Ferdinando e Carolina |
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Un film di Lina Wertmüller.
Con Mario Scaccia, Isa Danieli, Sergio Assisi, Gabriella Pession, Silvana De Santis.
continua»
Commedia,
durata 102 min.
- Italia, Francia 1999.
MYMONETRO
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Due Cuori per una sola corona
di Marilena FrigiolaFeedback: |
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martedì 29 maggio 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Napoli, 4 gennaio 1825. Sono le ultime ore di vita per Ferdinando IV di Borbone. Ha le guance pallide, il respiro alternato, la bocca che mugugna suoni incomprensibili. A palazzo si prega per la sorte del Re, si accendono candele votive nella sua stanza, si spargono incensi balsamici e ci si raccomanda ai monili di San Gennaro. Peccato che le corna, gli effluvi e le orazioni servano a poco. Anche nel dormiveglia, l’uomo fatica a trovare la pace. La sua mente è rimescolio di allucinazioni grottesche, un cassetto aperto in cui s’intrecciano i disordini del cuore e le anime degli impavidi che persero la testa sotto il suo “scassatissimo” Regno. Urla disperate, visi barbarici macchiati dal sangue, fantasmi giacobini e spiritelli repubblicani sembrano uscire dall’oltretomba solo per rendergli amaro il trapasso terreno. Ferdinando combatte contro le immagini, annaspa ordini a destra e a manca, cercando di sotterrare l’ascia dei ricordi, ma egli ormai non ha più nulla di quel monarca forte che tagliava “capuzzelle” in nome d’un capriccio di Stato! E’debole, indifeso, vecchio, e lo scenario ce lo offre così, nel pieno dei suoi 74 anni, circondato dagli spauracchi di Luisa San Felice e dell’ammiraglio Caracciolo venuti apposta dall’aldilà per tirargli i piedi. Giammai! Piuttosto che invocare la grazia alle sue vittime, il re preferisce sostituire i ricordi aspri con dei piccoli affreschi di gioventù, quando l’esistenza era serena, priva di ombre rivoltanti. Ecco dunque i flashback prendere forma attraverso gli occhi del moribondo. L’atmosfera si divide, staccandosi dal palcoscenico d’origine. I colori cambiano. Da una tavolozza sfocata ci s’immerge in una cornice di pastelli vividissimi. Si ode il canto dolce delle lavandaie, il frullare armonioso degli usignoli di campagna ed una risata argentina che irrompe da dietro alla telecamera. Siamo nel 1759. Quella risata appartiene ad un bambino dal visetto arzillo, dai capelli biondi arruffati e dalle pupille chiare che trasudano d’esuberanza ingegnosa. Ferdinando è un lazzarone conclamato, un mattacchione impenitente, un cerbiatto selvaggio che ride, gioca e parla il napulitano stretto del popolo. Conosce la nobiltà del suo rango eppure la corona non è mai riuscita a frenare il suo spirito scugnizzo. Viene nominato Re di Napoli a soli 8 anni, quando il padre Carlo di Borbone si trasferisce sul trono spagnolo accanto alla fedele consorte, Maria Amalia di Sassonia. Al fianco del neo eletto troviamo le figure degli uomini che d’ora in poi s’incaricheranno della sua educazione : il ministro Tanucci, il principe di San Severo e l’abate Galiani. In poche parole. un signorotto casto dalla pazienza breve, un mago che si diverte a marmorizzare gatti ed un prete lezioso sempre in vena di bacchettate. La cerimonia avviene il 6 ottobre. Le stagioni passano, i mesi si alternano e gli anni bruciano l’orologio del tempo. Ferdinando è diventato un ragazzo. Un lazzarone impenitente che si dedica alle avventure amorose nei boschi, ai trastulli campagnoli, alla pesca ed alla caccia sfrenata. Non ha un briciolo di disciplina e la pesante eredità ricevuta da Carlo III rappresenta un umile fregio di cui vantarsi all’occorrenza “ tutto sommato fare o rrè è nu bellu mestiere!”. Complice della sua natura appassionata è la bella “principessella “ di Medina, una siciliana focosa molto abile nelle arti amatorie. Per averla accanto a sé, Ferdinando spedisce in quattro e quattr
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