Italian Sud Est

Paolo D'Agostini

La fotogenia del Salento aiuta, non è una novità. Ma non c'è solo questo a dare valore all'impresa. Fluid Video Crew, che firma il primo film dopo un'infinità di documentari, è un gruppo di quattro trentenni che, fatto inconsueto, conquista l'uscita in sala con una produzione ultra indipendente e una formula narrativa vicina all'inchiesta per quanto fantasiosa e poetica.
Al centro la suggestione della vecchia linea ferrata locale, le Ferrovie del Sud Est: s'indugia sul loro fascino obsoleto ma al contempo decantandone le potenzialità, nel quadro di una rigenerazione postmoderna del territorio oggi più alla moda per i cercatori di tradizioni da recuperare e i cantori di nuove frontiere incontaminate. Intorno un coro di figure sagge e stravaganti. Una tipa che raccoglie testimonianze, un tale che ha fondato la sua città ideale, un santone che circola nudo, un conoscitore di menhir e dolmen e tracce neolitiche, e un campionario di simpatici ferrovieri. Luogo di nota effervescenza musicale, terra ispiratrice del cinema di Edoardo Winspeare come delle preziose e appassionate ricerche di Piero Cannizzaro dentro un illustre solco che risale a Ernesto De Martino, la penisola salentina si conferma terra promessa cinematografica.
Ci si lascia volentieri cullare dalla struttura leggera e frammentaria, ma tra un appunto intelligente e una divagazione diaristica si aspetta fino alla fine un film più compiuto, che non arriva mai. Sarà per la prossima volta.
Da La Repubblica,28 novembre 2003


di Paolo D'Agostini, 28 novembre 2003