The Gerber Syndrome: Il contagio |
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Un film di Maxi Dejoie.
Con Valentina Bartolo, Elisabetta Fischer, Pia Lanciotti, Nicola Marchitiello, Anna Nevander.
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Titolo originale The Gerber Syndrome.
Horror,
durata 88 min.
- Italia 2011.
- Videa
MYMONETRO
The Gerber Syndrome: Il contagio
valutazione media:
2,94
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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e ora qualcosa di completamente diverso...di sonoautarchicoFeedback: 100 |
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martedì 16 aprile 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Guardando questo film ho pensato: "cosa c'entra con il panorama cinematografico che normalmente registi e produttori italiani ci propinano?". Non si tratta di una commedia nè di un film sulla seconda guerra mondiale o sulla mafia. Non parla di giovani disoccupati in crisi nè di coppie di trentenni con problemi esistenziali. E' un mockumentary, un finto documentario. Un genere davvero inconsueto da queste parti. E questo, per me, è già una cosa notevole. Entrando nel merito, l'opera di Dejoie coinvolge emotivamente fin dal primo minuto anche grazie all'ottima colonna sonora che accompagna in modo preciso l'evolversi della storia. Decisamente molto convincenti gli attori. In un prodotto di questo tipo è sempre difficile risultare credibili. Una nota di pregio la meritano il dottore (Sax Nicosia) e la ragazza infetta (Valentina Bartolo). Straziante la scena in cui Melissa scopre di essere malata. Non mancano, però, i punti di criticità. La storia non è sicuramente tra le più originali e la carenza di mezzi (alleviata in parte dall'ottimo montaggio) si nota in alcuni momenti che avrebbero potuto essere sviluppati meglio. La cattura dell'infetto e la rissa fuori dal locale notturno sono un po' tirate per i capelli. Credo che un lavoro più attento sulla sceneggiatura avrebbe reso questo film quasi perfetto. Detto questo, si capisce che Dejoie, pur essendo alla sua prima esperienza, ha una buona padronanza del mezzo tecnico e una capacità visiva notevole. Sicuramente un prodotto esportabile, a differenza di molti altri, magari prodotti con mezzi infinitamente superiori. Per tutti questi motivi, mi sento di dover fare i complimenti al regista (ma anche ai produttori) che ha voluto confrontarsi con qualcosa di completamente diverso. Speriamo che la piccola fiammella che ha acceso questo film riporti il cinema italiano a guardare oltre i propri confini nazionali, come succedeva negli anni 60/70.
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