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Bella Swan (Stewart) si sposa: il suo matrimonio è organizzato e, dopo la festa, lei e il marito Edward (Pattinson) partono per la luna di miele su un’isoletta al largo di Rio. Lì Bella corona (finalmente) il suo sogno sessuale, ma quando scopre di essere incinta di Edward la paura afferra la comunità di vampiri. Chi è la creatura che letteralmente divora Bella dall’interno? Un vampiro? Un umano? Un mostro? I licantropi, quando scoprono che un membro si sta per aggiungere al clan dei Cullen si preparano per un massiccio attacco alla casa della famiglia, ma Jacob (Lautner), per proteggere la ragazza, di cui è ancora innamorato, si schiera con i Cullen. Bella partorisce e per salvarla Edward la trasforma in vampiro. I Volturi intanto preparano al vendetta. Quarto episodio della saga creata con successo da Stephenie Meyer. Avrebbe dovuto essere l’ultimo, dato che i romanzi sono quattro, ma come già per Harry Potter 7, la produzione ha voluto dividere in due il film (per questioni prettamente economiche). C’era un’unica grande domanda precedentemente questo film: ce la farà Bella a perdere la verginità, faranno finalmente l’amore, ci sarà del sesso? La risposta è sì, casto, ma c’è. È forse il migliore tra i film della saga, finora, poiché l’atmosfera melensa dei film precedenti, seppur ancora presente, è decisamente smorzata e l’opera raggiunge un apprezzabile grado di realismo con le tremende metamorfosi di Bella, costretta a bere sangue per non morire. Per quanto riguarda la trama poche sono le novità anche se la questione della gravidanza della ragazza apre porte interessanti (che naturalmente non vengono esplorate). Il successo di pubblico si ripete, le adolescenti accorrono, attirate dalla leggendaria notte nuziale di Bella, di cui tra l’altro il film mostra ben poco per evitare il divieto ai minori in USA. Condon (premio Oscar come sceneggiatore per il bel Demoni e Dei) di suo mette poco e la regia ricorda più una clip pubblicitaria o un videogioco che non un film e al tutto non giovano certo le tante, troppe, banali, carrellate circolari continue. All’atmosfera da pubblicità non fanno bene né la fotografia di Guillermo Navarro (premio Oscar per Il Labirinto del Fauno) né le musiche kitsch di Carter Burnwell. Sugli attori c’è poco da dire: Pattinson, seppur schiacciato da una sceneggiatura ridicola (sempre di Melissa Rosenberg), dimostra le sue doti d’attore; la Stewart è in piena tempesta ormonale e continua con le sue ridicole espressioni facciali e i sorrisetti sciocchini.
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