Fog

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Un film di John Carpenter. Con Janet Leigh, Jamie Lee Curtis, Adrienne Barbeau, Hal Holbrook, John Houseman.
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Titolo originale The Fog. Horror, durata 91 min. - USA 1980. MYMONETRO Fog * * * - - valutazione media: 3,25 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

La morte nella nebbia Valutazione 5 stelle su cinque

di Movieman


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giovedì 23 luglio 2020

 

Quando, nel 1979, John Carpenter tornò a dirigere un film per il cinema (dopo il magistrale “Halloween - la notte delle streghe” ed in seguito ad una breve parentesi televisiva), portò sullo schermo quella che, nonostante il look da morto vivente degli antagonisti,  è una vera e propria storia di fantasmi perché, di questo tipo di storie,  ha molti elementi: il vascello misterioso, la vendetta post mortem, la comunità minacciata, l’oro maledetto e, soprattutto, la presenza dapprima incombente e poi sempre più predominante, di una inquietante e soprannaturale nebbia. Carpenter e gli altri realizzatori ne sono pienamente consapevoli e la prova di questo è il prologo, una delle sequenze più belle, nel quale un vecchio ( che ha, non a caso, il cognome di uno dei più importanti scrittori di storie sul soprannaturale, Machen ) racconta il crimine che è alla base degli avvenimenti che seguiranno mentre è seduto, su una spiaggia, accanto un fuoco e davanti ad un pubblico di persone che lo stanno ascoltando, affascinate. E’ una scena archetipica: quando la televisione non imperava ancora, nelle serate, spesso ci si radunava accanto al fuoco ( che poteva essere quello di un bivacco oppure di un caminetto ) per ascoltare i racconti degli anziani e, soprattutto, i racconti sui fantasmi. Il racconto del vecchio si conclude, infatti, con la profezia secondo la quale le vittime di un omicidio ( alcuni lebbrosi, a bordo di un vascello di proprietà di uno degli sventurati, furono uccisi e depredati dell’oro che trasportavano sull’imbarcazione ) torneranno tra i vivi, cento anni dopo la loro morte, per chiedere un tributo di sangue ai discendenti dei loro assassini. Con l’oro degli sventurati venne, in seguito, fondata Antonio Bay, la cittadina costiera nella quale si svolge la storia. La narrazione si dirama, poi, in varie direzioni, presentandoci i personaggi: “Fog” è un film corale, non ha un personaggio centrale e questo accresce notevolmente la tensione perché tutti diventano potenziali vittime. Tutte le vicende iniziali di questi personaggi ruotano, inizialmente, intorno alla vita di questa cittadina che si sta apprestando a festeggiare il centenario della sua fondazione. Una serie di segnali sempre più cruenti e allarmanti, però, faranno capire loro che sta per succedere qualcosa di terribile e, fra le morti misteriose di alcuni pescatori e un diario trovato dal prete e contenente la scomoda verità sulla fondazione dell’abitato, diventa sempre più incombente la presenza di una minacciosa nebbia che viene dal mare per travolgere tutto e tutti con il suo carico di morte. Con il trascorrere del tempo, che qualche volta è cavaliere, “Fog” è stato ampiamente rivalutato ( ma il pubblico lo apprezzò già allora e ricevette gli elogi perfino da Alberto Sordi ) ed è oggi considerato un piccolo classico dell’horror. Meritatamente: questo film non è solo una delle vette fra le regie di John Carpenter, ma è anche uno dei più belli e genuinamente angosciosi di tutto il genere.  In poco più di novanta minuti, Carpenter ci immerge in un perfetto meccanismo dove tutto riesce a funzionare con la precisione di un orologio svizzero e dove a far paura non è tanto l’esposizione dell’orrore, mostrato con parsimonia, quanto l’assoluta impotenza dei personaggi ( e degli spettatori ) davanti all’ignoto. Il tema dello smarrimento umano di fronte all’ignoto è una caratteristica costante del cinema di John Carpenter, ma in “Fog” raggiunge l’apoteosi: la nebbia nasconde delle sanguinarie “presenze” ( che, come se non bastasse, sono anche piuttosto imprevedibili ) che non si possono combattere e con le quali non si può trattare, va controvento in quanto innaturale e non dà scampo. Si viene immersi, con questo film, in un’atmosfera quasi apocalittica, densa di ineluttabilità, dovuta anche ad una sceneggiatura, molto meno forzata e illogica di come  potrebbe sembrare durante una prima visione,  svolta come un giro di vite e non priva di qualche frecciata anticonformista ( anche questa è tipica di Carpenter ): la celebrazione del centenario della cittadina  si basa su una menzogna e con l’oro dei sei disgraziati è stata fondata la chiesa ( un’altra chiesa inquietante tornerà nel successivo, meno riuscito ma comunque notevole, “Il signore del male” ), proprio il l’edificio che, in teoria, dovrebbe essere più rassicurante e che invece si rivelerà come una parte del pomo della discordia. Il cast comprende molti attori che hanno lavorato ( bene ) con Carpenter e che anche qui fanno il loro dovere, ma include anche due vecchie glorie del cinema hollywoodiano come John Houseman (il vecchio narratore del prologo) e Janeth Leigh ( la doccia di “Psycho” chi se la scorda più? ). Nel gruppo, spicca però Adrienne Barbeau, perché il suo personaggio è quello che emerge meglio. Degli apporti straordinari li danno la colonna sonora e la fotografia: la prima, come al solito composta dal regista, riesce a sottolineare bene  prima l’imminenza della minaccia e poi la sua inesorabile avanzata, mentre la seconda, curata da Dean Cundey, riesce a trasmettere splendidamente  tutta l’inquietudine, ma anche il fascino, dell’ignoto. Basti pensare a quell’immagine in cui, in primo piano, vediamo il faro e, davanti ad esso, l’oceano illuminato, in maniera abbacinante, dalla luce solare: è l’immagine più pregnante di tutto il film ed è di rara potenza per i motivi già elencati sopra. Inoltre, essendo un’opera a basso costo, “Fog” non perde tempo: il ritmo è, ancora oggi, invidiabile e porta la vicenda, senza tentennare, verso un finale coerente con il crescendo di tensione che lo precede, perfetta chiusura di un horror capace di farci guardare la superficie del mare con qualche brivido in più lungo la spina dorsale.

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