kjio-
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martedì 10 aprile 2012
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la saga di una setta
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Più la saga di una setta che la storia di una famiglia allargata o di un gruppo di persone che condivide in modo davvero libero principi nuovi (ma sani!) e libertà di vita, libertà sessuale e vera libertà di mente. Sembra filmato col cellulare (altro che buon uso dei colori) all'interno di una "casa protetta" dove si consuma un dramma tutto suo (del regista) con una visione troppo personale e un pò maniacale, fuori dalla realtà. Se può essere bello fare il "pride" per esprimere la propria protesta e la gioia delle proprie scelte sessuali la vita non può essere rappresentata come un pride continuo: ma che film ha visto 'sto regista, da dove "emerge"? Sembrerebbe da uno stereotipo perenne come sua unica e limitata visione della vita.
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Più la saga di una setta che la storia di una famiglia allargata o di un gruppo di persone che condivide in modo davvero libero principi nuovi (ma sani!) e libertà di vita, libertà sessuale e vera libertà di mente. Sembra filmato col cellulare (altro che buon uso dei colori) all'interno di una "casa protetta" dove si consuma un dramma tutto suo (del regista) con una visione troppo personale e un pò maniacale, fuori dalla realtà. Se può essere bello fare il "pride" per esprimere la propria protesta e la gioia delle proprie scelte sessuali la vita non può essere rappresentata come un pride continuo: ma che film ha visto 'sto regista, da dove "emerge"? Sembrerebbe da uno stereotipo perenne come sua unica e limitata visione della vita. Vecchio, superficiale, datato e inutile, specie alla causa dei gay. Ho visto gente uscire prima della fine e...non erano suore cattoliche!
Trovo irriverente l'accostamento a Ozpetek e ancor più al genio di Almodovar fatto da Marzia Gandolfi; anhe troppo gentile la sua critica e, soprattutto, le due stelline.
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joe65
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sabato 7 aprile 2012
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un buon film.....
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Sicuramente un film da vedere , che ti fa stare un ora e mezza rilassato a gustarti una commedia semplice ma di forti messaggi sociali che non possono essere ignorati..... Lamberti ha saputo dirigere i suoi ragazzi per raccontare delle storie semplici e di tutti i giorni senza mai cadere nel banale.....
Poi riguardo Hermes , se fosse stato girato con il cellulare come dice, sarebbe un successo ancor di più, visto che la fotografia è perfetta , e sicuramente in linea con la volontà narrativa di Lamberti di raccontare uno spaccato di realtà senza troppe illusioni e retroscena.....
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tagliaerbe
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venerdì 6 aprile 2012
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ecco una critica sensata
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E' la prima gay comedy italiana mai portata sullo schermo, Good as You, che trae ispirazione dall'omonima commedia teatrale di Roberto Biondi, e che per la prima volta racconta dall'interno la comunità gay, in tutte le sue sfaccettature, anche quelle della quotidianità e quelle legate a realtà come il Gay Pride, le feste del Mucca Assassina, club di punta della Capitale. E' un'esplorazione su un pianeta di “marziani” come l'ha definita ironicamente lo stesso regista Mariano Lamberti, che mostra come vivono questi “marziani”, chi sono e come sono.
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E' la prima gay comedy italiana mai portata sullo schermo, Good as You, che trae ispirazione dall'omonima commedia teatrale di Roberto Biondi, e che per la prima volta racconta dall'interno la comunità gay, in tutte le sue sfaccettature, anche quelle della quotidianità e quelle legate a realtà come il Gay Pride, le feste del Mucca Assassina, club di punta della Capitale. E' un'esplorazione su un pianeta di “marziani” come l'ha definita ironicamente lo stesso regista Mariano Lamberti, che mostra come vivono questi “marziani”, chi sono e come sono. Non c'è quindi la rappresentazione di un omosessuale in relazione al rifiuto della sua omosessualità da parte del contesto in cui vive, della società, della famiglia di origine. E' uno spaccato dei tanti quello rappresentato, che non ha pretese se non quelle del genere, di far divertire lo spettatore (sia omosessuale sia eterosessuale). E l'ambizione di toccare un tema come il desiderio di paternità e maternità delle coppie non eterosessuali.
Si gioca molto con gli stereotipi come quello di Marco, che gioca alla “pazza” del gruppo, della situazione, sempre auto-ironico, anche con se stesso: è una maschera consapevole. Generose le performance degli attori: non era una prova facile calarsi in determinati panni e risultare credibili, ma il risultato è senz'altro positivo. E' il caso di Enrico Silvestrin soprattutto, riuscito ad essere verosimile con la sua interpretazione. Buona anche la sceneggiatura, che ha attinto dall'opera teatrale - il cui titolo è preso dalla slogan delle marce degli anni Sessanta degli omosessuali -. Colpo d'occhio per la fotografia, le cui tinte rappresentano un elemento fortemente caratterizzante del film.
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lupinpr
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domenica 8 aprile 2012
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troppo divertente!
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Piacevolmente sorpreso da questo film. Una commedia non volgare, leggera e veloce. C'è il mondo della chat a differenza di altri film che si basano ancora sul vecchio incontro casuale. Vengono toccati parecchi temi non molto approfonditi, ma in una commedia è giusto che sia così. Molto divertente! Assolutamente da vedere... peccato sia proposto in poche sale.
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tagliaerbe
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venerdì 6 aprile 2012
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non tutti ne parlano male, invidiosssi
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Gioco delle coppie in salsa gay, frizzante e briosa commedia tratta dall’omonima commedia teatrale di Roberto Biondi, ecco servito il piatto, piccantino quanto basta, di Good As You.
Il desiderio confessato dal regista Mariano Lamberti era di fare qualcosa di nuovo gettando uno sguardo non “sul” mondo gay ma “dal” mondo gay. Un intento che può dirsi riuscito.
Ed ecco un variopinto teatrino animato da personaggi-maschera, consapevoli di esserlo, che, proprio in una delle scene più eloquenti del film (una festa in piscina), finiscono per indossare realmente delle maschere e confessare nevrosi sentimentali, tradimenti, frustrazioni.
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Gioco delle coppie in salsa gay, frizzante e briosa commedia tratta dall’omonima commedia teatrale di Roberto Biondi, ecco servito il piatto, piccantino quanto basta, di Good As You.
Il desiderio confessato dal regista Mariano Lamberti era di fare qualcosa di nuovo gettando uno sguardo non “sul” mondo gay ma “dal” mondo gay. Un intento che può dirsi riuscito.
Ed ecco un variopinto teatrino animato da personaggi-maschera, consapevoli di esserlo, che, proprio in una delle scene più eloquenti del film (una festa in piscina), finiscono per indossare realmente delle maschere e confessare nevrosi sentimentali, tradimenti, frustrazioni. Certo, i cliché ci sono, ma quale commedia, a pensarci bene, non ne ha? E poi il fine è proprio quello dichiarato di voler giocare con gli stereotipi. Anzi, in qualche caso rivendicandolo addirittura con orgoglio. Due personaggi su tutti sembrano giocare volutamente e consapevolmente con lo stereotipo estremo, la lesbica “butch” (il maschiaccio per intenderci) e il gay-gay, interpretati dagli attori migliori del film: Elisa Di Eusanio (alle spalle un’importante palestra nel teatro) e Diego Longobardi (animatore e direttore artistico delle notti romane di “Muccassassina”).
Il film rappresenta, con una certa dose di leggerezza mista a disincanto, il caos colorato, un po’ folle e sfasato della realtà delle relazioni omosessuali. La “caotica normalità” in cui vivono le coppie gay mostra le unioni così come sono davvero, senza giudizi precostituiti. I problemi, le ansie, le paure, le speranze in fondo sono le stesse quando si parla di sentimenti. La ricerca della felicità è universale, gay o etero che sia l’orientamento sessuale.
Ciliegina sulla torta, i colorati (neanche a dirlo) titoli di testa con la canzone “The Lady in the tutti frutti hat” successo di Carmen Miranda degli anni Quaranta, qui cantato dalle gemelle Kessler.
Tutti i colori dell’amore, appunto. E la locandina arcobaleno che campeggia per le strade sta lì a dimostrarlo.
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tagliaerbe
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venerdì 6 aprile 2012
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e meno male che good as you c'è
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La prima commedia dichiaratamente gay in Italia cerca di dare un punto di vista radicalmente diverso dalle opere fin’ora viste sugli omosessuali, osservati nelle loro quotidiane difficoltà per ciò che concerne l’outing in famiglia e nel sociale.
Il rischio che comunque si correva era quello di dare spazio a troppi cliché, troppi stereotipi, personaggi estremizzati, ma Lamberti è riuscito a confezionare una commedia brillante, originale, frizzante e piena di colori, con un cast azzeccatissimo, ben diretto e con una fotografia che mette in risalto i luoghi più frequentati dalla ‘comunità glbt’ di Roma.
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La prima commedia dichiaratamente gay in Italia cerca di dare un punto di vista radicalmente diverso dalle opere fin’ora viste sugli omosessuali, osservati nelle loro quotidiane difficoltà per ciò che concerne l’outing in famiglia e nel sociale.
Il rischio che comunque si correva era quello di dare spazio a troppi cliché, troppi stereotipi, personaggi estremizzati, ma Lamberti è riuscito a confezionare una commedia brillante, originale, frizzante e piena di colori, con un cast azzeccatissimo, ben diretto e con una fotografia che mette in risalto i luoghi più frequentati dalla ‘comunità glbt’ di Roma.
La vera sorpresa del film è il personaggio di Mara, unica vera lesbica convinta, a differenza degli altri ‘etero-confusi’, mascolina nei tratti, “butch” fino al midollo, apertamente sincera, forse un po’ ‘macchietta’, ma il suo personaggio è quello più azzeccato e arrivato.
Altro personaggio centrale è Marco, il mitico Diego Longobardi del Muccassassina, ‘checca’ possessiva e isterica, ma che alla fine si rivela essere capace di una scelta talmente coraggiosa da spiazzare lo spettatore.
La scena forse più significativa risulta essere quella del post festa in maschera in piscina, surreale, in una spiaggia un po’ ‘pasoliniana’, che sa tanto di catarsi collettiva.
La colonna sonora, con tanto di sorelle Kessler al seguito, è da non perdere tra i titoli di coda.
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