rispetto agli altri (gli attori che fanno gli attori), che sembrano invece pienamente capaci di slegarsi dalla parte assegnata, fluttuare e riempire lo spazio intermedio tra persona e personaggio. Se la scelta di alternare il bianco e nero e il colore è intuibile, la cosa che mi lascia perplesso è invece la scelta di una fotografia a bassa risoluzione, sgranata. Voleva essere un segno di realismo o veridicità? Secondo me ha solo ridotto le possibilità espressive della fotografia senza aggiungere altro. Nel panorama di quest'estate un piccolo gioiello.
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