Secondo cortometraggio di uno dei geni scomodi nostrani per eccellenza.Impossibile da apprezzare o anche solo da capire se non si ha già una certa conoscenza dell'interprete/regista.Una riflessione dissacratoria e decadente sulla solitudine di Bene stesso,che usa in maniera ironica frammenti di arie verdiane sottolineando vagheggiamenti alla madre-amante,e semi-parodizza le maschere mitiche e teatrali(Edipo,Narciso).Si può inoltre notare lo scollamento tra voce e corpo,caratteristica ricorrente nei suoi futuri lavori.Lucidamente beffardo,e volutamente enigmatico nelle apparizioni della Mancinelli.Decisamente capace di scontentare parecchi.