Lo sguardo di Ulisse

L'artista nel realizzare un'opera non deve porsi altre finalità che quella di creare arte...Cosa importa chi ne fruirà?Sarà uno o dieci non importa.Come affermava il grande Oscar Wilde:"l'arte non deve cercare di farsi popolare,è il pubblico che deve diventare artistico".Con questo film siamo di fronte ad un capolavoro assoluto,in grado di far pensare e commuovere,di far meditare e coinvolgere,di far contemplare il bello artistico abolendo le coordinate spazio-temporali.

Ho visto e Sentito questa pellicola più volte. Ora ne scrivo qui e mi chiedo perché? Considerando che il gusto elitario che Angelopoulos richiede per questa visione non è cosa comune. Ciò che passa è la spettacolarità e una componente riflessiva che non "pesi" eccessivamente, possibilmente farcita da un velato sentimentalismo. Questo è il gusto del cittadino medio. E allora? Perché fare opere come Lo sguardo di Ulisse? Il Regista ne ricava artisticamente, certo, ma ciò paga? La minoranza a cui si rivolge, è sufficiente? Non credo. Purtroppo è così. Siffatti capolavori passano quasi in silensio, se non fosse per qualche cultore che, in una cerchia ristretta, ne parla. Risvegliare il buon gusto della collettività nell'era dei berlusconi e veline! Impresa erculea, a dir poco. [+]

Ho visto e Sentito questa pellicola più volte. Ora ne scrivo qui e mi chiedo perché? Considerando che il gusto elitario che Angelopoulos richiede per questa visione non è cosa comune. Ciò che passa è la spettacolarità e una componente riflessiva che non "pesi" eccessivamente, possibilmente farcita da un velato sentimentalismo. Questo è il gusto del cittadino medio. E allora? Perché fare opere come Lo sguardo di Ulisse? Il Regista ne ricava artisticamente, certo, ma ciò paga? La minoranza a cui si rivolge, è sufficiente? Non credo. Purtroppo è così. Siffatti capolavori passano quasi in silensio, se non fosse per qualche cultore che, in una cerchia ristretta, ne parla. Risvegliare il buon gusto della collettività nell'era dei berlusconi e veline! Impresa erculea, a dir poco. Sospendiamo il giudizio. Certo, l'idea del viaggio. Il viaggio. La parola pregnante di riflessione che rimanda ad altro, pur confermandosi nell'asserzione che la motiva. Un viaggio a ritroso in una Jugoslavia che non è più tale, stravolta da una irrazionale ragione(antiragione)storica motivata da pretesti di turno per i potenti di turno, nazioni o piccole politiche che siano. Non c'è responsabilità perché grandi sono le Responsabilità e ben costruite nella struttura atta a colpire. E colpisce e frantuma. E nulla resta se non macerie e fantasmi, come gli esuli che si spostano da un luogo all'altro e che il viaggiatore Keitel incontra incontrando se stesso, ciò che ne rimane. Il suo sguardo non coglie più nulla.Deve procedere con la memoria per stabilire un contrasto che sia sintesi tra il passato e il presente e volgersi all'autentico. Quindi un viaggio nella memoria, della parola trattenuta o reificata col suo rimando ad Alro, a quell'indefinibile forza che si riufiuta di accettare il non senso della Storia e le sue giustificazioni di comodo. Il macrocosmo come riflesso del microcosmo; l'esterno è lo specchio di un animo che cerca un suo simile: Angelopoulos realizza il suo film, dentro il quale un viaggiatore cerca un senso esistenziale che lo stravolgerà al pari di un personaggio kafkiano, uno spettatore vi legge di se stesso e vi entra leggendovi la trasfigurazione di un sentimento ancestrale: il senso della perdita. Il Regista, il personaggio e lo spettatore dentro la caverna platonica: voci discordanti che vanno nella stessa direzione ma su parallele diverse. La musica di Eleni Karaindrou è l'humus dell'opera di Angelopoulos. Non occorre dirne altro. E'tutto lì. [-]