Yossi and Jagger |
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Un film di Eytan Fox.
Con Yehuda Levi, Ohad Knoller
Drammatico,
durata 65 min.
- Israele 2002.
MYMONETRO
Yossi and Jagger
valutazione media:
2,88
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Paolo D'Agostini
La Repubblica
Qualsiasi cosa pensiate della società israeliana, delle sue forze armate, e dei suoi giovani questo film vuole sorprendervi. Yossi e Jagger sono un ufficiale di carriera e un sottufficiale di leva destinati a un presidio al confine con il Libano.
Il pericolo e ne vedremo le conseguenze nell'azione di guerra che conclude il film incombe su questa comunità di ragazzi e di ragazze pieni di vita e di aspettative normali: l'amore anzitutto, come alla loro età dev'essere. Così diversi, il primo severo, il secondo narcisisticamente compiaciuto della propria bellezza (l'interprete è una star locale), Yossi e Jagger sono amanti. Lo nascondono, l'ambiente militare non tollererebbe questa verità, ma vorrebbero gridarlo.
Risulta evidente che ci troviamo in presenza di un "caso": che infatti ha avuto enorme risonanza in Israele dove ha mobilitato un'opinione pubblica bisognosa di riflettersi nella rappresentazione di una condizione speciale. Che deve molto pesare sulle vite di una gioventù che a Tel Aviv è per moltissimi versi uguale a quella di New York o di qualsiasi altra capitale dell'Occidente, eppure è costretta a vivere con le armi in pugno, a convivere con l'emergenza. E' infatti interessante leggere i commenti della stampa israeliana. Il film, scrive Ha'aretz, "dà ai giovani combattenti un affetto che né la comunità internazionale né la leadership nazionale né l'élite intellettuale locale sono capaci di dare. Mette a nudo la vulnerabilità degli israeliani della nuova generazione".
Ma al di là della sua apparente carica di denuncia (l'intolleranza verso l'omosessualità tra i militari), sembra piuttosto un film di propaganda teso ad accreditare l'immagine di Israele e la sua sostanza di società liberale e democratica. In ogni caso il suo valore non risiede altrove. Non è insomma un gran film.
Da La Repubblica, 31 maggio 2003
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