Nel mondo reale dei ragazzi precari
di Roberto Nepoti La Repubblica
C'è il mondo virtuale dei ragazzi di Moccia, che al cinema fa incassi da capogiro, e c'è il mondo reale dove i giovani vivono: quello dei call center, ad esempio, girone infernale in Terra dove ci si danna l'anima per una manciata di euro al mese. A raccontarlo provvede Ascanio Celestini che, con la sua barba da profeta, è tra i migliori esponenti del teatro di narrazione odierno.
Celestini ne ha fatto uno spettacolo, ma anche un documentario, Parole sante (sottotitolo "storie di autogestione e di precarietà nel più grande call center italiano"), un esempio di cinema militante e di controinformazione come non se ne vedevano da anni.
Le vicende dell'Atesia di Cinecittà, bacino di precariato al servizio della maggiore compagnia telefonica italiana, sono ricostruite attraverso le testimonianze di Maurizio e Gianluca, Cecilia ed Emanuela, Christian, Alessandra e altri giovani che, tra il 2005 e il 2006, scesero in sciopero contro lo sfruttamento del lavoro "a progetto", pagandone caro il prezzo.
In conclusione, Celestini definisce il suo film "un po' loffio, un po' moscio", perché privo di azione e avventura. Meglio non credergli e andare a vederlo, prima di tornare ai "film di fantascienza" sui giovani d'oggi.
Da La Repubblica, 1 febbraio 2008
di Roberto Nepoti, 1 febbraio 2008