yawgmoth
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martedì 23 maggio 2006
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il modo giusto di vivere
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C'è poco da fare, Kitano è probabilmente il più grande regista giapponese contemporaneo e uno dei migliori a livello mondiale.
In questo struggente film un gangster da quattro soldi (Kitano) accetta di accompagnare Masao, un timido bambino di nove anni alla ricerca della madre che non ha mai conusciuto, il viaggio cambierà entrambi.
Si potrebbe dire a questo punto che ci troviamo davanti a un road-movie nel quale i protagonisti crescono durante il viaggio ma sarebbe decisamente riduttivo, questo film supera il genere road-movie, parla di poesia, di dolcezza, dello strano e bellissimo rapporto fra lo sbruffone di quartiere e il bambino e ne parla con silenzi e immagini di straordinaria intensità.
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C'è poco da fare, Kitano è probabilmente il più grande regista giapponese contemporaneo e uno dei migliori a livello mondiale.
In questo struggente film un gangster da quattro soldi (Kitano) accetta di accompagnare Masao, un timido bambino di nove anni alla ricerca della madre che non ha mai conusciuto, il viaggio cambierà entrambi.
Si potrebbe dire a questo punto che ci troviamo davanti a un road-movie nel quale i protagonisti crescono durante il viaggio ma sarebbe decisamente riduttivo, questo film supera il genere road-movie, parla di poesia, di dolcezza, dello strano e bellissimo rapporto fra lo sbruffone di quartiere e il bambino e ne parla con silenzi e immagini di straordinaria intensità.
Tutto il viaggio dà l'impressione di un viaggio onirico, i personaggi che i due incontrano sono surreali e non hanno nemmeno un nome, semplicemente rimangono il signor ciccione, il signor pelato e il signor poeta, tutti questi personaggi si ingegneranno per divertire il bimbo e fargli ritrovare la gioia di vivere.
Il film utilizza senza dubbio dei ritmi lenti e va visto scrollandosi di dosso gli ideali americano-europei centristi di film dal ritmo concitato dove non c'è mai un attimo di tregua o un silenzio che duri più di 6 secondi.
è un film poetico, in grado di far sorridere con la sua comicità surreale e commuovere con la sua intensità.
Consigliato a chi vuol commuoversi e sorridere, da guardare non da soli ma tenendosi per mano e soprattutto non con l'ottica occidentale dei film.
Per anni Kitano nei suoi film ha trattato il tema della morte, del modo giusto di morire e su questo tema ha girato film bellissimi come "Sonatine" "Hana-Bì" ma stavolta è diverso, dopo anni in cui è stato alla ricerca del modo giusto di morire, qui Kitano cerca il modo giusto di vivere.
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laurence316
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giovedì 8 novembre 2018
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potente elogio dell'infanzia e dell'amicizia
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Ritornando alle sue origini di comico TV, Kitano gira una commedia divertente e (almeno in apparenza) leggera, che riesce a non scadere nel sentimentalismo (checché ne dicano taluni critici), non è melensa né scontata, trova inaspettate svolte surreali, offre diverse scene memorabili ed è sostenuta dall'eccezionale colonna sonora ad opera di Joe Hisaishi che riesce sempre a caricare di ulteriori significati ogni sequenza, evocando le più disparate emozioni.
L'estate di Kikujiro (il nome deriva da quello del padre del regista) è a torto considerato un film minore dalla gran parte dei critici occidentali che non hanno compreso la svolta di Kitano proprio perché non sono riusciti a capire come non si tratti affatto di una svolta: solo superficialmente, infatti, è una semplice commedia on the road, mentre in realtà nasconde una complessità di temi non indifferente.
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Ritornando alle sue origini di comico TV, Kitano gira una commedia divertente e (almeno in apparenza) leggera, che riesce a non scadere nel sentimentalismo (checché ne dicano taluni critici), non è melensa né scontata, trova inaspettate svolte surreali, offre diverse scene memorabili ed è sostenuta dall'eccezionale colonna sonora ad opera di Joe Hisaishi che riesce sempre a caricare di ulteriori significati ogni sequenza, evocando le più disparate emozioni.
L'estate di Kikujiro (il nome deriva da quello del padre del regista) è a torto considerato un film minore dalla gran parte dei critici occidentali che non hanno compreso la svolta di Kitano proprio perché non sono riusciti a capire come non si tratti affatto di una svolta: solo superficialmente, infatti, è una semplice commedia on the road, mentre in realtà nasconde una complessità di temi non indifferente.
Inoltre, pur fra i suoi passaggi surreali e indubbiamente divertenti, è fortemente ancorata alla realtà. E non manca neppure della tipica malinconia dell'autore.
Consigliato alle famiglie, a bambini ed adulti, è un film potente, un elogio dell’infanzia privo di melensaggini, di facili moralismi e di nostalgia.
Un film "da scuola del cinema per far vedere in che misura sia riconoscibile lo stile di un cineasta-autore, qualunque cosa faccia" (Morandini).
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laurence316
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giovedì 8 novembre 2018
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potente elogio dell'infanzia e dell'amicizia
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Ritornando alle sue origini di comico TV, Kitano gira una commedia divertente e (almeno in apparenza) leggera, che riesce a non scadere nel sentimentalismo (checché ne dicano taluni critici), non è melensa né scontata, trova inaspettate svolte surreali, offre diverse scene memorabili ed è sostenuta dall'eccezionale colonna sonora ad opera di Joe Hisaishi che riesce sempre a caricare di ulteriori significati ogni sequenza, evocando le più disparate emozioni.
L'estate di Kikujiro (il nome deriva da quello del padre del regista) è a torto considerato un film minore dalla gran parte dei critici occidentali che non hanno compreso la svolta di Kitano proprio perché non sono riusciti a capire come non si tratti affatto di una svolta: solo superficialmente, infatti, è una semplice commedia on the road, mentre in realtà nasconde una complessità di temi non indifferente.
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Ritornando alle sue origini di comico TV, Kitano gira una commedia divertente e (almeno in apparenza) leggera, che riesce a non scadere nel sentimentalismo (checché ne dicano taluni critici), non è melensa né scontata, trova inaspettate svolte surreali, offre diverse scene memorabili ed è sostenuta dall'eccezionale colonna sonora ad opera di Joe Hisaishi che riesce sempre a caricare di ulteriori significati ogni sequenza, evocando le più disparate emozioni.
L'estate di Kikujiro (il nome deriva da quello del padre del regista) è a torto considerato un film minore dalla gran parte dei critici occidentali che non hanno compreso la svolta di Kitano proprio perché non sono riusciti a capire come non si tratti affatto di una svolta: solo superficialmente, infatti, è una semplice commedia on the road, mentre in realtà nasconde una complessità di temi non indifferente.
Inoltre, pur fra i suoi passaggi surreali e indubbiamente divertenti, è fortemente ancorata alla realtà. E non manca neppure della tipica malinconia dell'autore.
Consigliato alle famiglie, a bambini ed adulti, è un film potente, un elogio dell’infanzia privo di melensaggini, di facili moralismi e di nostalgia.
Un film "da scuola del cinema per far vedere in che misura sia riconoscibile lo stile di un cineasta-autore, qualunque cosa faccia" (Morandini).
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ctizen k
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sabato 18 agosto 2012
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uno dei film più belli al mondo
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Ancora una volta Kitano fa centro e lo fa con un film sentimentale e drammatico allo stesso tempo. Non è più lo Yakuza Movie visto con "Sonatine" o con il precedente "Violent Cop", qui il regista nipponico vuole giocare e scherzare con un bambino facendogli capire che la vita non è poi tanto male. Un Kitano anche qui poetico come in Hana-bi ma molto più giocherellone e comico. Il film riesce veramente ad incantare con persnaggi "pseudo felliniani" (di cui il regista è uno stimatore) che si muovono all'interno della storia. Un road movie (se così si può chiamare) pieno di sorprese e di divertimento. Consigliatissimo!
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marcom_to
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lunedì 4 maggio 2009
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stupendo film di takeshi kitano
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Commento personale. Chi conosce Takeshi Kitano sapra', come lui ha detto, che 'non pretendo di essere il migliore, ma nessuno e' migliore di me nel fare tante cose allo stesso tempo'. Kitano regista, attore, pittore, poeta, ideatore di videogiochi. Questo suo film e' uno dei migliori. Ottima la scelta delle musiche e delle ambientazioni. Tolto di dosso il ruolo di gangster affiliato alla Yakuza, nota mafia Giapponese, il regista e attore si cimenta nel ruolo di genitore 'di circostanza'. Durante il film Kikujiro accompagnera' un bimbo nel suo viaggio alla ricerca della mamma. Kitano, uomo critco (soprattutto verso la classe politica) ama il suo paese e le tradizioni. Adoro le sue espressioni del volto.
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Commento personale. Chi conosce Takeshi Kitano sapra', come lui ha detto, che 'non pretendo di essere il migliore, ma nessuno e' migliore di me nel fare tante cose allo stesso tempo'. Kitano regista, attore, pittore, poeta, ideatore di videogiochi. Questo suo film e' uno dei migliori. Ottima la scelta delle musiche e delle ambientazioni. Tolto di dosso il ruolo di gangster affiliato alla Yakuza, nota mafia Giapponese, il regista e attore si cimenta nel ruolo di genitore 'di circostanza'. Durante il film Kikujiro accompagnera' un bimbo nel suo viaggio alla ricerca della mamma. Kitano, uomo critco (soprattutto verso la classe politica) ama il suo paese e le tradizioni. Adoro le sue espressioni del volto. Amante delle moto, anni fa ebbe un incidente, il quale gli costo' una ricostruzione facciale. Degni di nota altri lungometraggi quali 'Fiori di Fuco' (i disegni del film sono i suoi, durante la degenza in ospedale per l'incidente in moto) e 'Zatôichi' nel ruolo del Massaggiatore.
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paola di giuseppe
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martedì 29 giugno 2010
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un bambino,un uomo,l'angelo campanellino e il mare
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Un bambino con due buffe alucce bianche applicate sullo zainetto azzurro corre verso la scuola.
E’ l’ultimo giorno prima delle vacanze.
All’uscita chiede al compagno cosa farà adesso. “Andrò al paese di mio padre, è bello, è vicino al mare “Beato te!”
Nove anni e tanta solitudine,d’estate è ancora peggio,finiti gli allenamenti a calcetto,partiti tutti i piccoli amici,nessun papà o mamma che facciano progetti per lui.La nonna lavora, pensa già a tutto, non può fare di più.
Bisogna inventarsi qualcosa,e cosa può inventare un bambino che non ha mai visto la mamma perché pare che sia lontana a lavorare? Andare a cercarla, ovvio!E lui parte,da solo,un bambino non sa quanto è brutto il mondo dei grandi.
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Un bambino con due buffe alucce bianche applicate sullo zainetto azzurro corre verso la scuola.
E’ l’ultimo giorno prima delle vacanze.
All’uscita chiede al compagno cosa farà adesso. “Andrò al paese di mio padre, è bello, è vicino al mare “Beato te!”
Nove anni e tanta solitudine,d’estate è ancora peggio,finiti gli allenamenti a calcetto,partiti tutti i piccoli amici,nessun papà o mamma che facciano progetti per lui.La nonna lavora, pensa già a tutto, non può fare di più.
Bisogna inventarsi qualcosa,e cosa può inventare un bambino che non ha mai visto la mamma perché pare che sia lontana a lavorare? Andare a cercarla, ovvio!E lui parte,da solo,un bambino non sa quanto è brutto il mondo dei grandi.
Lo intercetta la vicina di casa,quella che nelle fiabe normali sarebbe la fatina buona qui è una brunetta sbrigativa e decisa che, senza tanti preamboli,ordina a quel balordo un po’ catatonico di suo marito di accompagnare il piccoletto senza tante storie,veda piuttosto di farsi bastare i cinquantamila yen che gli dà.
Parte così la strana coppia,Masao, paffuto gnometto dall’aria triste e Beat Takeshi,buffo clown a metà tra Buster Keaton e Charlie Chaplin,per un lungo viaggio strampalato,mezzo a piedi e mezzo in autostop (i soldi lui se li è giocati alle corse in men che non si dica, e si è fatto anche dare i duemila yen di Masao).
Sulla strada c’è di tutto,camionisti sgarbati a cui rompere il tergicristallo con una pietrata,un poeta filosofo che ha “tempo da perdere” ed è convinto che le cose “basta chiederle con gentilezza per averle”, mimi e giocolieri spuntati al momento buono per dare un passaggio e improvvisare qualche numero,motociclisti metallari con una vocina tenue che danno senza fiatare l’ “angelo campanellino” appeso al manubrio al balordo,sempre pronto a far la voce grossa: “Dammelo, scemo, sennò ti smonto il motore!”.
In un’atmosfera da slapstick comedy, con gags disseminate a ripetizione,scorre tutta la violenza della realtà e i due esclusi l’attraversano,ma l’iconoclastia raggelante di Kitano compie il miracolo di raccontarcela così com’è, cioè normale, basta il fermo immagine sulla sua faccia,quando finalmente arrivano al paese della mamma di Masao e scoprono la realtà.
La ruvida scorza del burbero evita allo spettatore lacrime amare, ora bisogna ripercorrere all’inverso la lunga strada e tornare in città.
Sfila un Giappone on the road da gita domenicale fuori porta, giostre di paese, motel di asettica pretenziosità con statue disseminate e piscina incorporata, statali su cui non passa mai un autobus sotto il sole a picco, e il mare, quel mare stupendo, ampio, musicale e spumeggiante in fondo al campo lunghissimo della spiaggia vuota, dove Masao diventa un puntino lontano che piange.
Mentre le onde sonore di Hisaishi si mescolano a quelle del mare, i due si allontanano in silenzio lungo la riva e stavolta si danno la mano.
Kitano sposta le emozioni dalla superficie, le ricaccia giù nel profondo dove diventano materia vibrante, dolore che non ha parole, vita in corso d’opera.
Due destini possono incontrarsi anche così, ai bordi delle strade, e il nome, quel breve mucchietto di suoni che annulla le distanze tra gli uomini appare, alla fine, e sostituirà quel timido “signore” del piccolo Masao.
“Signore, qual è il suo nome?” , “Kikujiro! e adesso a casa di corsa”.
Piccola curiosità:Kikujiro è il nome del padre di Kitano.
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luca scialò
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giovedì 22 luglio 2010
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favola struggente con spruzzate di comicità
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Il piccolo Masao è un bambino abbandonato dai genitori che vive con la nonna materna. Con l'arrivo dell'estate e la fine della scuola, resta senza amici e in una mattina come tante, casualmente, ritrova delle vecchie foto da piccolo con la madre. Decide così di andarla a cercare, recandosi nella città dove vive da anni. Un'amica di famiglia decide di farlo accompagnare dal marito, Kikujiro, un uomo che vive alla giornata, senza tanti scrupoli, e quindi, non certo adatto per una "missione" così delicata. Dopo le prime inevitabili incomprensioni, i due inizialmente così distanti, inizieranno lentamente ad avvicinarsi grazie alle varie disavventure cui andranno incontro; e in fondo, anche a migliorarsi a vicenda.
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Il piccolo Masao è un bambino abbandonato dai genitori che vive con la nonna materna. Con l'arrivo dell'estate e la fine della scuola, resta senza amici e in una mattina come tante, casualmente, ritrova delle vecchie foto da piccolo con la madre. Decide così di andarla a cercare, recandosi nella città dove vive da anni. Un'amica di famiglia decide di farlo accompagnare dal marito, Kikujiro, un uomo che vive alla giornata, senza tanti scrupoli, e quindi, non certo adatto per una "missione" così delicata. Dopo le prime inevitabili incomprensioni, i due inizialmente così distanti, inizieranno lentamente ad avvicinarsi grazie alle varie disavventure cui andranno incontro; e in fondo, anche a migliorarsi a vicenda...
Takeshi Kitano abbandona per un attimo il connubio violenza-sentimenti tipico delle sue opere cinematografiche, e ci propone una favola agro-dolce, struggente ma che strappa altresì anche qualche sorriso qua e là, ironizzando spesso sui suoi protagonisti, rendendoli più familiari allo spettatore; come d'altronde ogni favola che si rispetti vuole, anche quelle più amare...
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