shagrath
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martedì 28 agosto 2012
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lo squalo antropomorfo
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Il film è girato con povertà di mezzi e di tecnica, ma anche con buona furbizia registica, con scenografie emozionanti e momenti di gore estremo, fattori capaci di renderlo un prodotto interessante e valido ancora oggi. Già dalla prima scena la regia all'altezza di Joe D’Amato inizia a formare l'atmosfera di Antropophagus, con il massacro brutale di una coppia di turisti sulla spiaggia deserta di un isola greca, senza tuttavia inquadrare mai chi o cosa sia il carnefice di cui si potrà avere solo il punto di vista in soggettiva, sentirne il respiro, mentre emerge dagli oceani, in una alternanza di riprese subacquee che ricordano da vicino "lo squalo". Il film tuttavia non si limita a una serie di scene splatter, anzi la prima parte del film prosegue introducendo i protagonisti, un gruppo di turisti giunti sull'isola del "mostro", le cui personalità sono sviluppate coi canoni classici dell'horror americano, divisi da un intreccio di rivalità, diffidenze e gelosie, sui quali costantemente aleggia la lontana, misteriosa e inquietante presenza della follia omicida che ha colpito l'isoletta greca.
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Il film è girato con povertà di mezzi e di tecnica, ma anche con buona furbizia registica, con scenografie emozionanti e momenti di gore estremo, fattori capaci di renderlo un prodotto interessante e valido ancora oggi. Già dalla prima scena la regia all'altezza di Joe D’Amato inizia a formare l'atmosfera di Antropophagus, con il massacro brutale di una coppia di turisti sulla spiaggia deserta di un isola greca, senza tuttavia inquadrare mai chi o cosa sia il carnefice di cui si potrà avere solo il punto di vista in soggettiva, sentirne il respiro, mentre emerge dagli oceani, in una alternanza di riprese subacquee che ricordano da vicino "lo squalo". Il film tuttavia non si limita a una serie di scene splatter, anzi la prima parte del film prosegue introducendo i protagonisti, un gruppo di turisti giunti sull'isola del "mostro", le cui personalità sono sviluppate coi canoni classici dell'horror americano, divisi da un intreccio di rivalità, diffidenze e gelosie, sui quali costantemente aleggia la lontana, misteriosa e inquietante presenza della follia omicida che ha colpito l'isoletta greca. In un crescendo di tensione e di panico, i protagonisti arrivano a identificare la presenza e la natura del loro carnefice quando ormai è troppo tardi, non rinunciando tuttavia ad affrontarlo. Nelle scene finali l'alone di mistero si dissolve per lasciare spazio alla vera apoteosi dello splatter più disgustoso e anche fantasioso, con scene di forte impatto e ben costruite, il finale che al contempo può essere ritenuto apice e simbolo di un genere, nonostante la colonna sonora e la fotografia non riescano a rendere al meglio.
Un film scioccante ma interessante, non adatto a tutti gli stomaci.
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dandy
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martedì 7 novembre 2017
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troppo poco trash buono.
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Uno dei film più celebri di D'Amato,se non il più celebre.Entrato nel mito del trash per le celeberrime sequenze del feto(in realtà un coniglio preso dal macellaio)e del finale dove il mostro addenta le proprie interiora.Ma questo è quanto.Dopo gli omicidi del prologo ci vogliono ben 52 minuti prima che Eastman(sceneggiatore e co-produttore) si ripalesi sullo schermo.52 minuti infiniti,dove l'unica cosa terrificante ed assoluta è la noia.Le vicende e i protagonisti sono del tutto privi del più piccolo guizzo di interesse,i dialoghi sono barbosi e spesso insensati,e il personaggio della sorella pazza è totalmente inutile.La carneficina ricomincia negli ultimi 20 minuti ma lo spettatore rischia di essere già in coma a quel punto.
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Uno dei film più celebri di D'Amato,se non il più celebre.Entrato nel mito del trash per le celeberrime sequenze del feto(in realtà un coniglio preso dal macellaio)e del finale dove il mostro addenta le proprie interiora.Ma questo è quanto.Dopo gli omicidi del prologo ci vogliono ben 52 minuti prima che Eastman(sceneggiatore e co-produttore) si ripalesi sullo schermo.52 minuti infiniti,dove l'unica cosa terrificante ed assoluta è la noia.Le vicende e i protagonisti sono del tutto privi del più piccolo guizzo di interesse,i dialoghi sono barbosi e spesso insensati,e il personaggio della sorella pazza è totalmente inutile.La carneficina ricomincia negli ultimi 20 minuti ma lo spettatore rischia di essere già in coma a quel punto.La regia,gli interpreti e gli effettacci splatter nella loro amatorialità funzionano bene,mentre l'ambientazione è sfruttata malissimo.Da un paesino abbandonato su un'isola si poteva cavare fuori molta inquietudine e suspance,cose di cui il regista non sembra essersi curato minimamente.Semplicemente,se si tolgono gli omicidi non resta una cosa che sia una a giustificare la visione di questo film.Neanche il fatto che nel ruolo di Ariette reciti la debuttante Margaret Mazzantini(con lo pseudonimo di Donnelly),futura scrittrice e moglie di Sergio Castellitto.E il fatto che si tratti di trash non è una scusa,certi difetti sono indifendibili anche per certi film low budget.Di fatto rispetto ad altri esempi coevi e non,non merita la fama di cult che ha guadagnato nel tempo.Il successo spinse il regista a girare un sequel apocrifo,"Rosso sangue".
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