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... adottare qualsiasi strategia. Ma scagliare ancora una volta un'imponente ondata di "frecce che oscureranno il cielo" (magari infuocate) sarebbe stato troppo semplice, pertanto meglio arrivare cavalcando una gigantesca onda marina (con le trireme che spuntano proprio come cavalli alla carica da dietro una collina) in uno scontro in cui i Greci mostrano il loro ingegno avendone la piena occasione e libertà di manovra. Una battaglia che si ripeterà più avanti, dove un cavallo (che non è Pegaso) semi-nuotatore spazia tra rostri, fiamme e schegge di legno per portarci al momento più bello del film: la battaglia finale, che vorresti continuasse ma che in cuor tuo sai già in procinto di finire, capendolo dalla sola intonazione musicale (mai così carica fino a quel momento).
Le splendide polene delle navi persiane marciano su lindi e piatti mari illuminati da una Luna che dovrebbe avere le stesse dimensioni del pianeta Giove, e ti chiedi se sia quel satellite gigante a permette agli ateniesi di compiere salti di una ventina di metri.
In 300 avevamo lo slancio impeccabile di un popolo nato guerriero; qui abbiamo la strategia del genio militare ateniese sotto il comando di un Temistocle che rimpiange un errore del passato ma che, alla fine, rischia di commettere nuovamente. Un Serse che viene messo da parte dalla sorella adottiva del quale sembra vittima, e che rade al suolo lo splendore di Atene lasciando una distruzione apocalittica con un’antica "Statua della Libertà" dalla testa troncata e capitolata a terra (e ti verrebbe da gridare “Maledetti! Maledetti!” scagliando i pugni sulla sabbia, se non fosse per il rimprovero di Artemisia al fratello distruttore “dell’unico gioiello della Grecia” che qualche ora prima voleva anch’ella vedere in fiamme).
Come detto prima, 300 era eccessivo nel giusto, il che lo rendeva una splendida opera d’arte; 300 ROE è eccessivo... e punto. L’unica cosa in cui doveva eccedere ma se ne sta attentamente alla larga per lasciare spazio al 3° capitolo della saga, è la lunghezza, di soli 103 minuti, a cui vanno sottratti i casual-rallenty che non hanno nulla da sottolineare (a differenza del primo) e addirittura alcune scene tratte sempre dal primo film. Non ho fatto i calcoli, ma con questi due elementi il film, di suo, non dovrebbe durare più di 90 minuti.
300 ROE non è pertanto un sequel, ma un midquel forse inutile o forse utile per far vedere due facce della stessa medaglia. Il problema è molto probabilmente la mancanza di Snyder dietro la macchina da presa (sostituito da Murro qui al suo secondo film proprio come Snyder all’epoca) per quanto riguarda le riprese e lo sviluppo della storia (anche se Snyder è comunque co-autore del soggetto), che fallisce nel ricalcare troppo il suo predecessore e limitandosi appunto alle sole scene d’azione e combattimento non propriamente riuscite.
Non ci sono i dialoghi epici (almeno non quelli nuovi, poiché per tutto il film ridondano frasi quali “Sparta brucerà” e altre riprese dal capitolo precedente.) E cosa ci lascia questo 300 Rise of an Empire? Poco e nulla di nuovo e molto di già visto. Non sarei nemmeno andato a vederlo se non fosse stato un “300” (toglietegli quel nome, e avrete un film qualunque che parla di Greci contro Persiani realizzato con le oscure fotografie moderne), ma qualcosa mi dice (e spero di prenderci) che il terzo e immancabile capitolo della quasi certa trilogia tornerà forse ai ritmi del primo film (ma forse è la mia inconscia speranza a scrivere queste parole di un esperimento cinematografico che aveva da imparare dalla batosta presa da Pirati dei Caraibi 4 – anche questo disponibile in 3D... ma sarà solo un caso!).
Snyder si salva dal firmare un film mediocre optando per Man of Steel (chissà che non fosse molto convinto del progetto). Il mio voto stiracchiato è un 6-- , o più onestamente un 5+.
Sicuramente la gente apprezzerà di più il semi-sconosciuto Sucker Punch.
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