Pietro Bianchi
Intendiamo per "aria di Budapest" la strana aria di irrealtà italiana data da alcune recenti pellicole nostre, pur per tanti versi apprezzabili.
Con questo non intendiamo soltanto alludere agli originali temi ungheresi (questo ha una relativa importanza), ma alla volontà, che sembra manifesta in registi e sceneggiatori, di conservare quella esotica aria, o almeno di contaminarla con dati italiani in un potpourri che non è, francamente, di nostro gusto. D'altra parte la evidente derivazione da modelli americani ricorda quella produzione non in quel poco o tanto che essa aveva di buono (la rapidità dell'azione, la recitazione disinvolta, la soluzione cinematografica di ogni groviglio narrativo), quanto quello che essa aveva di insopportabile, quella produzione inumana, i film sembravan saponette, tutto era lucido agghindato pulito, la puritana affezione per il lieto fine. [...]
di Pietro Bianchi, articolo completo (2647 caratteri spazi inclusi) su 2Gennaio 1942