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                Se ne possono dire cose opposte, stimarlo per il coraggio o detestarlo per la presunzione, entrambe le reazioni sarebbero giustificate. Ed in realtà coesistono. 
L'operazione ha molto in comune con Takeshis', ma se il (meta)film del 2005 era prettamente autoreferenziale, stavolta si gioca sui generi, e la ricerca sconclusionata di un copione che sia gradevole al pubblico è esplicitata da una voce over. Nella prima metà vengono accennati una decina di incipit differenti: stile Ozu, in b/n, l'horror che piace tanto rifare agli americani, la fantascienza, il film anni '50, il wuxia, svariate storie d'amore, tutte troncate da riflessioni secche sull'inadeguatezza del progetto o da inattese divagazioni. Kitano ha fatto tutto, ha detto di non voler più girare film yakuza, e quello che vuole mettere in scena è solo la sua confusione. Prendendoci e prendendosi spietatamente in giro. Nella seconda parte si assesta su un plot ancora più lunatico, molto alla Getting Any, e in generale molto televisivo.
Credo sia l'unico suicidio cinematografico perfettamente consapevole e ricercato. E riuscito, dal momento che il film, oltre che in Giappone, è stato visto solo in una manciata di festival. Se Takeshis' ha per la massima parte una regia paragonabile alle opere precedenti (ed ha una vena amara), Kantoku è spesso buttato lì come viene (ed è in toto un film demenziale). Ed alcune gag sono davvero agghiaccianti, su tutte un pupazzo-Zidane che abbatte i suoi nemici a testate. Cose così in Italia a Natale ne piovono.
Eppure.
Eppure l'ossessione e la sincerità con cui quest'uomo si fa del male ha qualcosa di terribilmente poetico e affascinante. L'amarezza è propria del film nella sua esistenza, quella di un amico che fa seppuku, facendo realmente del male alla parte di lui che ti è dato conoscere. Si autodiagnostica un totale disfacimento celebrale, ma ogni volta che si trova in una situazione pericolosa si sostituisce con un manichino, oggetto di angherie ed incline al suicidio. E' sostanzialmente inattaccabile. E poi "Beat" Takeshi ogni tanto ti guarda in camera e ti fa l'occhiolino, a te che hai visto e rivisto Hana-bi ed hai creduto nell'onnisciente Zatoichi. Che erano, però, Kitano che faceva cinema. GLORY TO THE FILMMAKER!, qui c'è solo Kitano.
             
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