arciduchessa f. von polydor
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mercoledì 7 settembre 2011
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himizu vuole essere normale
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"Himitzu" vuol dire nascosto dal sole ed è il modo giapponese di chiamare la talpa.
Scroscia la pioggia su Keiko Chazawa e il rumore in sala è così reale che se ne percepisce l'odore.
"Conosco tutto, tranne me stesso", immobile continua a recitare la ragazza
e intanto scorrono immagini di un paesaggio ridotto a mucchi di macerie.
Yuichi Sumida vive in una baracca accanto al lago e sogna di essere normale.
Gli sfollati che vivono lì accanto, sono legati a lui da un affetto sincero.
Ma la situazione precipita. La madre fugge con l'amante.
Sumida in preda alla disperazione per le continue violenze fisiche e verbali,
uccide il padre ubriacone. Chazawa, follemente innamorata del giovane, capisce la verità.
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"Himitzu" vuol dire nascosto dal sole ed è il modo giapponese di chiamare la talpa.
Scroscia la pioggia su Keiko Chazawa e il rumore in sala è così reale che se ne percepisce l'odore.
"Conosco tutto, tranne me stesso", immobile continua a recitare la ragazza
e intanto scorrono immagini di un paesaggio ridotto a mucchi di macerie.
Yuichi Sumida vive in una baracca accanto al lago e sogna di essere normale.
Gli sfollati che vivono lì accanto, sono legati a lui da un affetto sincero.
Ma la situazione precipita. La madre fugge con l'amante.
Sumida in preda alla disperazione per le continue violenze fisiche e verbali,
uccide il padre ubriacone. Chazawa, follemente innamorata del giovane, capisce la verità.
Con il suo supporto il ragazzo decide di costituirsi e prova a sperare in un futuro migliore.
Il film è tratto dall'omonimo manga. Dopo la tragedia del 7 marzo ha subito modifiche di sceneggiatura
con il conseguente inserimento di sequenze documentarie.
Sono Sion, il regista che già l'anno scorso aveva affascianato il pubblico con Cold Fish,
ha mantenuto tratti grotteschi e violenti e composto una lirica ipperreale in forma di sogno lucido.
Himizu è un'opera estrema che affascina per la capacità di approfondimento psicologico
nei meandri della società giapponese contemporanea e
che racconta con grazia ontologica la sensibilità, la vulnerabilità e il coraggio delle giovani generazioni.
L'indagine si accomuna alle analisi della giovane artista giapponese Tabaimo
che con il suo Teleco-soup durante l'ultima Biennale d'arte aveva "immerso"
gli spettatori nelle contraddizioni della collettività nipponica.
Queste opere rivelano lo spaesamento di una nazione,
che riflette su stessa cercando la propria identità.
L' epistrofe "conosco tutto, tranne me stesso"
è un esempio verbale di questa investigazione.
Una sofisticata poetica esaltata dal particolare uso del suono che si frammenta in
contrappunto musicale sinfonico, elementi sonori meteorologici,
drammatizzazione del silenzio e melodia della parola.
In conferenza stampa il produttore ha detto che per fare un film come Himizu
"bisogna cogliere l'attimo in cui si ha una visione drastica della realtà
e poi trasformare quell'ispirazione in immagine cinematografica".
L'opera è in concorso, ma ha poche possibilità di vincere.
Soprattutto considerato che la giuria è composta principalmente da registi
con inclinazioni estetiche e filosofiche parecchio distanti da quelle di Sono.
Himizu resta comunque un capolavoro.
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tarantinofan96
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martedì 2 giugno 2015
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himizu, la talpa
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Un Giappone distrutto, sia moralmente che fisicamente, in cui il peso ricade sui giovani, in cui le persone vivono in uno stato di costante degrado ormai senza speranza.
Tutto questo fa da sfondo alla storia di Sumida, un ragazzo di 14 anni che vive una situazione familiare travagliata ed è costantemente picchiato dal padre.
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Un Giappone distrutto, sia moralmente che fisicamente, in cui il peso ricade sui giovani, in cui le persone vivono in uno stato di costante degrado ormai senza speranza.
Tutto questo fa da sfondo alla storia di Sumida, un ragazzo di 14 anni che vive una situazione familiare travagliata ed è costantemente picchiato dal padre. Un giorno Sumida farà la conoscenza di Chazawa, una ragazza che proverà a stargli vicino in ogni momento.
Himizu è un pugno nello stomaco, un film che scuote fortemente lo spettatore grazie alla sua drammaticità e alla sua violenza molto più concettuale che visiva, ma comunque sconvolgente in certi punti.
Himizu è un grido disperato che cerca di ritrovare un barlume di speranza in mezzo a tanta disperazione.
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andrej
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mercoledì 12 aprile 2017
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un altro capolavoro mancato
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Anche questo film, come altri del regista Sion Sono (Suicide club, Love exposure) mi ha dato l'impressione di un capolavoro mancato. Ci sono alcune ottime e potenti idee (come quella del parallelismo fra la devastazione naturale dello tsunami e la devastazione esistenziale delle giovani vite dei due protagonisti) e parecchie scene drammatiche e commoventi che non possono non affascinare e coinvolgere gli spettatori; la regia, nei suoi momenti di grazia, sa essere davvero grande; i personaggi, positivi o negativi che siano, sono tutti ben delineati, nel bene e nel male, suscitando forte simpatia o altrettanto forte antipatia e in ogni caso contribuendo alla partecipazione emotiva degli spettatori alla vicenda; la giovane protagonista femminile e’ adorabile; e a tutto questo si aggiunge l'ottima recitazione da parte di tutti gli attori, ben calati nella loro parte e assolutamente convincenti.
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Anche questo film, come altri del regista Sion Sono (Suicide club, Love exposure) mi ha dato l'impressione di un capolavoro mancato. Ci sono alcune ottime e potenti idee (come quella del parallelismo fra la devastazione naturale dello tsunami e la devastazione esistenziale delle giovani vite dei due protagonisti) e parecchie scene drammatiche e commoventi che non possono non affascinare e coinvolgere gli spettatori; la regia, nei suoi momenti di grazia, sa essere davvero grande; i personaggi, positivi o negativi che siano, sono tutti ben delineati, nel bene e nel male, suscitando forte simpatia o altrettanto forte antipatia e in ogni caso contribuendo alla partecipazione emotiva degli spettatori alla vicenda; la giovane protagonista femminile e’ adorabile; e a tutto questo si aggiunge l'ottima recitazione da parte di tutti gli attori, ben calati nella loro parte e assolutamente convincenti. Eppure, nonostante tutte queste buone qualita', il film nel suo insieme non funziona... Cosa manca ? Come in tanti altri film del regista, quello che manca, o meglio che viene meno col progredire della pellicola, e’ il senso della misura e del limite; i primi 40 minuti del film sono equilibrati, misurati, perfetti e percio’ altamente drammatici e commoventi, tali da far davvero pensare a un capolavoro annunciato; ma poi e’ come se all’autore sfuggisse il controllo della situazione: ne derivano (come in Love exposure) eccessi del tutto improbabili e controproducenti (come i genitori snaturati di entrambi i protagonisti che vorrebbero indurre i figli al suicidio o il protagonista maschile che, da amante depresso e malinconico dell’aurea mediocritas e della vita tranquilla, si improvvisa di colpo torvo giustiziere di teppisti e squilibrati), situazioni poco attendibili (il buon vecchio che ruba milioni di yen per aiutare il giovane amico e, pur avendo bisogno di soldi piu’ ancora di lui, li usa tutti per aiutarlo, senza riceverne neppure un grazie; un maschio adolescente che rifiuta costantemente la corte implacabile di una bella coetanea innamorata; la ragazza che, ripetutamente e assai malamente respinta, si ostina e persevera nell’inseguirlo come se questi fosse l’unico uomo rimasto al mondo), atteggiamenti e dialoghi ampiamente sopra le righe, toni eccessivi e costantemente e fastidiosamente gridati, inutili ripetizioni di situazioni simili. E tutto questo purtroppo non puo’ non pesare sull’impressione complessiva che il film lascia di se’ allo spettatore: un film intenso e originale, ma certo non il capolavoro che avrebbe potuto essere.
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