Gli occhiali d'oro

   
   
   

In effetti, sì, povero Bassani... Valutazione 1 stelle su cinque

di Maria Cristina Nascosi


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sabato 25 novembre 2006

Probabilmente anche da questo film di Montaldo, tratto da una delle sue cinque storie ferraresi, Giorgio Bassani aveva preso le distanze, cosa che del resto aveva fatto con Il giardino dei Finzi Contini che De Sica aveva 'saccheggiato' nel 1970 dal suo romanzo omonimo e persino, dieci anni prima, con il concittadino Florestano Vancini, ed il suo La lunga notte del '43, un'altra storia ferrarese intitolata più sottilmente, in origine, Una notte del '43. E per questa sua ... autodifesa aveva sempre imposto che nei titoli di testa le pellicole riportassero la dicitura: Liberamente tratto da..., a scanso di equivoci e/o sovrapposizioni. Certo lui era stato soggettista e sceneggiatore in gioventù. La sua bellissima scrittura, il suo quasi blank verse, a tratti definita da qualcuno proustiana, mal sopportava incursioni spurie, non adatte al suo splendido ed isolato puritanesimo linguistico pure aperto, specie poeticamente, a tante novità, anche se il suo stile fu sempre un infinito, inquieto e mai sopito labor limae. Anche il suo essere editor per la Feltrinelli - in questa veste aveva scoperto Tomasi di Lampedusa ed il suo capolavoro, Il Gattopardo - lo aveva reso per sempre un aristocratico della scrittura, un puro di stile, senza cedimenti, senza compromessi inutili e slavati che avrebbero per sempre inficiato il suo sofisticato e continuamente elaborato lavoro . Gli occhiali d'oro rimane dunque, per Montaldo, un'occasione perduta: sfilacciato, con grandi dispersioni nella sceneggiatura che lascia sensi di vuoto e che vuole a tratti 'imitare' il comunque grande e navigato De Sica che aveva almeno 'reso' un buon prodotto, non riesce a dare nemmeno una pallida ombra del bel capo d'opera bassaniano, fatto di delikatessen per lo spirito e per la mente, già ad un primo...sguardo narrazioni visive, per immagini e che solo un Philippe Noiret, nella sua grandezza performativa, salva dalla catastrofe di un completo flop. Il testo filmico è stato ricordato, tra molti altri franco-italiani interpretati dal grande attore di Lille appena scomparso, nel corso di una premonitrice quanto melanconica tavola rotonda a lui dedicata a Firenze nell'ambito dell'ultima edizione, la XXI di France Cinéma, il piccolo grande imperdibile cinefestival dedicato al cinema dei nostri cugini d'oltralpe e diretto, con eroismo sempre più encomiabile da Aldo Tassone in collaborazione con la moglie Francoise Pieri fin dalle origini.

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