La calda notte dell'ispettore Tibbs

Poliziesco del ’67 diretto da Norman Jewison che con Indovina chi viene a cena dello stesso anno di Kramer rappresenta la denuncia dell’Hollywood di quei tempi e quindi garbatamente ironica e con un plot drammatico che si sviluppa senza grossi traumi sino all’immancabile e rassicurante lieto fine, contro la mentalità razzista che ancora in quegli anni permeava la società americana. Film dai colori provocatoriamente accesi in cui spicca tra il rosso dei distributori della coca cola ed il bianco slavato della faccia dell’antipatico barista il nero della pelle di Poitier, memorabile nei panni dell’ispettore Tibbs, personaggio creato dalla penna di John Ball, rimasto iconico nella storia del cinema e da cui nacque più tardi per contrasto il Callaghan di Eastwood. Il poliziotto di Filadelfia in giacca e cravatta, rigoroso e competente, appare diverso fin dall’aspetto da quel mucchio di bifolchi razzisti in divisa tutori dell’ordine di una sperduta contea del Mississippi capeggiati dall’ambiguo sceriffo Gillespie nell’interpretazione superba di Rod Steiger che gli valse meritatamente l’Oscar. Nel plot scorrono diverse storie intrecciate l’una con l’altra in modo naturale come accade nella trama della vita di tutti i giorni, ma tra le tante voci nel coro risalta in contrappunto spiccando come un filone d’oro nella sabbia proprio quella dello sceriffo Gillespie, un uomo qualunque che sebbene condizionato in mille modi dall’ambiente sociale alla fine sceglie d’essere una persona autentica e non un burattino nelle mani del potere.