chiari alessandro
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lunedì 26 maggio 2008
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l'orrore della follia umana
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Film secco, scarno, essenziale, potente, girato in un bellissimo BN che ne esalta (anche se non ce ne sarebbe certamente bisogno) la sconvolgente drammaticità. Iniziando con un incipit abbastanza soft, è forse poi difficile credere che le scene che scorrono sotto gli occhi possano appartenere alla realtà e non solo alla finzione scenica ma è altrettanto vero che più volte (ricordate, qualche decina di anni fa, la Piovra e le sue storie di rifiuti tossici sepolti nelle viscere della terra?) la fiction è riuscita a fare da precursore alle più sconcertanti verità. E non è forse vero che la follia umana non conosce limiti? Non mettetevi a sedere se non avete un’ora e mezzo di tempo a vostra disposizione perché, una volta seduti, non vi alzerete più sino all’amarissimo epilogo che toglie qualsivoglia speranza (quella speranza che, fino a pochi minuti prima, avevamo ancora flebilmente coltivato) a tutto il genere umano.
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Film secco, scarno, essenziale, potente, girato in un bellissimo BN che ne esalta (anche se non ce ne sarebbe certamente bisogno) la sconvolgente drammaticità. Iniziando con un incipit abbastanza soft, è forse poi difficile credere che le scene che scorrono sotto gli occhi possano appartenere alla realtà e non solo alla finzione scenica ma è altrettanto vero che più volte (ricordate, qualche decina di anni fa, la Piovra e le sue storie di rifiuti tossici sepolti nelle viscere della terra?) la fiction è riuscita a fare da precursore alle più sconcertanti verità. E non è forse vero che la follia umana non conosce limiti? Non mettetevi a sedere se non avete un’ora e mezzo di tempo a vostra disposizione perché, una volta seduti, non vi alzerete più sino all’amarissimo epilogo che toglie qualsivoglia speranza (quella speranza che, fino a pochi minuti prima, avevamo ancora flebilmente coltivato) a tutto il genere umano. Come ogni film sottotitolato è da vedere e poi rivedere per poterlo apprezzare al meglio, anche se basta la prima visione per farlo appiccicare alla pelle come una sanguisuga indefessa.
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raffaele palazzo
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martedì 8 gennaio 2008
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13 tzameti
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Che bella sorpresa questo film. Un noir coi fiocchi. Un affresco duro e spietato, composto da un autore Gela Babluani che scruta dentro Sebastian, curioso emigrato che cerca solo di sopravvivere lavorando come può e appena sente di una busta e di un contatto si precipita come un affamato senza neanche immaginare la portata della “sorpresa”.
Ritorna una sorta di roulette russa ma ancor più spietata di quella del cacciatore. Qui i morti a differenza di alcuni movie americani che regalano solo sangue sanno dove vanno incontro e lasciano tutti scommettere sulle loro teste perché poveri con le pezze al culo oppure perché non gli frega ormai più niente. Qui di sangue non se ne vede nemmeno una goccia ma senti ‘atmosfera pervasa da questa strana sensazione.
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Che bella sorpresa questo film. Un noir coi fiocchi. Un affresco duro e spietato, composto da un autore Gela Babluani che scruta dentro Sebastian, curioso emigrato che cerca solo di sopravvivere lavorando come può e appena sente di una busta e di un contatto si precipita come un affamato senza neanche immaginare la portata della “sorpresa”.
Ritorna una sorta di roulette russa ma ancor più spietata di quella del cacciatore. Qui i morti a differenza di alcuni movie americani che regalano solo sangue sanno dove vanno incontro e lasciano tutti scommettere sulle loro teste perché poveri con le pezze al culo oppure perché non gli frega ormai più niente. Qui di sangue non se ne vede nemmeno una goccia ma senti ‘atmosfera pervasa da questa strana sensazione. Vittime consapevoli.
Sebastiane rappresenta l’agnello tenero e timido in un mondo di leoni che cerca di crocifiggerlo. Un a realtà che indaga anche sulle modalità sbarazzine di alcuni personaggi che trovano divertente e proficuo lo spettacolo di uomini in circolo che puntano una pistola in testa ad un altro senza poterli guardare negli occhi.
E’ proprio varcando questa soglia che Sebastiane perderà alcuni dei suoi valori.
Tecnicamente il film gode di una straordinaria fotografia in b/n. Le inquadrature osservano le facce tristi e quasi mai sorridenti dei personaggi
Il cast vede un nuovo protagonista George Babluani(un immigrato russo in francia), Pascal Bongard,Philippe Passon, Vania Villers.
Da vedere assolutamente.
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ennio
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venerdì 16 novembre 2018
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solo uno sopravviverà
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La roulette russa del "cacciatore" rimarrà la più famosa roulette russa del cinema, certo. Ma "il cacciatore" aveva bisogno del colore, aveva bisogno di recitazioni hollywoodiane condite di battutine salaci e gigioneggiamenti alla De Niro. In "13 tzameti" invece non ci sono battutine spiritose e mimiche facciali nei protagonisti, ma solo una lucida rappresentazione di un'ipotetica realtà, feroce ma possibile. Un B/N quanto mai azzeccato quello di Babluani. Non c'è spazio per i sentimenti in questo film, nemmeno per la pietà del regista che disegna un finale tetro e senza speranza che ricalca tutto il film.
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La roulette russa del "cacciatore" rimarrà la più famosa roulette russa del cinema, certo. Ma "il cacciatore" aveva bisogno del colore, aveva bisogno di recitazioni hollywoodiane condite di battutine salaci e gigioneggiamenti alla De Niro. In "13 tzameti" invece non ci sono battutine spiritose e mimiche facciali nei protagonisti, ma solo una lucida rappresentazione di un'ipotetica realtà, feroce ma possibile. Un B/N quanto mai azzeccato quello di Babluani. Non c'è spazio per i sentimenti in questo film, nemmeno per la pietà del regista che disegna un finale tetro e senza speranza che ricalca tutto il film.
Avercene di film crudi e asciutti come "13 tzameti".
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guidobaldo maria riccardelli
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lunedì 30 maggio 2016
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esistenze ridotte a cifre
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Giovane carpentiere immigrato, causa la propria curiosità ed avarizia, si addentrerà in un mondo squallido e senza remore, sotteraneo e segreto.
A metà strada tra giallo d'annata e noir: se la prima parte infatti strizza l'occhio agli stilemi classici del genere, con i suoi indizi, le frasi captate, gli oggetti celati, la seconda metà dell'opera ricade in quell'aura di noir decadente e nichilista, fatto di dialoghi limitati e trancianti, in quello che sostanzialmente si rivela essere un non-luogo.
Géla Babluani dimostra di conoscere il mestiere, ricorrendo ad un azzeccato bianco e nero volto ad appiattire ogni vitalità e speranza sul volto dei protagonisti, confusi tra la scenografia, l'ambiente, che arriva persino a fagocitarli.
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Giovane carpentiere immigrato, causa la propria curiosità ed avarizia, si addentrerà in un mondo squallido e senza remore, sotteraneo e segreto.
A metà strada tra giallo d'annata e noir: se la prima parte infatti strizza l'occhio agli stilemi classici del genere, con i suoi indizi, le frasi captate, gli oggetti celati, la seconda metà dell'opera ricade in quell'aura di noir decadente e nichilista, fatto di dialoghi limitati e trancianti, in quello che sostanzialmente si rivela essere un non-luogo.
Géla Babluani dimostra di conoscere il mestiere, ricorrendo ad un azzeccato bianco e nero volto ad appiattire ogni vitalità e speranza sul volto dei protagonisti, confusi tra la scenografia, l'ambiente, che arriva persino a fagocitarli.
Pellicola raffinata e curata, propone un sottotesto impegnato quanto fin troppo esplicito, ma lodevole, venendo a mancare parzialmente nel campo delle interprtazioni, specie quella del protagonista, George Babluani, decisamente statico.
Ben lontano da caratterizzarsi anche solo come perla, rimane opera ben strutturata e diretta, dotata di uno charme non comune.
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