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E’ un film che a un primo sguardo oggi può apparire datato: il protagonista fisicamente e nei modi appare uomo di altri tempi e il finale melodrammatico sembra uscito da un romanzo d’appendice.
Recatosi a Lisbona per tenere una conferenza su Balzac, Pierre Lachenay (Jean Desailly), 58enne autorevole direttore di una rivista letteraria, sposato con una figlia, conosce Nicole (Françoise Dorléac), una giovanissima hostess, e la convince a trascorrere la notte con lui.
La storia che nasce è fin dall’inizio segnata dalla meschinità di lui. Pierre è affascinato e gratificato dalla sua bella conquista ma incapace di rompere il suo matrimonio. E’ un uomo debole, egoista, che non sa come controllare gli eventi e affrontare le conseguenze delle sue azioni.
La modernità del film è nell’analisi dei sentimenti, delle reazioni umane, in quel senso di incertezza e di precarietà ben rappresentato dal personaggio di Nicole. Truffaut va in profondità e porta fino alle estreme conseguenze la sua analisi: la conclusione non può essere che tragica. Il narrato nella camera d’albergo in campagna col suo bellissimo bianconero è leggero e delicato, si fissa a lungo nella memoria dello spettatore. Françoise Dorléac è stupenda in questa parte, capace di variazioni di umore improvvise, di grande sensibilità e di fascino coinvolgente.
di a17540
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