Tre metri sopra il cielo

Da quando l'ho visto non riesco a smettere di pensarci. Bisogna apprezzare i film che lasciano il segno nella nostra vita e questo lo fa. Scorsese affronta un viaggio nella psiche non semplice da compiere. Con una serie di flashbacks e sogni che si mescolano con la realtà, ci si immerge in un capovolgimento della realtà senza uguali.
Il film affronta diverse tematiche: le ricordi incurabili della guerra e della visione del campo di concentramento di dachao, la tematica della famiglia e sopratutto della malattia mentale. Affronta egregiamente la tematica riguardante il passaggio da una psicoterapia aggressiva e i trattamenti con l'elettroschok (all'epoca purtroppo in uso) ad una terapia farmacologia e basata sul dialogo con i pazienti che tenta un recupero degli stessi evitando di creare vegetali umani. La tematica principale è la malattia mentale che l'uomo in talune situazioni si crea per cercare di dimenticare una ferita terribile o un evento che ha tragicamente sconvolto la propria vita. Il "dimenticare" o "il voler dimenticare" che quel qualcosa sia successo davvero per riuscire a continuare a vivere senza dolore. Nel film bisogna stare attenti ai dettagli dei sogni del protagonista che rivela che c'è qualcosa di impreciso nei suoi ricordi: l'acqua mescolata al fuoco e al sangue,ecc.. D'effetto il finale. Non comprensibile a chi affronta la vita con superficialità o è abituato a vedere i film di Moccia o le commedie demenziali. Frase finale fondamentale di tutto il film: "E' meglio vivere da mostri, o morire da persone per bene?". In  quel caso la scelta è un suicidio tramite cancellazione coatta dei ricordi e dei pensieri, un "morire credendo di essere una brava persona" invece di decidere di continuare a vivere dopo aver "ricordato" l'evento che si voleva cancellare.