Detachment - Il distacco |
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Un film di Tony Kaye.
Con Christina Hendricks, Adrien Brody, James Caan, Lucy Liu, Bryan Cranston.
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Titolo originale Detachment.
Drammatico,
durata 97 min.
- USA 2011.
- Officine Ubu
uscita venerdì 22 giugno 2012.
MYMONETRO
Detachment - Il distacco
valutazione media:
3,60
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Magnifico ritratto dolente di un insegnantedi donni romaniFeedback: 23283 | altri commenti e recensioni di donni romani |
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giovedì 21 giugno 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'ambientazione scolastica non deve fuorviare, perchè Detachment non è un film di genere scolastico, non solo. E' un'analisi malinconica e struggente dell'esperienza umana, un caleidoscopio di emozioni scarne, estreme, vibranti, un viaggio nei fallimenti e nelle speranze più sincere che appartengono anche a chi è costretto ai margini della società. Henry Barthes, un magistrale Adrian Brody, trattenuto, intenso e sofferente, è un supplente. Non un insegnante di ruolo quindi, ma un eterno irrisolto, migrante da una scuola all'altra. E il fatto che lo sia per scelta ci dice molto sulla sua natura schiva, a margine, a prescindere, quasi che la vita sia per lui un susseguirsi di sostituzioni, uno spostarsi da una scuola all'altra, da una realtà all'altra, da un progetto all'altro senza legarsi a nessuno, senza mettere mai radici, senza tentare di ancorare se stesso. Frutto questo di un trauma lontano che conosceremo attraverso flashback colorati di rosso sangue, rosso vergogna, rosso rabbia. Un trauma che se pure lo rende quasi impermeabile alla vita non lo rende però incapace di comunicare con i suoi studenti, ragazzi allo sbando incapaci di immaginare uno scopo, un progetto, un sogno. Le vite senza futuro di questi adolescenti spaventati sono magnificamente intrecciate alle vite degli insegnanti, svuotati dal loro ruolo sociale, frustrati dalla mancanza di mezzi e soli di fronte al fallimento personale e sociale. L'assenza delle figure genitoriali è assoluta - la serata Insegnati-Genitori va tristemente deserta e gli insegnati sconsolati si domandano "Ma dove sono finiti i genitori, dove sono finiti i tempi in cui si affollavano qui preoccupati per i loro figli?", ma è solo una delle tante domande che cadono nel vuoto della realtà estrema che fa da palcoscenico alle emozioni private, privatissime dei volti spaesati - poco conta che siano adolescenti o adulti, insegnanti o alunni - dell'umanità intera. Due soli legami rompono la solitudine e la desolazione di Barthes, quello con il nonno ricoverato in casa di cura, e le scene crude e realistiche del cronicario sono schiaffi lucidi e feroci che Kaye ha il coraggio di non ammantare di stolido pietismo, e quello con una prostituta bambina, che tenta di salvare dalla strada ospitandola in casa. Le soluzioni visive e grafiche originalissime, la capacità di scavare nei volti e negli sguardi silenziosi dei protagonisti fanno di Detachment un film solido, emozionante, toccante ma anche ruvido e spigoloso, senza facili vie d'uscita, senza redenzioni o rivincite. L'alunna più dotata non riuscirà comunque a superare le umiliazioni dei compagni e di un padre arido, l'insegnante più volenteroso non riuscirà comunque a superare la barriera di indifferenza dei ragazzi e la scenata della psicologa Lucy Liu ad un'alunna disinteressata al proprio futuro scolastico è uno sfogo reale sulla delusione che ogni adulto prova quando vede un giovane buttare via la propria vita. Non c'è lieto fine - se non in un abbraccio tra Barthes e la prostituta affidata ad una casa famiglia - non c'è messaggio facile o consolatorio, ma c'è tutta la umana pietas, tutto il coraggio di guardare nell'abisso dell'animo umano senza pregiudizio nè indulgenza e c'è soprattutto la forza di tradurre in immagini potenti ciò che solitamente è affidato alle parole, lasciando che siano i corpi e i gesti a comunicare disperazione e dolore. Un'unico rammarico, che in Italia questo capolavoro esca a fine giugno, con le sale semivuote.
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