Nel momento in cui fu presentato a Venezia il nuovo film di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud, cominciai a fremere dall'attesa, tanto ho amato profondamente Persepolis; ero solo un po' perplesso dal fatto che la nuova traduzione cinematografica di un graphic novel dell'Artista persiana fosse reso in un film "in carne ed ossa".
Il duo di registi è riuscito nuovamente a farmi sognare...
"Pollo alle prugne", pur mantenendo la grazia e l'ironia di Persepolis, si distacca dal racconto autobiografico e realistico stretto per raccontare una colorata, affascinante, meravigliosa favola triste.
Nasser Alì, famosissimo violinista persiano, vede distrutto il proprio violino, e non riuscendo più a ritrovare la sua musica in nessun altro strumento, decide di lasciarsi morire.
La storia prende quindi il via da questa decisione e si dirama negli otto giorni successivi, gli ultimi 8 giorni di vita di Nasser, che, attraverso ricordi della giovinezza e del passato più recente, riflessioni, incontri, ci racconterà la sua storia ed i retroscena che lo hanno portato ad una decisione così drammatica.
Ma il film è solo apparentemente una semplice storia d'amore...
Dietro la favola romantica si nasconde poi una riflessione ben più seria e profonda sulla situazione iraniana e il rapporto tra l'Iran degli Ayatollah e gli artisti.
Diceva Khomeini: "Le penne che non scrivono di valori islamici vanno spezzate" e la Satrapi ci racconta la disperazione di un certo tipo di artisti iraniani, di tutta quella classe di artisti progressisti, davanti alle censure, ai divieti, ed il pessimismo per il rifiuto della propria Patria di sostenere ed appoggiare la propria arte.
Alla censura purtroppo non ci sono rimedi e nessun "pollo alle prugne" può ripagare il dramma dell'arte non espressa.
Il mio personale pensiero corre quindi al regista Panahi, condannato al silenzio artistico per 20 anni...
La struttura si compone di una complessa trama di flashback, racconti, digressioni, ellissi, con il reale che si incrocia e si confonde con il fantastico, il cinema tradizionale con il cinema d'animazione, in una suggestiva, onirica, opera il cui lirismo visivo e narrativo stupisce ed affascina ad ogni sequenza.
La delicatezza della narrazione della Satrapi, semplice e ironica, permette di riuscire a strappare sorrisi e lacrime senza mai cadere nel patetico. Il gusto per il colore fiabesco, per una certa atmosfera esotica, contribuiscono alla magia di un film praticamente perfetto in cui si sentono sia le influenze di un certo cinema francese, da Jeunet a Ocelot, ma anche un omaggio all'onirismo felliniano (la scena del "tuffo nel seno di Sophia Loren", con la celebrazione del corpo femminile, è un evidente riferimento)
A completare l'opera, un cast adatto, perfetto, dai protagonisti ai camei di prestigio di Chiara Mastroianni (che aveva già doppiato Marjane in Persepolis), di Isabella Rossellini e di Jamel Debbouze (in un duplice ruolo "favoloso").
Insomma... Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud continuano a far sognare e si confermano protagonisti di un certo cinema che fa della poesia e della delicatezza l'arma per arrivare agli animi degli spettatori.
Da vedere!
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