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Un incontro fortuito con una vecchia amica e Jerome, il protagonista del film, entra a far parte di un gioco che potrebbe minacciare i suoi imminenti programmi futuri. Da lì a un mese, infatti, dovrà sposarsi con la donna con cui sta bene e dalla quale si sente totalmente appagato.
Il gioco seduttivo, tra finzione letteraria e realtà (complice l’amica scrittrice), si svolge grazie alla frequentazione di due giovani fanciulle che, sebbene molto diverse per attitudini e aspetto, riescono ad attirare entrambi le attenzioni del neo sposo.
Il protagonista non si sottrae al gioco altalenante e, tra curiosità e noia, si concede spazi di riflessione sull’amore, sull’amicizia e, in generale, sulle relazioni interpersonali.
Se fosse solo opportunismo, il film racconterebbe poco e non aggiungerebbe nulla a quanto c’è di già visto e di già sentito.
Ma Rohmer, come un raffinato e sapiente artigiano, sa tessere una tela complessa, capace di dar parola a desideri piu’ reconditi e stati d’animo creduti dimenticati.
Il luogo di vacanza in cui i personaggi trascorrono le miti giornate estive è quindi una pausa dalla vita “reale”, una parentesi che si permettono di aprire perché sanno “che la loro vita è altrove”.
E’ un altrove però che a tratti sembra fortemente scollato da ciò che di piu’ autentico tocca i personaggi.
Poca azione e tanta introspezione, questo film è consigliato a chi si concede il tempo e lo spazio (e lo concede anche ad altri) per scandagliare le turbolenze dell’animo umano.
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