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Certamente, "Bentornato Pinocchio," come cartone, non è dei migliori per via della sua trama cervellotica e delle sue canzoni al di sotto del livello dello Zecchino d'Oro. I suoi lati positivi, però, sono stati spesso ignorati. Innanzitutto, la stessa idea di scrivere un seguito per una delle più importanti opere della letteratura italiana. Molti bambini, infatti, al termine di una fiaba raccontata loro da un adulto, quasi vorrebbero che quest'ultimo ne inventi un seguito (anche lì per lì). Anche alcuni dei personaggi aggiunti alla storia collodiana, a mio avviso, hanno una loro ragion d'essere. Nella mia lettura personale, il robot simboleggia il gioco del presente in contrasto con Pinocchio come simbolo dei giochi del passato, e Arlecchino (qui trasformato in personaggio in carne e ossa da marionetta di Mangiafoco quale era nel libro) è in contrasto con Babbo Natale (che Pinocchio è deciso a salvare) come simbolo di una festa pagana in contrasto con una cristiana. Anche il furto delle monete da parte di Pinocchio e il ritorno del burattino nel Paese dei Balocchi, cause delle ritrasformazioni del nostro eroe prima in burattino e poi in asino, possono essere visti come simboli dell'incapacità dell'uomo di tener fede alle proprie promesse e alla sua propensione a dimenticare facilmente i progressi fatti nel corso della sua vita. Memorabile la scena in cui Pinocchio, ferito a morte da un gruppo di briganti e trasformato in ciuchino, ritorna burattino salvato dalla Fata Turchina. Questa scena è una delle più fedeli allo spirito di Collodi perché ricalca l'episodio del romanzo in cui il nostro eroe, sempre grazie a una magia della fata, riprende le proprie fattezze per sfuggire a un musicante, intento a trasformarlo in un tamburo, che stava per annegarlo in mare. In ultima analisi, ammiro il modo in cui Orlando Corradi e i suoi collaboratori hanno dato sfogo alla propria fantasia e alla propria creatività (operazione, secondo me, più sensata in questo film che nel classico Disney, dato che questo si propone come sequel del libro), ma, se la Befana avesse preso il posto di Babbo Natale e il cane avesse perso il nome di Winner per farsi chiamare Vincitore o Vincente, l'italianità della storia di Pinocchio sarebbe stata mantenuta in tutto e per tutto, senza alcun richiamo alle culture estere. A mio avviso, gli unici realmente in grado di capire lo spirito e le intenzioni di questo film sono gli scrittori creativi e i fan di Pinocchio, che, dovendo vedere tutti i film ispirati alla fiaba del burattino più famoso del mondo, non possono fare a meno neanche di questo.
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