Alcuni personaggi della letteratura sono stati portati più volte sul grande schermo, tra questi uno è il mitico detective Philip Marlowe nato dalla penna del grande scrittore e sceneggiatore americano Raymond Chandler.
Nei vari adattamenti cinematografici dei romanzi di Chandler, di cui Marlowe è protagonista, il famoso detective è stato interpretato da molti attori, da Dick Powell, che fu il primo a vestirne i panni, a James Caan che invece per il momento è stato l’ultimo. L’interpretazione che è rimasta maggiormente nella memoria e che ha riscosso il maggior successo è certamente stata quella di Humphrey Bogart, che interpretò Marlowe una volta soltanto in “Il grande sonno” di Howard Hawks, ma che fu protagonista di molte altre pellicole in cui il personaggio era chiaramente ispirato a quello del celebre investigatore privato. Il successo di Bogart era dovuto al carisma del grande attore americano che si sposava perfettamente con le caratteristiche del personaggio, ma deve dirsi che tra coloro che hanno ricoperto il ruolo almeno un altro vantava quelle stesse caratteristiche: mi riferisco al grande Robert Mitchum protagonista di questa pellicola appunto.
Il problema di Mitchum fu soltanto quello di essere arrivato ad interpretare il mitico personaggio troppo tardi. Precursore della figura dell’antieroe, Mitchum sarebbe stato perfetto per la parte negli anni ’50, ma come detto quel personaggio nell’immaginario collettivo era ormai identificato con Humphrey Bogart, che lo incarnava perfettamente, quindi Mitchum ricoprì la parte soltanto nel 1975 nella pellicola “Marlowe, il poliziotto privato” e quindi una seconda volta, due anni dopo, quando aveva già 61 anni in questo film diretto da Michael Winner, tratto anch’esso da “Il grande sonno” come l’opera di Chandler portata sul grande schermo da Hawks per l’interpretazione di Bogart.
Mitchum è penalizzato dall’età che lo rende inevitabilmente poco credibile, soprattutto nelle scene d’azione; resta tuttavia il formidabile carisma del grande attore, che esce comunque fuori.
La buona sceneggiatura è curata dallo stesso Winner che utilizza dialoghi costruiti nel rispetto dello stile dell’opera di Chandler, facendosi apprezzare. Buona anche la direzione del regista britannico, che adopera un ritmo incalzante come è giusto in film come questo. Ben eseguite le scene che prevedono sparatorie, nelle quali Winner si è proficuamente cimentato in numerose altre pellicole (su tutte si ricordano i primi tre film del ciclo de “Il giustiziere della notte”).
Buono l’utilizzo dei flashback rivelatori.
La voce fuori campo del protagonista è un grande classico che non può davvero mancare.
Rispetto all’opera di Hawks di oltre trenta anni prima e sicuramente superiore, questa conta però su un cast decisamente molto più ricco: oltre a Mitchum c’è Sarah Miles nel ruolo che fu della Bacall, Richard Boone nella solita parte dell’odioso immarcescibile cattivo, un ottimo Oliver Reed, Candy Clark nel ruolo chiave della sorella minore del personaggio della Miles, ed ancora Edward Fox, Joan Collins, Richard Todd in una piccola parte, Harry Andrews, Colin Blakely, il grande John Mills ed infine l’ormai vecchio James Stewart che è comunque un piacere vedere nei duetti con Mitchum.
Musiche adatte al genere.
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