fabal
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venerdì 31 gennaio 2014
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dal maestro i contenuti, non il metodo
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Nel 1959, in seguito a un rapimento, Micheal perde moglie e figlia. Sedici anni dopo si reca, con il socio Robert, a Firenze per un viaggio d'affari: durante una visita alla chiesa di San Miniato incontra una donna molto simile alla defunta moglie.
Regista controverso, amato e odiato, Brian De Palma ha alternato (quasi) capolavori come Gli intoccabili a cadute di stile degne di altrettante candidature ai Razzie Awards. Con Complesso di colpa, (così come nel successivo Vestito per uccidere) De Palma pecca di un generale formalismo solo in parte legittimato dal tributo a Hitchcock. Dal maestro ricava i contenuti ma non il metodo, né l'eleganza: del capolavoro Vertigo, Obsession è una falsariga disordinata e pretenziosa, che vive di citazioni senza impianto narrativo.
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Nel 1959, in seguito a un rapimento, Micheal perde moglie e figlia. Sedici anni dopo si reca, con il socio Robert, a Firenze per un viaggio d'affari: durante una visita alla chiesa di San Miniato incontra una donna molto simile alla defunta moglie.
Regista controverso, amato e odiato, Brian De Palma ha alternato (quasi) capolavori come Gli intoccabili a cadute di stile degne di altrettante candidature ai Razzie Awards. Con Complesso di colpa, (così come nel successivo Vestito per uccidere) De Palma pecca di un generale formalismo solo in parte legittimato dal tributo a Hitchcock. Dal maestro ricava i contenuti ma non il metodo, né l'eleganza: del capolavoro Vertigo, Obsession è una falsariga disordinata e pretenziosa, che vive di citazioni senza impianto narrativo.
Il difetto non sembra tanto nella sceneggiatura di Schrader ma nello script iniziale, inconsistente nel suo ossequio che nemmeno possiamo definire "formale". Della forma - stilistica - del maestro, vi sono tracce sporadiche, il resto è un ricalco visionario del tema della donna rediviva, che Hitchcock aveva già ampiamente esaurito nel 1954. Nonostante tutto è proprio questa la fonte di vita di Obsession, che resta discretamente godibile finché la logica dell'intrigo rimane ipotetica, fino a quando la scimmiottatura di Vertigo è tale da rendere appassionante l'equazione tra San Miniato e la missione spagnola, tra il ritratto di Elizabeth e quello di Carlotta Valdés. Persino la pacata ossessione di Robertson per la bellissima Bujold (Sandra) sembra funzionare. Ma quando Complesso di colpa è davvero costretto ad animarsi di vita propria, iniziano le dolenti note. Nell'ultima mezz'ora la caduta libera è inevitabile: addirittura l'inverosimiglianza della vicenda passa in secondo piano rispetto alla mancanza di gusto dell'indigeribile finale, in cui la scoperta della verà identità della donna suonerà come un pugno nello stomaco dello spettatore. De Palma, pur meritevole nella celebrazione visiva dei dettagli, è coadiuvato dalla bella fotografia del futuro premio Oscar Zsigmond (Incontri ravvicinati), ma offre sequenze di immagini sproporzionate alla fragilità della narrazione. Forse, partendo da un soggetto letterario più definito - come lo stesso Hitchcock aveva fatto col romanzo D'entre le morts - i risultati sarebbero stati più soddisfacenti.
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francesco
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venerdì 24 agosto 2007
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complesso di polpa
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Metà polpettone, metà lezione sullo zio Alfred (ma 'Vertigo' e' ben altro). Comunque, più laccato che inquietante. Un film prevedibile, fin da quel fagotto che i banditi fanno uscire dal loro rifugio e lascia subito pensare che la figlia del protagonista non sia morta. John Lithgow ha sempre la stessa espressione, che tenta di vivacizzare spalancando gli occhietti, nel vano tentativo di apparire ora sorpreso, ora sconvolto. Di autentico culto la scena con la madre morente (che, of course, parla inglese) all'ospedale di Firenze: un altoparlante diffone la voce di un'infermiera che chiama un medico, come in qualsiasi scena girata in una clinica americana. Peccato che in Italia non accada. Ma De Palma si sarà detto: questo ospedale e' troppo diverso dai nostri.
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Metà polpettone, metà lezione sullo zio Alfred (ma 'Vertigo' e' ben altro). Comunque, più laccato che inquietante. Un film prevedibile, fin da quel fagotto che i banditi fanno uscire dal loro rifugio e lascia subito pensare che la figlia del protagonista non sia morta. John Lithgow ha sempre la stessa espressione, che tenta di vivacizzare spalancando gli occhietti, nel vano tentativo di apparire ora sorpreso, ora sconvolto. Di autentico culto la scena con la madre morente (che, of course, parla inglese) all'ospedale di Firenze: un altoparlante diffone la voce di un'infermiera che chiama un medico, come in qualsiasi scena girata in una clinica americana. Peccato che in Italia non accada. Ma De Palma si sarà detto: questo ospedale e' troppo diverso dai nostri. Facciamo in modo che a casa capiscano. Questi ammmaracani!
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elgatoloco
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giovedì 23 gennaio 2020
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notevolissimo, comunque
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Questo"Obsession"(1975, Brian De Palma, cosceneggiato con Paul Schrader, che nel cinema ha lasciato un segno importante di per sé, come sceneggiatore e anche nei non moltissimi eseprimenti registici; decisamente più efficace della traduzione italiana"COmplesso di colpa"), ispirato in parte da" Vertigo", ma, volendo, in parte anche da"Rebecca, the fist lady"di Sir Alfred Hitchock, è un film la cui radice psicoanalitica esiste indubbiamente, ma è forse più che altro un pre-testo., rispetto a Hitchock nel quale, almeno da"Spellbound"in poi, la psicoanalisi fa"scattare il film"e lo impregna completamente.
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Questo"Obsession"(1975, Brian De Palma, cosceneggiato con Paul Schrader, che nel cinema ha lasciato un segno importante di per sé, come sceneggiatore e anche nei non moltissimi eseprimenti registici; decisamente più efficace della traduzione italiana"COmplesso di colpa"), ispirato in parte da" Vertigo", ma, volendo, in parte anche da"Rebecca, the fist lady"di Sir Alfred Hitchock, è un film la cui radice psicoanalitica esiste indubbiamente, ma è forse più che altro un pre-testo., rispetto a Hitchock nel quale, almeno da"Spellbound"in poi, la psicoanalisi fa"scattare il film"e lo impregna completamente. Certo è che, tra i pochissimi che possano aspirare ad essere in qualche modo allievi-prosecutori di Hitchock De Palma è l''unico candidato credibile, insieme a Claude Chabrol, più di Dario Argento. Qui, le scene oniriche sono fondamentali, ma, probabilmente, dobbiamo considerare tutto il film pienamente"onirico"o meglio sospeso in una dimensione che è un ponte(che divide, però, più che congiungere)dimensione"reale"e onirica. Persino la situazione criminosa estranea al protagonista non è così ben chiarita come si vorrebbe, pur se la motivazione non va cercata se non nella"sacra auri fames"ossia nella brama di denaro.-possesso. Il tema del doppio(donna 1-donna 2, per non svelare di più..)è indubbiamente centrale, dove naturalmente essa è proiezione del desiderio, Efficaci gli interpreti, da Cliff Robertson a Geneviève Bujold a John Litghow, dove l'apporto del compositore Bernard Herrman, lo stesso di quasi tutti i film di Hitchcock, non è asoslutamente da sottovalutare, anzi contribuisce in misura determinante alla crewzione del film come lo vediamo oggi, alla luce di studi critici sul tema. El Gato
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