La leggenda del Drago Rosso

Dopo aver ripetutamente vestito i panni di Fong Sai-Yuk Jet Li incarna un eroe popolare di un'epoca precedente, Hung Hei Kwun, braccato dalle truppe imperiali Ching durante le persecuzioni contro i monasteri Shaolin del XVIII secolo. Al ritorno da un viaggio, Hung, attivista ribelle, trova sterminio e morte seminati dall'esercito imperiale; solo il figlio, poco più che neonato, si è salvato. Avendo di fronte a sé una vita da ricercato l'uomo pone immediatamente il piccolo davanti ad una prova: se sceglierà la spada lo porterà con sé, se sceglierà il suo giocattolo preferito lo ucciderà. Scelta la spada, anni dopo i due dovranno difendere il monastero Shaolin di Fukian e salvare dalle grinfie dell'impero gli ultimi giovani allievi, custodi dei frammenti di una mappa tatuata sulle loro schiene. Un dinamico Wong Jin si affida per le scene d'azione a Corey Yuen, che forma con Jet Li la stessa esplosiva accoppiata di The Legend of Fong Sai-Yuk. Tra funambolismo e schermaglie con armi non convenzionali (Hung usa una lancia "telescopica" e per i nemici chi più ne ha più ne metta) non si vede tanto Kung Fu "braccio a braccio", ma certo non ci si annoia. La trama è fin troppo intricata e non si limita a presentare le solite caratteristiche dell'action-comedy, con qualche sorprendente virata verso scenari horror. Spazio quindi a grotteschi marchingegni infernali ed ad un "villain", Chuen-Hua Chi, dall'aura demoniaca. Il confuso baraccone messo in piedi risulta però colorato quanto dispersivo e privo di presa, nonchè di qualsiasi traccia di comicità degna di nota. Menzione obbligatoria per il lattante Miu Tse, letteralmente mostruoso: al tempo nemmeno undicenne, risulta il vero duro del film. Uno spettacolo bizzarro che non mancherà di intrattenere, ma a livelli non certo eccelsi. 