Fire with Fire

David Barret ci propina un film normale che mescola violenza, corruzione e coraggio. Un vigile del  fuoco assiste alla morte di un  suo amico di colore e, salvatosi dal tentativo di farlo uccidere, decide di testimoniare contro il boss, autore dell’omicidio, ma da questo momento in poi la sua vita cambia. Detto così può sembrare un film banale e, dispiace dirlo, è proprio così! Nonostante l’ottimo cast, il regista ci propina una storia semplice e un po’ troppo surreale, con un cittadino fino a quel punto abituato a salvare le persone dalle fiamme, che decide di vestire i panni del giustiziere della notte e far fuori un pericolosissimo boss e il suo esercito. E al di là dei classici vuoti di sceneggiatura, tipici dei film di genere dove si lascia spazio all’azione e poco alla riflessione, il film procede velocemente verso un finale che appare un po’ troppo scontato: difatti lo sbarbatello pompiere dimostra di saper incassare pugni ricevuti da uomini-armadio senza bisogno di cure, il tutto con una sceneggiatura di contorno a tratti tragica: la donna di cui si innamora, allontanata per sicurezza, conserva ancora il vecchio cellulare, un hacker li rintraccia facilmente, e via dicendo. In definitiva un film mediocre che si avvale dell’interpretazione di un D’Onofrio in gran forma ma di una regia piatta e mai avvincente. Peccato. Poco sviluppato anche il tema della discriminazione razziale, con tanto di svastica tatuata sulla gola e mai nominata. Sembra solo un racconto di avvenimenti, senza spina dorsale e troppo melenso.