Gianni e le donne

Donne che assediano l'uomo in disarmo

Assediato dalle donne, donne frettolose, attraenti, affettuose, indifferenti, Gianni, a 60 anni, subisce in mite malinconia un prepensionarnento che lo relega nelle mansioni domestiche, nell’invisibilità: il caffè la mattina alla moglie che corre a lavorare, le confidenze della figlia che corre all’università, il cane da portare a spasso assieme al cane della bella giovane vicina, la spesa al mercato dalla ridente e opulenta ortolana, la vecchia marnma, 96 anni, che lo chiama per farsi servire lo champagne mentre gioca a carte con le sue arzillissime amiche. Il tentativo di diventarne il tutore in modo da poterne vendere la beffissima villa immersa in un grande giardino, fallisce miseramente: «Sei tu da tutelare, non tua madre», gli dice l’amico avvocato che lo sprona a trovarsi avventure, come uno dei vecchi sempre seduti in tuta davanti a un bar, che se la fa con una appetitosa tabaccaia.
Gianni è Gianni Di Gregorio, quel grande attore, e brillante regista, che ha già interpretato, scritto e diretto Pranzo di Ferragosto, il carinissimo filmino che, con le sue quattro sconosciute vecchie protagoniste, è diventato un inaspettato successo di pubblico e critica nel 2008. Qui, in Gianni e le donne, prosegue la sua autobiografia inventata, con la stessa intelligenza, ironia, capacità di divertire con garbo ed eleganza e lastessa ingioiellata e sublime Valeria de Pranciscis Bendoni, nel ruolo memorabile della madre aristocratica ultranovantenne, che vive alla grande non mollandogli un euro per rimpinguare la di lui magra pensione, e preparandogli, maternamente, l’ennesima fregatura.
Il film, fuori concorso al Festival di Berlino (invitati due soli italiani, questo e Qualunquemente di Albanese, tutti e due in sezioni laterali fuori concorso), coglie con incalzante leggiadria il tempo sospeso degli uomini estraniati dal pensionamento, ma anche di quelli giovani che hanno smesso di cercare un lavoro che non c’è; imbrigliati in quello vitale delle donne, indaffarate, positive, impegnate nel presente; certe del futuro: le vecchie e le giovani, la badante dell’est e la separata felicemente libera, la compagna di scuola di un tempo e le due ridenti belle indisponibili, la ragazza che si prepara agli esami e quella che pensa solo a divertirsi. Donne che paiono, almeno a Gianni, del tutto autosufficienti, capaci di lusinghe e di fughe, in grado di prendersi, ma anche di fare a meno, degli domini. Donne che desidera, con cui vorrebbe sentirsi di nuovo un uomo, ma che gli sfuggono gentili, affettuose, mentre il mondo attorno a lui si fa sempre più popolato di altri vecchi, vecchi che vanno a spasso col cane, vecchi soli che si siedono sulle panchine del parco e gli rivolgono la parola, vecchi che guardano il sole tra gli alberi, vecchi e Viagra, vecchi e droga, vecchi e il rifugio dei sogni.
Attori e soprattutto attrici geniali, c’è pure una Lilla Silvi, chissà se è la stessa che birichina, settant’anni fa, in piena guerra, faceva mossette in Scampolo e Violette nei tuoi capelli. Lo è.
Da La Repubblica, 12 febbraio 2011


di Natalia Aspesi, 12 febbraio 2011