Holy Motors |
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Un film di Leos Carax.
Con Denis Lavant, Edith Scob, Eva Mendes, Kylie Minogue, Elise Lhomeau.
continua»
Drammatico,
durata 110 min.
- Francia, Germania 2012.
- Movies Inspired
uscita giovedì 6 giugno 2013.
MYMONETRO
Holy Motors
valutazione media:
3,00
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Cinema puro che inventa la vita e la mortedi donni romaniFeedback: 23283 | altri commenti e recensioni di donni romani |
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giovedì 6 giugno 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Visivamente maestoso, strutturalmente tortuoso ed ipnotico, ricco di metafore, metalinguaggi e scarti metafisici, il nuovo film di Leos Carax è dedicato a chi cerca nel cinema un'esperienza totalizzante ed incerta, spiazzante ed eccentrica. La scena d'apertura su una sala gremita di spettatori immobili e immersi nell'oscurità è un preciso indizio dell'intento del pifferaio Carax che ci trascina con sè - fisicamente visto che è lo stesso regista il protagonista dei primi minuti di film - dietro una parete su cui sono disegnati alberi spogli e spettrali, in un cinema buio e da lì ci precipita, novelli Alice nel paese delle meraviglie distorte e solarizzate del suo protagonista, Mr Oscar - uno straordinario Denis Lavant invecchiato dai tempi del Pont Neuf ma dotato di una fisicità concentrata ed espressiva come non mai - che si trasforma nel corso di ventiquattro ore in decine di personaggi che interpreta per qualche minuto salvo poi rifugiarsi all'interno di una limousine chilometrica che è anche camerino d'attore, con trucchi e parrucche di scena, e un po' lettino dello psicanalista, con la bionda autista Céline ad incontrare il suo sguardo e la sua voce, o il suo datore di lavoro a ricordargli che la bellezza - e forse la verità, e la vita - è nello sguardo di chi guarda. Oscar è dapprima un banchiere sfrontato e arrogante che tratta affari al telefono e si preoccupa di armare le sue bodyguards, poi una tremebonda vecchietta che chiede l'elemosina sul Ponte Alexandre III, voce silenziosa di una società indifferente, e pochi minuti dopo un attore prestato alla motion capture che nel buio di una sala ci regala un saggio di poesia cinematografica, anche se non sapremo mai cosa quel luccichio di mille puntini luminosi diventerà, così come non sappiamo, fin quando Oscar non termina la sua successiva trasformazione chi sarà di lì a poco. Sarà selvaggio e folle - linguaggio incomprensibile, capelli incolti e unghie contorte da orco delle fiabe - in una parodia feroce e grottesca di performance underground ambientata nelle fogne di Parigi e in un cimitero dove le lapidi recano epitaffi che recitano "Visita il mio website" e dove la Bestia attira fotografi e giornalisti più della Bella - ed inerte - modella che sta posando per un servizio. E sarà ancora un uomo in fin di vita che filosofeggia con la giovane nipote sulla bellezza della vita, e un carnefice-vittima-carnefice di se stesso in una danza speculare di vita e di morte, e un padre banale e meschino, e il protagonista di un musical struggente, fino ad un doppio finale straziante e straniante che va visto e sentito con gli occhi e le orecchie di un'anima pronta a credere alla magia del cinema che tutto evoca tutto distrugge e tutto inventa. Siamo in un futuro apocalittico in cui, ci vuol dire Carax abbiamo abdicato la vita come la intendiamo oggi per trasformarci in schizofreniche parodie di esseri umani? O siamo nella mente malinconica di un cineasta che rimpiange le vecchie cineprese ingombranti e pesanti e si strugge di nostalgia? O ancora è una metafora a doppio cieco per indurci a credere a ciò che vediamo mentre l'essenziale è invisibile agli occhi come diceva Saint Exupery? Forse tutto, o forse niente, l'importante è stare al gioco e lasciarsi trascinare, sollevare e precipitare dal sublime concerto per corpo e volto mobile di Carax-Lavant che per non dimenticare le buone maniere cinematografiche ci regala un potentissimo e muscolare "Intervallo" proprio come è giusto che sia in un film che è film e film nel film fino al midollo.
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