Veronika decide di morire

Veronika Deklava (Sarah Michelle Gellar) è giovane e bella, vive a New York, ha un bell’appartamento, un buon lavoro ma non è felice. Decide di porre fine alla vuotezza della sua esistenza con un overdose di pillole, ma il tentativo fallisce. Al suo risveglio successivo a due settimane di coma, si ritrova in una clinica psichiatrica, diretta dal Dottor Blake (Davis Thewlis), medico dai metodi poco ortodossi.  Veronika è sopravissuta, e viene messa al corrente che il gesto estremo le ha causato seri danni cardiaci, e che non le resta molto da vivere. Consapevole delle sue condizioni e al centro di una situazione del tutto nuova ed inusuale, e grazie anche all’amore per un altro paziente della clinica, Edward (Jonathan Tucker), Veronika riscopre lentamente il gusto per la vita.
Tratto dall’omonimo best seller di Paulo Coelho e diretto dalla regista Emily Young (Kiss of Life), il film riesce decisamente a far passare il messaggio principale del romanzo, anche se viene riprodotto sullo schermo in maniera molto più semplicistica. Nel romanzo, Coelho si concentra molto sul processo di liberazione di Veronika dalla costrizione di un’esistenza che sembra non appartenerle e del suo viaggio alla scoperta di se stessa, passante attraverso il confronto con la morte imminente e la conseguente deresponsabilizzazione. La resa cinematografica si sofferma in misura maggiore sulla love story di Veronika con Edward, ragazzo coinvolto in un incidente automobilistico in cui ha perso la fidanzata e da allora confinato in uno stato di perenne silenzio. Due giovani dal passato diverso ma accomunati da percorsi molto simili.
Il film risulta a tratti lento, ma è comunque sorretto da una colonna sonora estremamente coinvolgente, e dalle buone interpretazioni degli attori, su tutti una toccante Melissa Leo nella parte di Mari, altra paziente della clinica, e della protagonista. Nel tentativo di scrollarsi di dosso l’etichetta di Scream Queen, (Scream 2, The Grudge, The Return, Possession) Sarah Michelle Gellar dà probabilmente una delle migliori interpretazioni della sua carriera “post-buffy”, con una performance forte e onesta, mai urlata o esagerata.